La pirateria , che disturba non solo i mari al largo delle coste somale e dell'Africa occidentale,come ben sappiamo, sta creando problemi ormai anche ai Paesi dell'Africa australe.
Ecco allora che tutti gli Stati membri di questo esteso e trafficatissimo tratto di oceano sono concordi nello scoraggiarne l'avanzata.
Anche perché in termini di soldoni i danni reali per Mozambico, Tanzania e Sudafrica, nonché per Madagascar, Mauritius e Seychelles, cominciano ad essere davvero consistenti.
Si tratta di danni legati in prevalenza ad attività commerciali, in entrata e in uscita, e di azioni di disturbo a pescherecci e natanti da diporto ,anche di lusso ,con grossi inconvenienti pertanto sia alle attività lavorative locali come la pesca d'altura che al turismo.
Come intervenire allora?
L'idea estrema è quella di mettere in piedi una vera e propria forza navale congiunta dei diversi Paesi , quelli che potrebbero qusi certamente essere danneggiati dagli assalti dei pirati,con tanto di autorevole cabina di regia,quale portavoce per tutti nelle sedi deputate, per aggirare definitivamente il fastidioso inconveniente.
Certamente occorrerà del tempo per l'organizzazione e la divisione dei compiti ma il riuscire nell'intento significherebbe far guadagnare al commercio mondiale complessivamente qualcosa come dai 7 ai 12 miliardi di dollari all'anno.
E il che non è certamente poco.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)