Il Governo del Mozambico, dopo aver svenduto, con lucrose concessioni, come ha fatto in passato con terreni fertili e zone minerarie, le proprie acque marine alle flottiglie straniere impegnate nella pesca del tonno, ha compreso che, molto probabilmente, è giunto il momento di fare “marcia indietro” almeno un po’.
Pena un malcontento popolare incontenibile, che non giova certo alla politica.
E lo sta facendo dallo scorso agosto ,infatti, attraverso la creazione di un’azienda, la Empresa Mocabicana de Atum, dotata di una flotta peschereccia, che è nazionale al cento per cento.
Gli stranieri a pesca nelle acque territoriali mozambicane sono arrivati e arrivano, infatti, a realizzare annualmente un profitto di circa 90 milioni di dollari in quanto si tratta di acque pescosissime (Oceano Indiano).
E i mozambicani finora sono stati quasi sempre a guardare con un profitto risicato di appena un milione di dollari.
E, ancora, le flottiglie straniere (Giappone in primis) sono dotate per altro di attrezzature modernissime e adeguate allo scopo. Cosa che i locali ovviamente non possedevano e non hanno mai posseduto.
Si tratta,dunque, di un buon progetto il cui finanziamento si è avvalso della vendita di titoli di Stato per un valore di circa 850 milioni di dollari.
Ci si augura ora che le ricadute economiche sul Mozambico siano rispondenti alle aspettative e, soprattutto, che l’impresa produca posti di lavori, di cui nel Paese c’è grande “fame”.Specie tra le giovani generazioni.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)