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Mara Carfagna, l'onorevole Bocchino e Silvio Berlusconi

Creato il 21 novembre 2010 da Veritaedemocrazia
Si possono leggere in tanti modi gli ultimi sviluppi della vicenda Carfagna, le annunciate dimissioni da ministro, parlamentare, dal PDL ed il probabile passaggio alla nuova formazione finiana che l'interessata peraltro tenta di rivestire di un minimo di dignità politica con improbabili motivazioni ideali (sul PDL campano dominato da Cosentino, sul partito degli affari che non è più il suo e quello di Berlusconi). Ridurlo, considerata la storia personale del personaggio in questione, a semplice gossip che ispira tra l'altro, tenuto conto dell'amicizia con il capogruppo di FLI Italo Bocchino e l'influenza che questi esercita su di lei, grasse battute da caserma. Considerarlo un ulteriore segnale dell'imminente fine politica di Berlusconi a fronte della quale chi può cerca di abbandonare la nave che affonda. Si può rimarcare, nel quadro di una politica nazionale che ha perso la sua autonomia di fronte alla dittatura dell'economia globalizzata ed è diventata mera esecutrice di decisioni prese in altre sedi, il ruolo, strettamente connaturato alla propaganda berlusconiana, di immagine simbolica vuota e fine a se stessa ma efficace suggestione per il comune sentire che la Carfagna ha interpretato.
Si può ancora una volta rilevare la commistione tra affari pubblici e personali che Berlusconi ha operato remunerando, con cariche pubbliche e ruoli istituzionali, chi gli ha reso servizi privati. E ciò vale per ogni genere di servizi, riguarda uomini e donne che siedono al Parlamento e al Governo; è reso possibile dalla legge porcata Calderoli che consente ai capi partito di nominare i propri rappresentanti senza possibilità di scelta da parte degli elettori; è assolutamente funzionale all'opportunità di circondarsi non di teste pensanti ma di nullità politiche che, nella qualità di miracolati dall'imposizione delle mani dell'Unto del Signore, non possono incorrere nella tentazione, salvo rare eccezioni, di venir meno all'obbligo di fedeltà nei confronti del proprio datore di lavoro. Altri, ad esempio Concita De Gregorio, ripercorrono la maturazione politica della Carfagna per riconoscerle, pur non dimenticandone le modalità di ingresso nella vita politica, il diritto di essere giudicata per la propria concreta azione nel governo fino a giungere, in un malinteso politically correct (alla Sansonetti per intenderci), agli attestati di solidarietà di Vendola e di Luxuria.
Per finire, da buon complottista, mi sembra ci sia un ultimo aspetto da mettere in evidenza: quello delle famose intercettazioni che riguardavano alcune ministre e i loro presunti rapporti intimi con Berlusconi, citate da Sabina Guzzanti e la cui esistenza fu confermata da Paolo Guzzanti. La necessità dunque di disinnescare, passando dall'altra parte, quella bomba, pronta per essere usata in campagna elettorale, perché la Carfagna possa garantirsi una sopravvivenza politica e nell'interesse stesso di Berlusconi (e certi attestati di stima, nonostante il 'tradimento', da parte di ministri come Bondi, Frattini, Rotondi e Gelmini avvalorano i sospetti di qualcosa di concordato).

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