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MARC DE’ PASQUALI – TEXTURE - CIRCOSTANZE D’AMORE – PACINI EDITORE
Questo libro, terzo classificato nell’ambito del Premio letterario per romanzi inediti “Edizione straordinaria” indetto da Pacini Editore, colpisce il lettore non solo per la particolare ed oggi inconsueta struttura narrativa epistolare, ma anche per la fluidità della scrittura, per la sua leggerezza raffinata, ricca di citazioni e riferimenti culturali.
La breve ma intensa storia d’amore fra due donne non più giovani, che si conoscono grazie ad un Premio letterario, emerge dalla loro corrispondenza con tutto il mistero e la fatalità degli eventi che cambiano la vita delle persone.
L’autrice Marc de’ Pasquali è molto abile nel costruire a poco a poco, in modo indiretto e con una sorta di grazia inquietantedavvero efficace, la texture della relazione tra le due protagoniste, delle loro esistenze scelte dal destino. Entrambe intellettuali, una, Alina, sui 55 anni, sposata, separata e docente universitaria, l’altra, Musil, sui 60 anni, scrittrice, hanno tutte le caratteristiche di chi attende, più o meno consapevolmente, qualcosa, e da questo qualcosa è anche atteso. Due personalità particolari, fuori dagli schemi, pur nella diversità del loro modo di essere: Alina ordinata, precisa, accurata nell’abbigliamento; Musil disordinata, artista, lunatica, solitaria, pronta ad affrontare nuove esperienze (andrà in Vietnam).
Il loro incontro sembra proprio segnato da un che di ineluttabile, che si insinua e si manifesta gradualmente, nella cosiddetta normalità quotidiana, fino alla sua esplosione, alla sua irrefrenabile evidenza, come testimoniano proprio le lettere.
Ed è di estrema importanza notare come tutto nasca dalla parola, dalla scrittura, come entrambe le protagoniste vengano catturate da ciò che scrivono e che leggono.
La parola è all’origine di tutto. Alina Amidei legge il romanzo di Musil Dàrequin, pubblicato da Pacini editore nell’ambito di un Premio letterario (e qui c’è un evidente gioco di rimandi fra invenzione e realtà…) e chiede all’editore la possibilità di contattarla. Segue poi l’epistolario vero e proprio, da cui nascerà l’attrazione reciproca, il fascino intellettuale, lo scambio di pensieri ed emozioni.
Il romanzo di Marc de’ Pasquali si legge d’un fiato. Le numerose citazioni letterarie presenti nelle lettere non risultano per nulla pesanti, anzi, fanno da contrappunto - talvolta anche ironico - alla struttura del volume e alla storia narrata, inoltre hanno la funzione di svelare il carattere dei personaggi, le loro idee, i loro gusti estetici e non. Esse compaiono sulla pagina con naturalezza, senza alcuna forma di esibizionismo intellettuale, in conformità con la scrittura e la personalità del mittente. Non solo. Occorre anche sottolineare come le lettere facciano emergere modalità di scrittura diverse, com’è giusto che sia. La forma espressiva di Alina è più lineare e diretta, quella di Musil più elaborata ed originale, ironica ed autoironica, rivelatrice di una personalità più complessa. Col passare del tempo, però, e con lo sviluppo della relazione, i due tipi di scrittura sembrano fondersi, diventare tutt’uno, in un’osmosi quasi della parola e degli affetti.
Questo è un ulteriore elemento di interesse che il volume suscita e che conferma quella forza della scrittura cui si è accennato sopra, attorno alla quale ruota tutta la storia, che è certo una storia d’amore, nata però – non dobbiamo dimenticarlo - dal mistero e dal potere delle parole scritte. Dietro la vicenda narrata e la sua apparente semplicità, c’è dunque una dimensione altra, più indefinibile e sfuggente, che mette in gioco il rapporto, quanto mai complesso ma fondamentale, tra parola ed esistenza. La storia, poi, si può considerare esemplare ed enigmatica ad un tempo (si veda il Post scriptum, che sapientemente getta ombre inquietanti e misteriose sulla conclusione della vicenda), ma anche assoluta, come tutte le storie appassionate e travolgenti. E a sottolineare ancora lo stretto legame tra la parola e la vita, questo insieme di circostanzed’amore, volute e segnate dal destino nel loro ordito di scrittura e di sentimento, drammaticamente si conclude e dilegua proprio “come foglie. O fogli”, come si dice alla fine del libro.
Mauro Germani
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