L'esperienza vissuta presso la Malga Molvine Binot, di cui vi avevo parlato qui, è stata unica e irripetibile, forse troppo breve perché se fosse dipeso da noi ci saremo rimaste all'infinito! Ma il programma è ricco e denso e le cose da vedere sono ancora tantissime. La giornata è iniziata così presto che, nonostante le 8 ore trascorse tra mucche, montagne, latte e formaggio, sono ancora le 14!
Riscendendo giù a valle, nel pulmino si diffonde un intenso odorino di stalla 😛 Ma fa parte dell'esperienza! Riusciamo a fermarci un'oretta presso l' Hotel S. Giacomo per una doccia ed un breve riposo, poi è già tempo di ripartire per nuove avventure in quella che è l'ultima parte del nostro tour in "bianco" (vi rinfresco la memoria e, per chi se la fosse persa, qui c'è anche la prima parte)!
Ci attende la visita alla Gipsoteca di Antonio Canova di Possagno, una raccolta dei modelli originali in gesso delle sculture dell'artista ritenuto uno dei maggiori esponenti del Neoclassicismo. La gipsoteca fu voluta dal Vescovo Giovanni Battista Sartori, fratello di Antonio Canova, che fece costruire l'edificio a forma di basilica cristiana e trasferì qui, tra il 1834 e il 1836, tutte le opere del fratello presenti nel suo studio a Roma. Nel 1957, poi, fu allestita anche un'espansione della Gipsoteca ad opera dell'architetto veneziano Carlo Scarpa, per valorizzare anche tutto il patrimonio canoviano che giaceva ancora nei depositi.
La Gipsoteca è quanto di più "bianco" si possa immaginare: bianco non solo come i modelli in gesso, ma anche come l'ambiente luminoso organizzato sapientemente per dare luce e risalto ad un materiale, il gesso appunto, che di per sé è considerato "amorfo". La valorizzazione dell'artista è qui compiuta ai massimi livelli, in maniera magistrale.
Degna di nota è l'esposizione della mostra "Antonio Canova: l'arte violata nella Grande Guerra", che ripropone i gessi martoriati dai bombardamenti sia attraverso una campagna fotografica sia attraverso l'esposizione di opere come la Ebe di Canova, gravemente ferita dalla guerra.
Quasi accecate da cotanto bianco, ripartiamo per conoscere una nuova azienda, l' Azienda Agricola Loredan Gasparini a Venegazzù, nel cuore della Marca Trevigiana.
Arriviamo quasi al tramonto, la luce è calda ed è perfetta per apprezzare gli estesi vigneti (ben 60 ettari) che si perdono proprio dirimpetto all'edificio.
L'azienda fu fondata negli anni '30 dal Conte Piero Loredan proprio attorno alla splendida villa palladiana dei suoi avi. Dal 1973, poi, l'azienda è passata sotto l'attuale proprietà del signor Giancarlo Palla, ma i vigneti sono ancora oggi quelli di un tempo: Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Malbec.
Ancora oggi, tra l'altro, si produce il famoso "Capo di Stato", un uvaggio bordolese creato in onore ai vari Capi di Stato internazionali che l'hanno apprezzato nel corso dei suoi 50 anni di storia; tale vino è stato inserito in una pubblicazione come uno dei 100 vini più pregiati del mondo per via non solo della sua storia ma anche del suo pregio qualitativo!
Dopo la visita alle cantine, ci spostiamo nella splendida sala al piano superiore dove ci attende la degustazione di Prosecco Docg: degustiamo per iniziare un Asolo Docg Prosecco Superiore, prodotto da uve coltivate in zone collinari, i cui terreni minerali conferiscono al prodotto un carattere strutturato e per questo unico nel suo genere; successivamente proseguiamo con la degustazione di un Cuvée Indigene, la cui particolarità risiede nel metodo naturale di vinificazione (la fermentazione lentissima a base di soli lieviti indigeni, senza l'aggiunta di zuccheri), che dona al prosecco un carattere elegante e quasi antico; infine chiudiamo con un Vigna Monti, vinificato in modo tradizionale e poi imbottigliato per una seconda fermentazione, che racchiude in sé la ricchezza minerale del territorio poiché grazie alla lenta maturazione sui lieviti è possibile percepire un carattere inconfondibile che lo differenzia da ogni altro vino.
Ma la nostra degustazione dei vini dell'azienda Loredan Gasparin non finisce qui: la serata si conclude infatti con una cena superba presso l' Agriturismo La Paterna a Giavera del Montello, dove lo chef ha previsto un menù di pregio i cui piatti sono in abbinamento con i vini dell'azienda appena visitata.
I piatti per noi preparati sono estremamente ricercati e particolari: come entrée abbiamo "lumache, ortiche e nocciolo sotto una nuvola di aglio bianco", inusuali; come antipasto "il sushi a Venezia: riso candido in agrodolce, fagianella in saor e alga nori", molto piacevole; come primo piatto assaggiamo un "riso in bianco al pino mugo con morlacco insabbiato", superlativo; infine chiudiamo con il dessert, "bianco mangiare alle mandorle armelline; l'albicocca gelata al centro", davvero ottimo.
La stanchezza però si fa sentire forte, siamo in piedi dalle 4,30 in fondo! Una giornata lunghissima, infinita, ma intensamente ricca di meraviglie per tutti e cinque i sensi. Ci rechiamo al Relais Le Betulle a Conegliano per questo secondo pernottamento e ci prepariamo per la giornata successiva!
La domenica mattina inizia all'insegna dell'architettura, con la visita alle bellezze del territorio.
Visitiamo di prima mattina la Pieve di San Pietro di Feletto, splendida chiesa cattolica dedicata a San Pietro Apostolo immersa nel verde, che sovrasta gli estesi vigneti della zona, un luogo di pace e di silenzio estremamente rilassante.
Il nome del paese, Feletto, pare derivi da "felicetus", ossia "luogo di felci", vegetazione di cui la zona era ricca in epoca romana e longobarda. La Pieve fu costruita intorno all'anno 1000 ampliando una precedente struttura di epoca longobarda ed è ricca di affreschi di ispirazione bizantina che ne decorano sia il porticato sia la struttura interna, di cui però non si conoscono gli autori. Il più celebre tra gli affreschi del porticato esterno è sicuramente il "Cristo della Domenica", che raffigura un Cristo sofferente e ferito circondato da attrezzi da lavoro. Il monito è chiaro: di domenica non si lavora, chi lavora la domenica offende Gesù Cristo!
La Pieve, in stile romanico, è composta da tre strette e alte navate divise da archi a tutto sesto e da un'abside semicircolare sullo sfondo. Il campanile che la affianca è stato costruito successivamente, intorno al 1500, ispirato a quello di Aquileia; anche la scalinata è successiva e risale al 1800, anno in cui furono riscoperti gli affreschi della Pieve (erano infatti stati coperti di pittura bianca in quanto giudicati "vecchi") e si procedette quindi a delicati lavori di restauro.
Altrettanto splendida, indiscutibilmente maestosa, è l' Abbazia di Santa Maria di Follina, di epoca Cistercense.
Essa fu eretta su un precedente edificio benedettino (si dice che i benedettini vennero allontanati e sostituiti, intorno al 1100, da questa nuova comunità) e presenta le caratteristiche tipiche della simbologia dei Cistercensi: pianta latina, facciata rivolta a ovest, abside rivolta a est. Oggi, l'Abbazia ospita i Servi di Maria, ordine mendicante della chiesa cattolica.
L'interno è costituito da tre navate con copertura a capriate; il soffitto è composto da arcate a sesto acuto che poggiano su colonne con capitelli; nella navata centrale, le lesene slanciate aumentano il senso di verticalità. Tra gli affreschi che decorano la struttura spicca la Madonna col Bambino tra due Santi, opera di Francesco da Milano. La statua della Madonna del Sacro Calice è da sempre oggetto di venerazione e pellegrinaggi.
La torre campanaria risale all'epoca romanica e rappresenta la parte più antica di tutto il complesso architettonico dell'Abbazia. Ma la parte più affascinante è senza dubbio quella dei chiostri, sia quello laterale (il cosiddetto Chiostrino dell'Abate) sia quello centrale.
Su quest'ultimo si affacciano gli ambienti più importanti dell'Abbazia: la Sala del Capitolo, il Refettorio, la Biblioteca ed il Parlatorio. Al centro vi è la classica fontana; le arcate sono sostenute da colonne sia singole che binarie, che diventano a fasci di quattro quando raggiungono gli angoli.
La particolarità è che tali colonne sono l'una diversa dall'altra, e si differenziano sia per i fusti (tortili, liscati, lisci, ondulati, papiriformi, con decorazione a fiore di loto) che per i capitelli (geometrici, naturalistici e simbolici).
Il nostro blogtour è quasi terminato, ma prima del pranzo che segnerà il momento dei saluti resta ancora da visitare un paio di aziende degne di nota, che costituiscono vanto e storia della Marca Trevigiana. Una di esse è la Dersut Caffè, azienda storica di Conegliano fondata nel dopoguerra dal conte Vincenzo Caballini.
Dopo essere state accolte da un bicchierino di favolosa crema fredda di caffè, proseguiamo visitando il Museo del Caffè, un intenso percorso dalla pianta alla tazzina!
L'azienda infatti, da sempre, gestisce ogni fase della produzione del caffè, dalla tostatura al confezionamento, fino alla distribuzione.
Ci muoviamo incuriosite attraversando i locali di questa splendida struttura ed ascoltiamo assorte la storia del caffè, di quella magica miscela che tanto spesso consumiamo! Dal punto di vista commerciale, le miscele più importanti sono la Robusta e l'Arabica; quest'ultima è la più pregiata e rappresenta i ¾ della produzione di caffè di tutto il mondo! Le piante che si trovano nel museo riescono a sopravvivere in serra grazie al mantenimento costante di un temperatura di 22° C e di un livello di umidità pari al 70%.
I chicchi della pianta del caffè vengono tostati attraverso macchinari elettrico-meccanici, ma in epoche antiche questa operazione avveniva con l'utilizzo dei tostini manuali. I chicchi ancora verdi, durante la tostatura, perdono peso, diventano più voluminosi ed acquisiscono il classico color marrone-bruno. Ecco che, durante la tostatura, operazione che dura dai 10 ai 20 minuti, il caffè sprigiona il suo intenso e caratteristico aroma che noi tutti ben conosciamo!
I grani tostati sono quelli che poi utilizziamo per preparare il nostro ben noto espresso. Le macchine da caffè presenti nel museo sono infinite! Vi sono modelli addirittura del '700, fino ad arrivare alle macchine utilizzate nei giorni nostri. Vi sono macinacaffè da bar e "macinini" da casa, di ogni tipo e sorta!
L'azienda Dersut Caffè produce le migliori qualità di caffè grazie ad un'attenzione costante in tutte le fasi del processo produttivo, ed i risultati sono davvero importanti non solo sul mercato italiano, ma anche su quello europeo. Oltre al caffè, presente in svariate versioni (decalight, light, "non plus ultra" - miscela 100% arabica), l'azienda produce anche orzo, tè e cioccolato. Inoltre, forte del successo raggiunto, dal 2002 la Dersut ha aperto caffetterie a marchio in svariate parti d'Italia, dove ci si può recare se si ha voglia di gustare prodotti freschi e genuini assaporando aromi intensi e concedendosi qualche attimo di relax in un'atmosfera calda e caratteristica.
Il nostro "attimo di relax" però giunge al termine: ci attende adesso l'ultima tappa di questo splendido tour alla scoperta della Marca Trevigiana! Si tratta della Latteria Perenzin, a Bagnolo di San Pietro di Feletto, azienda che da ben quattro generazioni produce formaggi e prodotti caseari di pregio. Qui siamo accolte dal Mastro Casaro Carlo Piccoli e da un aperitivo davvero succulento!
La Latteria Perenzin, oltre a vendere direttamente i propri prodotti in un contesto estremamente moderno, stimolante e curato, è anche sede dell'Accademia Internazionale dell'Arte Casearia, un'associazione che ha lo scopo di promuovere la valorizzazione dell'arte casearia attraverso corsi teorici e pratici.
Attraverso la visita ai laboratori scopriamo le eccezionali qualità organolettiche del latte di capra, che l'azienda ha recentemente riscoperto (ed in questo è stata "pioniera").
Grazie a questa recente valorizzazione, la Latteria Perenzin è divenuta leader in Italia nella produzione di formaggi caprini da latte biologico. Altri punti di forza dell'azienda sono i formaggi di vacca e di bufala veneta.
Dopo la visita, ci attende un pranzo davvero sopraffino: eh sì, perché la formula "tavola e bottega" è qui attentamente rispettata! A fianco degli spazi adibiti alla vendita dei prodotti, infatti, avviene l'attività di ristorazione e degustazione presso il Cheese Bar PER: "per" come Perenzin, ma anche l'acronimo di Percorsi Enogastronomici di Ricerca.
Durante il pranzo possiamo assaporare appieno la qualità di questi prodotti: una cheesecake salata con porcini, una parmigianina di melanzane in crosta, ma soprattutto una degustazione di formaggi, dal più fresco al più stagionato, tutti rigorosamente Gold Winner, ossia vincitori di medaglie d'oro e riconosciuti come migliori formaggi d'Europa: il Piccolo Fiore di Bufala, il Bufala ubriacato al Glera, il Capra ubriacato al Traminer, il Montasio DOP stagionato, il San Pietro in Cera d'Api e il Dolce 3viso (composto da tre latti: vacca, capra e bufala); per finire, semifreddo caffè e cioccolato!
Una degustazione fantastica che culmina con l'acquisto, da parte di molte di noi, di alcuni assaggi da poter portare a casa. Inconsciamente, sarà come riassaporare gli intensi momenti vissuti in questo fantastico blogtour che sta volgendo al termine.
Arriva il momento dei saluti per noi foodblogger. Non vi tedio oltre, ma prima di concludere ci tengo a ringraziare ancora Serena Comunicazione, AIFB e il Consorzio di Promozione Turistica di Treviso, che hanno reso possibile tutto ciò: un arricchimento formativo, sensoriale ed umano di cui conserverò indelebili ricordi!
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