Sicuramente il più noto in tutto il mondo, forse anche il più bravo, l’attore romano, nato in Ciociaria a Isola del Liri. Sembrava il suo destino quello di fare il buono e l’ingenuo. In teatro aveva sempre parti garbate e
galanti e anche quando misero in scena un dramma forte come “Un tram che si chiama desiderio”, a lui riservarono la parte di Mich, lo sprovveduto e il buono fra tutti i personaggi. Al cinema poi stava diventando l’interprete ideale del bravo ragazzo in quelle sdolcinate commedie, appena velate di neorealismo, come “Domenica d’agosto” e “Le ragazze di Piazza di Spagna” o nel più brillante”Peccato che sia una canaglia”, che segna anche il suo debutto con Sofia Loren. Che dire poi de”Le notti bianche” nel patetico ruolo di Mario, innamorato senza avvenire o del Tiberio, pasticcione de “I soliti ignoti,” bravo padre di famiglia, che non riesce nemmeno a fare il ladro?Ma alle soglie degli anni ’60 Marcello Mastroianni, attore limpido e affermato a senso unico, finì per incontrarsi con l’ambiguità… Si chiamava Federico Fellini ed era un regista ingombrante e corpulento, col basco e gli occhiali. Ed era anche un genio, come ne nasce uno al secolo,-quando nasce – e, di quell’attore dal viso buono e sincero, fece il personaggio più equivoco del cinema dell’epoca … A lui affidò il malessere di una società corrotta e cinica come appariva a Fellini, – provinciale venuto dal Nord – la Roma spregiudicata degli anni ’60.”La Dolce Vita,” anche a distanza di anni, sembra essere stata per Marcello un’esperienza stregata da un maleficio che lo turbò profondamente … o forse fece emergere qualcosa dal
profondo… Non è solo un attore che interpreta una parte, è un uomo che si immedesima in un difficile ruolo fino a uscirne cambiato nella personalità e nelle scelte di vita che seguiranno. Marcello Rubini è un capolavoro di personaggio molto italiano, superficiale, debole e un po’ bugiardo e lui se lo porterà appresso per parecchi anni… nella vita privata. Anche lo squallido barone Fefè Cefalù di “Divorzio all’italiana” o il regista in crisi di “8 1/2″ sono figli del disincanto che entrano nell’anima di Marcello. Ciononostante di cose buone dentro di sé Marcello ne doveva avere parecchie, era generosissimo e dolce, sempre pronto a captare le esigenze degli altri e ad andare loro incontro. Se lo ricordano così tutti coloro che con lui hanno lavorato o l’hanno conosciuto… Ma aveva un rapporto con le donne così turbato che forse solo Fellini, con le sue voglie mal trattenute di harem lo poteva capire… Una moglie intelligente vivace e graziosa a casa e più o meno come se gli anni’60 fossero il Medioevo mentre lui era fuori ad amare, soffrire e gioire in una continua girandola di donne come se tutto fosse naturale.Difficili per Marcello gli anni fra il 1967 e il 1970. Abituato a spendere come un pazzo per gli oggetti di antiquariato e le macchine sportive, che con Fellini facevano a gara a chi le aveva più belle, si mise in testa di fare anche il produttore e ci rimise l’osso del collo. “Spara forte, più forte ” con la
regia di un grande come Edoardo De Filippo fu un tonfo e anche “Lo Straniero” diretto da un altro mago, Luchino Visconti, non ebbe successo. Marcello ci rimise altri soldi e chiuse la casa di produzione. Così pieno di debiti lavorava come attore a ritmo serrato recitando anche in lingua inglese, come ne i “Diamanti a colazione.” Lui l’inglese non lo sapeva perché per la sua nota pigrizia non aveva mai voluto impararlo. Ma riuscì persino a farsi fare i complimenti per la sua pronuncia… In quel periodo disperato e drammatico si innamorò come un adolescente – e gli succedeva spesso – di una bellissima attrice americana, Faye Dunaway che dopo circa due anni lo lasciò. Marcello era disperato e andò letteralmente a rifugiarsi fra le braccia della moglie Flora che tirò un sospiro di sollievo perché l’attrice americana non le era mai stata simpatica… Troppo altezzosa, diceva. Ma dopo pochi mesi Marcello era già innamorato di un’altra donna, un’attrice francese famosa Catherine Deneuve, con la quale ebbe una figlia. Lei distaccata e algida, lui rumoroso e godereccio, sempre più ingolfato nel ruolo del seduttore italiano, anche se seguitava a negare di esserlo, con ostinazione. Rimasero insieme quattro anni e poi lui ritornò a casa da sua moglie dalla quale non si era mai separato… Altro che commedia all’italiana!Ma Sofia Loren no… hanno provato in tutti i modi a dire che fossero amanti e invece furono molto di più! Una coppia di amici indistruttibile e una coppia di interpreti eccezionale in cui uno valorizzava l’altro. Troppi i film che hanno girato insieme per ricordarli tutti… dalle spensierate scene di “Ieri, oggi e domani” all’amaro e divertente “Matrimonio
all’italiana” in cui ancora una volta Marcello offre un cinico personaggio maschilista e superficiale… Fino al drammatico e forse più bello di tutti “Una giornata particolare”, nel quale loro due già con qualche segno dell’età, danno vita agli indimenticabili, dolenti personaggi della casalinga frustrata e dell’omosessuale mandato al confino… La storia di due esclusioni… E Marcello che sembra riavvicinarsi ai personaggi dei suoi primi film a cui mancava cinismo e superficialità. Sono i film dell’ultima parte della sua vita, in cui sembra aver ritrovato se stesso al fianco di una nuova compagna che durerà per più di 20 anni e sino alla fine. Sono gli anni dei suoi malinconici e dolcissimi personaggi come il nonno di “Verso Sera” o il padre vagante fra una sconfitta e l’altra dei figli di “Stanno tutti bene” fino al fantastico personaggio di Pereira, che trov la sua strada nel coraggio e nella rivolta al regime di Salazar.Nonostante la vita per molti versi raffinata e le esperienze di ogni tipo in giro per il mondo, Marcello aveva sempre mantenuto gusti semplici. Gli piaceva mangiare, ma non pretendeva grandi cose. Una delle sue passioni erano le ”minestre” che sono un classico nella cucina romana, ma anche un modo di dire
molto efficace per offrire aiuto a qualcuno. Quando Marcello era quasi sul lastrico e pieno di debiti dopo l’esperienza come produttore, il fratello Ruggero, famoso montatore cinematografico andò da lui e, con il tono ruvido e affettuoso che spesso hanno i Romani, nel fargli coraggio gli disse “E non ti preoccupare che a casa nostra un piatto di minestra lo trovi sempre” Un modo per offrire aiuto, fare coraggio ed esprimere tante cose… Senza molte parole. Nel film ”I soliti ignoti” uno dei classici più divertenti di tutta la commedia all’italiana c’è la famosa scena dei ladri, che dopo aver fallito la rapina, nella casa dove erano entrati per accedere al “Banco dei Pegni”, per consolazione e perchè l’ora era tarda, si fermano a mangiare la minestra che trovano in cucina. Si tratta di una “Minestra di Pasta e Ceci” che dedichiamo a Marcello in ricordo di una delle sue più belle e umane interpretazioni, quella dello scombinato e patetico Tiberio che, dopo il furto mancato, va in tram a riprendere il figlioletto che aveva affidato per qualche ora alla moglie… in carcere per contrabbando di sigarette.MINESTRA DI PASTA E CECI
INGREDIENTI per 6 persone: pasta corta 320 grammi, ceci lessati 500 grammi, 1 cipolla piccola, 1 costa di sedano, 1 spicchio di aglio, sale q.b., pepe q. b., pancetta affumicata 120 grammi, olio extra vergine di oliva 4 cucchiai, pomodori passati 200 ml, 1 rametto di rosmarino.1 carota.
INGREDIENTI e PREPARAZIONE del brodo vegetale: In circa 2 litri d’acqua mettere a bollire per circa un’ora 2 carote, 2 gambi di dedano,1 cipolla, 3 etti di bieta, 2 pomodori rossi pelati e altre verdure a piacere dal gusto non troppo forte. Far lessare per circa 1 ora e poi filtrare il brodo prima di utilizzarlo
PREPARAZIONE della minestra: Preparate un fine trito di carota,sedano, cipolla e aglio, quindi fatelo appassire a fiamma bassa per 15 minuti immerso nell’olio di oliva. Poi aggiungere gli aghi di rosmarino tritati,mescolate e infine aggiungete la pancetta affumicata.tagliata a dadini. Lasciate rosolare a fiamma bassa,girando spesso gli ingredienti e poi aggiungete i ceci lessati. (Si ricorda che prima di lessare i ceci è necessario lasciarli a bagno per 12 ore, poi vanno sciacquati e messi a cuocere insieme a un rametto di rosmarino e al sale,togliendo con un mestolo forato la schiuma che si forma nelle prime fasi di cottura). Dopo aver mescolato tutti gli ingredienti coprite con il brodo vegetale e unite la passata di pomodoro. Fate bollire a fuoco basso per 15 minuti,prendete 1/3 dei ceci, frullatelo finemente e riaggiungetelo ai ceci rimasti nella pentola. In una pentola separata fate cuocere la pasta al dente e poi unitela ai ceci,aggiustandola di sale e pepe. Servitela calda portando in tavola parmigiano grattugiato e altro brodo vegetale a parte per chi la desiderasse più brodosa.