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Marcello Scarselli al Museo Piaggio - sul magazine "la Toscana"

Creato il 17 marzo 2014 da Roberto Milani
In anteprima assoluta, il mio articolo che sarà pubblicato sul magazine "la Toscana" a proposito della mostra al Museo Piaggio dell'amico Marcello Scarselli, del quale vi ho già dato più volte notizia...


Marcello Scarselli al Museo Piaggio
testo Roberto Milani   foto Veronica Gentile
Si è inaugurata nei giorni scorsi al Museo Piaggio di Pontedera la mostra di pittura e scultura di Marcello Scarselli dal titolo “Humanitas Machinæ (il lavoro dipinto)”. Terza e ultima tappa del percorso espositivo itinerante che l’artista pisano ha portato in giro per la Toscana e che lo ha visto protagonista nel gennaio dello scorso anno a Palazzo Medici Riccardi di Firenze e poi, in settembre, in un’altra prestigiosa location, il Palazzo Mediceo di Seravezza.
L’esposizione pontederese, fortemente voluta dal presidente della Fondazione Piaggio ing. Riccardo Costagliola, è patrocinata da Regione Toscana, Provincia di Pisa e Comune di Pontedera e realizzata in collaborazione con FuoriLuogo – servizi per l’Arte, con l’associazione culturale La Ruga e Casa d’Arte San Lorenzo, curata da Giuseppe Cordoni e Filippo Lotti (curatori anche del catalogo) in collaborazione con Riccardo Ferrucci e Roberto Milani e, per la Fondazione, Sabrina Caredda e Annalisa Rossi.
Il prezioso e raffinato lavoro artistico di Marcello Scarselli è sancito anche dall’importanza di questa mostra che nel chiudere il ciclo delle esposizioni ne è anche il fulcro ideale dato che tutto il progetto è nato da qui: “L’Azienda Piaggio, nel cui indotto ho lavorato per anni – dice Scarselli - e i suoi lavoratori sono stati la partenza da cui ho tratto l’ispirazione per queste opere; quindi questo per me è come un ritorno. Ho dedicato diversi anni a questo progetto che mi sta molto a cuore ed ho dipinto con impeto senza trovarmi mai senza argomenti. Spero che il mio lavoro di oggi, da artista, venga apprezzato”.
Il ventaglio tematico di “Humanitas Machinæ” (Il lavoro dipinto) è racchiuso in una serie di opere realizzate tra il 2005 e il 2013; sono un resoconto artistico, un excursus, un viaggio attraverso il periodo storico (gli anni Settanta e Ottanta) in cui Scarselli era operaio in fabbrica, un momento decisivo, fondamentale, della sua formazione umana e professionale.
Dalla “fabbrica”, dall’osservazione del lavoro, ha assimilato il suo linguaggio e da essa si è nutrito di situazioni esistenziali intense dalle quali è scaturita una linea pittorica che ha travalicato il “reale” trasformandolo in astrazione informale. La sua “mano libera”, scevra di stereotipi e pregiudizi, ha reso, attraverso la peculiarità del linguaggio scarselliano, la sua poetica e la ricerca artistica e stilistica, l’umanità del lavoro e delle macchine.
Il suo lavoro artistico (pittura, scultura, incisione e persino installazioni) si è, indubbiamente, ispirato alla presenza del vissuto e del suo ricordo, di quella quotidianità di un tempo che, sedimentata nella memoria, racchiude in sé anche momenti di sofferenza che il tempo ha trasformato in deflagrazioni cromatiche capaci di rappresentare la gioia dell'artista.
Inizia la sua carriera artistica negli anni Settanta partecipando a numerose mostre collettive intervenendo nell’animato dibattito estetico di quel periodo.
Al suo esordio improntata ad una rappresentazione d’un “vero” tradizionalmente inteso, l’opera di Scarselli volge sempre più verso l’idea d’un “reale” pittorico ritrovato interiormente e raccontato attraverso tecniche e contenuti d’avanguardia, la cui evoluzione espressiva è soggetta ad una costante ricerca.
Come dice il critico Giuseppe Cordoni: “Gran parte della critica ha più volte già rimarcato la duttile complessità e l’eclettismo stilistico che alimenta la sintesi a cui il linguaggio di Scarselli a mano a mano perviene: espressionismo astratto ed informale, gestualità segnica e onirismo infantile”. Dal canto suo Elena Capone sottolinea “quel suo agile appropriarsi d’una modernità che prende in prestito tecniche e procedure arcaiche, in un astrattismo ibrido in cui affiorano forme riconoscibili e familiari; un’indagine artistica che fa del silenzio e dell’introspezione il suo motivo conduttore complesso, infinito e mai risolto”.
La sua professione di pittore si consolida negli anni sia attraverso una costante attività espositiva sia in Italia che all’estero (Austria, Belgio, Germania, Francia, Svizzera), con mostre personali d’ampio respiro fino all’ultima mostra in Portogallo organizzata dal Centrum Sete Sois Sete Luas di Pontedera.
All’improvviso il tutto prende forma. Ma non una forma conosciuta. Semplicemente una forma. La forma tipica delle cose semplici. Di fatto la bellezza si cela nelle cose semplici. Da sempre.
Lì, c’è un azzurro, tenue, che lascia il passo ad un cobalto, acceso, intenso, che a sua volta ha ceduto il posto ad una infinità di grigi: ora caldi, ora freddi, ma che insieme collaborano a creare lo spazio. Uno spazio poco prima segnato, graffiato da una pennellata feroce, intesa, nera. Anche spessa, a volte. Eppure se non ci fosse quella breve nota di giallo il tutto non sarebbe finito, concluso, perfetto! Quella perfezione del segno, tanto cercata così poche volte trovata. Scarselli ci riesce, spesso. Genera, nella sua arte, un rimando a tante culture orientali che nel dopoguerra hanno iniziato a vivere anche in occidente. Da allora l’astrazione è diventata, prima forma d’arte, intesa come ricerca, poi concetto, poi spazio, poi moda ed ora di nuovo ricerca.
Una superfice viva, vibrante. Popolata da segni che sono frutto dell’arte di questo uomo. Semplicemente un uomo che ha ricevuto il dono dell’equilibrio. Mai una massa che sbilanci l’insieme, anzi. Un insieme compiuto da tanti elementi che compongono una sinfonia armonica e dosata. Mai eccessiva.
Ho incontrato Marcello Scarselli solo pochi anni fa. Avevo già visto però, molto di suo.
Coinvolto, incuriosito ed affascinato, mi ha conquistato. Ho iniziato ad inseguirlo e a seguirlo. Mostra dopo mostra, esposizione dopo esposizione, scoperta dopo scoperta. Prima Firenze, poi Seravezza, e ancora Lisbona ed ora il Piaggio, a Pontedera. Questo straordinario museo di impresa che molto più velocemente del previsto sta  cambiando i suoi connotati per trasformarsi sempre più in fulcro fondamentale per l’arte contemporanea in Toscana.
A Scarselli, qualche tempo fa, ho fatto una breve intervista, che mi ha concesso con la generosità che lo contraddistingue.
Poche domande semplici ma che aiuteranno il lettore ed il visitatore della mostra ad entrare meglio nell’anima di questo artista.
Chi è Marcello Scarselli? “Sono un uomo maturo, semplice, forse con principi che appartengono alla cultura del passato ma ancora molto presenti, con una grande curiosità per tutto ciò che mi circonda, amo la natura, la bellezza, l’arte, l’architettura e soprattutto la buona cucina. Sono molto semplice; la modestia credo sia il mio punto di forza. Ho cercato sempre di imparare più mestieri possibili perché come diceva mio nonno: Ti potranno tornare sempre utili! Ed è vero. Mi hanno aiutato ad affrontare con più facilità qualsiasi forma di tecnica. Solo il dipingere mi è sempre appartenuto; fin da piccolo cercavo di rappresentare quel mondo che mi circondava e mi affascinava con i suoi colori, con i suoi profumi e i sentimenti. Oggi sono un artista come tanti che cerca di lavorare coerentemente portando avanti con serietà il proprio lavoro.”
Dove nasce la tua ricerca, dove prendi e trovi l’ispirazione? “Credo di aver sempre cercato di esprimermi attraverso il disegno e la pittura. Ho iniziato ispirandomi a ciò che realmente vedevo intorno a me, man mano che la mia esperienza cresceva sentivo sempre di più il desiderio di esprimere i miei sentimenti e di far vedere agli altri le cose reali attraverso la mia immaginazione fino ad arrivare all’informale, al fascino del segno nella sua gestualità. Ho continuato, ho portato sulle tele visioni dettate dalla memoria, ho scavato dentro il mio interiore portandomi sempre al limite ed oltre , accarezzando la gioia e la sofferenza. Per me si fa arte quando si dipinge ad occhi chiusi, si crea una strana sensazione ed è il sentimento che guida”.
Il 2013 e il 2014 sono due anni ricchi di eventi, Firenze, Seravezza, il Portogallo e ora il Museo Piaggio, e poi? “Ho dedicato buona parte del mio lavoro ad un progetto che mi stava molto a cuore, ho dipinto con impeto senza trovarmi mai senza argomenti. Questo prorompente desiderio di esprimere il lavoro attraverso la pittura mi ha portato ad avere una serie di eventi fortunati non ultimo la mostra in Portogallo organizzata con molta professionalità dal Centrum Sete Sois Sete Luas, esperienza bellissima, dai corsi agli studenti della scuola superiore all’incontro con la cultura portoghese, bello!
Ogni incontro aiuta ad avere nuovi progetti, nuove visioni e devo dire che nonostante i miei 60 anni ho talmente tante idee da buttar giù che mi ci vorrebbe un’altra vita. Non vedo l’ora di terminare la mostra “Humanitas Machinae” per iniziare i nuovi progetti.”
Il ruolo dell’arte e di conseguenza dell’artista di oggi?
“L’arte è una grande forma di comunicazione e una guida importantissima per la società. L’artista è un grande comunicatore che crea fisicamente e mentalmente in piena libertà immagini e sentimenti da regalare e proporre agli altri e a se stessi.”
La mostra resterà aperta ai visitatori, ad ingresso libero, fino al 5 aprile 2014.
Orario di apertura: dal martedì al venerdì 10-18, sabato 10-13 e 14-18. Chiuso il lunedì.
Per info: Fondazione Piaggio 0587 27171 - [email protected].

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