Marchette editoriali 2015 e CHE TEMPO CHE FA: parafrasando Zalone, se a casa vi squilla Fazio dite che siete di Equitalia e che non accettate libri a saldo!

Creato il 18 novembre 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. Godibilissima l’ultima puntata di CHE TEMPO CHE FA (domenica, Rai 3) di Fabio Fazio. Particolarmente godibile è stato il momento in cui la rediviva Lilly Gruber, presente in studio per  “annunciare” urbi et orbi la sua ultima fatica letteraria, ha chiesto al conduttore cosa ne pensasse dello status-quo politico italico. Panico, imbarazzo, la tensione si toccava con un dito, poi Fazio ha “abilmente” schivato la domanda ricordando che il suo mestiere era quello di farle le domande e che… lui, non pensava niente lui. O qualcosa di simile.

Concordo: il suo mestiere é di fare domande, magari pure pungenti almeno una volta nella vita. Difficile negare però che il suo mestiere sembrerebbe essere diventato anche quello di vendere libri, almeno a giudicare dalla scaletta editor… pardon, da ciò che si è visto nella puntata in questione. Vediamo: primo intervento, ospite straniero radicalchic fresco di pubblicazione tomo, per la serie “si può vivere anche senza”; secondo intervento, Nino Frassica (pure lui!! – oh Nino occhetufai!?), fresco di pubblicazione autobiografia, il quale Nino, insieme allo stesso Fazio, ci ha graziosamente intrattenuto con perle amarcord trite e contrite, completamente dimentiche dello stile cacao meravigliao ma inneggianti ai sogni belli della camomilla Bonomelli (detto altrimenti, due palle così!). Terza marchetta editoriale è stata il già ricordato intervento similteutonico di Lilly Gruber. Last but not least, ci siamo dovuti sorbir il mal pensato siparietto finale tra Roberto Giacobbo (sì, proprio lui, il mitico conduttore di Kazzeng… Voyager!) e Luciana Littizzetto che si sono scambiati i rispettivi capolavori, pure quelli freschi di stampa.

Certo, si potrebbe recitare una contrita prece in memoria dei tanti alberi secolari decapitati per produrre così tanta cellulosa; si potrebbe far notare che quest’anno non sembrerebbe essere ancora partito il pellegrinaggio vespiano di promozione del suo ultimo libro e dunque abbiamo ancora qualche momento di respiro; inoltre, sappiamo bene che i problemi del mondo sono altri.

Tuttavia, il pensiero non può davvero impedirsi di correre al cimitero degli elefanti editoriali 2013-14, le cui scritture hanno determinato acute fitte di rincoglionimento televisivo (e tout-court) non meno di dodici mesi fa, e la furtiva lacrima è d’obbligo… l’ennesima pippa pseudo-critica sul disgraziatissimo status-quo editoriale e pseudo-letterario italico è pure in canna, ma, cui prodest?! Non giova a nessuno e non serve a nulla; almeno, non fino a quando lo spazio, anche editoriale, del servizio pubblico non sarà diventato spazio seriamente gestito e immune dalle logiche di riconoscenza amicale.

Insomma, non ci resta che piangere. O ridere. Non ci resta che ricordare la mitica scena di Sole a catinelle (2013), nel quale il protagonista (interpretato da Checco Zalone), inseguito dagli ispettori di Equitalia che gli suonano il campanello di casa, apre la porta e risponde: “No, siamo cattolici, qui”. Ecco, se dovesse squillarvi Fazio ditegli che siete di Equitalia e che non accettate libri a saldo!

Featured image, l’immenso Franz Kafka nel 1917: chissà cosa ne avrebbe pensato di tanto mercimonio lui che chiese che i suoi scritti fossero bruciati post-mortem?

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