La conferma è stata data dallo stesso Sergio Marchionne. L’amministratore delegato svizzero-canadese ha messo le mani avanti per affermare che in conseguenza della crisi in corso e del tracollo del mercato dell’auto, la Fiat si vedrà costretta (sic) a rivedere il suo piano “Fabbrica Italiana” che, secondo quanto millantato dal Lingotto avrebbe dovuto rilanciare la produzione di auto in Italia ed evitare la chiusura di altri stabilimenti in Italia dopo quello di Termini Imerese alla fine del 2011.
In questa fase, recita un comunicato Fiat, è impossibile fare riferimento ad un progetto che era nato due anni e mezzo fa in base al quale si sarebbero dovuti investire fino a 20 miliardi di euro ed arrivare a produrre 1,4 milioni di vetture in Italia. Il piano Fabbrica Italiana, già dall’inizio, era stato giudicato dai pochi e attenti osservatori e da due soli sindacati come la Fiom-Cgil e dai Cobas, come una vera e propria presa in giro. (stampalibera.it)
In poche parole, la Fiat sta per chiudere uno o più stabilimenti in Italia. Mi sono divertito, non senza difficoltà a cercare in rete notizie relative all'ammontare degli ingenti finanziamenti ricevuti dai contribuenti italiani, da parte della fabbrica torinese. Senza ombra di dubbio una (se non l'unica) delle più assistite al mondo.
Mi sono imbattuto in due fonti se vogliamo opposte tra loro, la uilm di Potenza e la Camera di Commercio di Mestre. I dati non sono aggiornati al 2013, il che dovrebbe rendere approssimati addirittura per difetto l'ammontare dei crediti incassati dalla Fabbrica Italiana Automobili Torino.
Sapete a quanto ammonta il totale dei finanziamenti statali elargiti nel corso degli anni e dei governi alla Fiat? La risposta esatta è: oltre 200 mila miliardi di lire.
Questo è un documento della uilm di Potenza:
La stima sopra citata, e che più precisamente si aggira sui 220 mila miliardi, comprende varie voci, dai contributi statali alle rottamazioni prodiane, dalla cassa integrazione per i dipendenti ai prepensionamenti, e ancora dalla mobilità lunga agli stabilimenti costruiti con i soldi pubblici (come quello di Melfi) o, di fatto, regalati dallo Stato (l’Alfa Romeo di Arese). Il periodo nel quale è stata spalmata l’ingente cifra è compreso tra oggi e il 1975, anno in cui la creatura degli Agnelli faceva registrare altri, più gloriosi record. Ad esempio lo stabilimento Mirafiori di Torino, con i suoi 50 mila operai, era allora il più grande del mondo e sfornava auto che avrebbero riempito le strade della Penisola (una su tutte, la “127”).
A fronte di tali chiamiamoli “investimenti”, ci si aspetterebbe che la Fiat fosse diventata padrona del mercato automobilistico mondiale, o quasi. La realtà, impietosa, disegna tutt’altro quadro.
La misura e la varietà degli aiuti di Stato elargiti alla principale azienda automobilistica del Paese sono stati ben riassunti dal giornalista Massimo Mucchetti nel libro Licenziare i padroni? (Feltrinelli). «Nell’ultimo decennio - scrive Mucchetti - il sostegno pubblico alla Fiat è stato ingente. L’aiuto più cospicuo, pari a 6.059 miliardi di lire, deriva dai contributi in conto capitale e in conto interessi ricevuti a titolo di incentivo per gli investimenti nel Mezzogiorno d’Italia in base al contratto di programma stipulato con il governo nel 1988». Soldi a palate, dunque. Ma quello fu solo l’inizio.
Solo negli anni Novanta dunque lo Stato ha dato al Gruppo Fiat 10 mila miliardi di lire, ricavandone circa 6.500 di imposte. La conclusione di Mucchetti è impietosa: «È curioso che i due terzi dei mezzi freschi immessi nella Fiat negli ultimi dieci anni provenga dallo Stato. E allora forse, tenuto conto che i risultati poco brillanti dell’azienda stanno inducendo i suoi padroni nella tentazione di liberarsene, ci si dovrà pur chiedere se ne valeva la pena».Quest'altro è invece un documento della CGIA di Mestre:
dal 2006 al 2008 :Secondo gli artigiani mestrini, dalla lettura del Bilancio di sostenibilità del Gruppo della casa torinese, i contributi e i finanziamenti agevolati ricevuti nel periodo considerato ammontano complessivamente a 270 milioni di euro.
“Se consideriamo che stiamo parlando del principale gruppo industriale italiano - commenta il segretario Giuseppe Bortolussi - questi 270 milioni di Euro sono un importo tutto sommato abbastanza contenuto. Una cosa però è certa: sicuramente non possono lamentarsi del trattamento economico ricevuto quando c'era la lira”.
Sulla questione incentivi si o incentivi no, la Cgia sottolinea come la rottamazione al settore dell'auto abbia creato moltissimi problemi occupazionali agli autoriparatori artigiani.
Inoltre secondo il Fatto Quotidiano, per periodi non presi in considerazione dai due documenti precedenti:
- 15,8 milioni(pagabile in tre rate tra il 2010 e il 2013) alla Fiat Powertrain di Verrone, in provincia di Biella, per un investimento iniziato nel 2008 riguardante la costruzione di un nuovo tipo di cambio. “Per avere quei soldi – ricostruisce Cobianchi – la Fiat si impegna ad assumere seicento persone, portando il totale dei dipendenti a quota 1083, ma nella primavera del 2011 le assunzioni effettuate sono state soltanto cento. E quelle cento persone sarebbero state semplicemente trasferite da un altro stabilimento del gruppo Fiat, quello di Mirafiori?
- 37,3 milioni di euro per sostenere gli investimenti destinati alle linee di produzione della Nuova Lancia Ypsilon dello stabilimento siciliano di Termini Imerese dove, secondo i sindacati, dal settembre del 2008 i dipendenti lavoravano in media due settimane al mese, mentre le altre due le passavano in cassa integrazione?(ancora Termini Imerese...prendi i soldi e scappa,ndr)Con un particolare singolare: secondo gli accordi presi in sede europea, la Fiat avrebbe dovuto assumersi l’impegno di mantenere l’investimento in Sicilia per almeno cinque anni dal momento iniziale dell’operazione, nel 2008. Se dunque Termini Imerese chiudesse prima del 2013 (come di fatto è accaduto) la Fiat dovrebbe restituire i 37 milioni e spiccioli.