L’impegno annunciato è la costruzione di un Suv Maserati e, forse, di un’ Alfa Romeo di fascia alta, ma, com’è già accaduto nel recente passato, nulla di concreto e di sostanzioso è stato rivelato su questo piano così poco definito da determinare subito un crollo in borsa. Il fatto è che per una piccola produzione come quella annunciata, certamente basata su pianali importati di origine jeep (orrore) e motori Maserati, ci si chiede che senso abbia costruire la Quattroporte e la Ghibli a Grugliasco e il Suv a Mirafiori. Non è che ci si appresta a chiudere uno stabilimento fingendo d’investire e semplicemente spostando la produzione? Ci si chiede anche di quale misteriosa Alfa si tratti nel momento stesso in cui Marchionne sta trattando con il sindacato che detiene parte delle azioni Chrysler un possibile scambio: la riduzione dei prezzi dei titoli necessari a Fiat per arrivare alla maggioranza in cambio della costruzione delle auto del biscione a Detroit.
La vaghezza del piano, la solita mancata risposta alle domande e le solite mancate domande dei media, la sua incoerenza, affiorante da tutte le parti , lascia pensare che si tratti dell’ennesimo ballon d’essai del manager col maglioncino che intanto incassa la proroga della Cig e può tenere sulla corda i sindacati investendo in gratuite prospettive. Certo ormai non fa più le cose in grande come con il “Piano Italia”, qui siamo ad annunci più modesti, ma non meno sospetti. Buoni magari anche per sostenere gli amici di sempre nel caso di una campagna elettorale. Una spinta non fa mai male, come per le Fiat.