Fatto sta che un’evidente menzogna a cui tutti i responsabilissimi rappresentanti del popolo hanno fatto finta di abboccare, è stato il cavallo di Troia con il quale si è dato l’avvio al massacro dei diritti del lavoro: l’operazione Pomigliano e con i suoi diktat risibili dal punto di vista economico, ma inquietanti e perversi da quello politico, è stata l’ “eccezione” destinata a diventare la regola. Ora i complici tacciono oppure, come Sergio Chiamparino, si godono le poltrone (presidenza della Compagnia San Paolo), conquistate con l’acquiescenza e la ragionevolezza con cui hanno condotto le greggi al mattatoio.
Ma c’è il serio pericolo che i posti in banche e fondazioni non siano sufficienti ad accontentare tutti quelli che di fronte alla cartellina in cui si spiegava il piano “Fabbrica Italia” sono rimasti folgorati. Per fortuna che ora Corrado Passera, uno con la schiena diritta quando si trova nell’altro emisfero, le canterà chiare all’Ad di Fiat: se proprio non può raddoppiare la produzione di automobili che almeno raddoppi i compensi a chi di dovere, il milieu tecnico politico su questo sa essere intransigente. Vorrei proprio vedere con faccia Marchionne avrà il coraggio di dimenticare persino di mettere in piedi un ordine monastico per Bonanni che ci tiene tanto: i figli della Gran Madre di… beh, il nome non è ancora completo, il catecumeno Raffaele ci sta ancora riflettendo.
Certo tutto questo ha un po’ spiazzato il povero Lapo Elkann che poco si raccapezza di queste cose, ma tiene il punto: ” quello che va bene pev la Fiat va bene pev l’Italia diceva il nonno. Pervciò cvedevo che quello che piace a me piace anche agli italiani “. Non so perché, ma comincio a credergli.