Solo un atto di estrema stupidità
la stella rossa a cinque punte?
di Iannozzi Giuseppe
Venerdì il referendum che vede nell’occhio del ciclone Mirafiori. Una stella a cinque punte, disegnata con vernice rossa, è stata tracciata su un manifesto pubblicitario all’altezza del cavalcavia di corso Sommelier. La vernice rossa è servita ai terroristi rossi (?) per minacciare Sergio Marchionne anche su altri due manifesti: “Marchionne fottiti”, “Non siamo noi a dover diventare cinesi” e “Ma i lavoratori cinesi a diventare come noi”. La Digos è subito intervenuta ed ha aperto le indagini.
La Digos (che fa riferimento alla Questura di Torino) spiega che, così su due piedi, non è possibile ricollegare la stella a cinque punte con un gruppuscolo di nuove sedicenti Brigate Rosse. Per gli investigatori si tratterebbe invece di una simbologia forte, condannabile sotto ogni aspetto, e che purtroppo di questi tempi è diventata di moda con evidenti accenti di prepotenza. Gli investigatori spiegano che si tratta di “una simbologia forte” ma non così “inedita”, usata per “alzare il tono” e per attirare la massima attenzione. Viene inoltre sottolineato che “d’altronde il dibattito sulla questione Fiat-Marchionne è a tinte forti anche a livello istituzionale, politico e televisivo, da non far meravigliare se alcune persone, magari anche tra i più giovani e comunque tra i cosiddetti antagonisti, cerchi di calcare la mano”.
Il Procuratore di Torino, Giancarlo Caselli parla di stupidità da parte di alcuni più che di una reale minaccia: “Non ci sono, oggi come oggi, elementi concreti per temere il ritorno di una violenza organizzata come quella dei tristi anni di piombo. Inoltre sono convinto che i lavoratori e il sindacato, nonostante le difficoltà, sapranno mantenersi sui binari del confronto anche duro ma democratico. A Torino, ma non soltanto a Torino, ci sono ovviamente difficoltà e problemi, ma coloro che sporcano la città con messaggi che vorrebbero evocare le Brigate Rosse, più che minacciosi sembrano stupidi”.
Il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, ha espresso “solidarietà a Sergio Marchionne” sottolineando che le scritte “sono un atto grave che induce a non abbassare la guardia”: “Spero anche che tutti si responsabilizzino. Non bisogna lasciare spazio alle strumentalizzazioni. Oggi abbiamo bisogno di unità d’intenti per il rilancio del nostro sistema produttivo”.
Il una nota il vicepresidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli, rileva: “La sinistra italiana non riesce a schiodarsi dai fantasmi degli anni ’70 quando impiegò qualche anno prima di riconoscere che le Brigate Rosse erano rosse e terroristi assassini. Oggi ripete gli stessi errori. Non si può accusare Marchionne di organizzare un referendum ‘ricatto’, o di fare ‘un’estorsione’ ai lavoratori e poi sorprendersi per le minacce che arrivano all’ad di Fiat e la ricomparsa della stella a cinque punte”.
Nonostante si parli di un atto stupido da parte di alcuni stupidi patentati, la Digos e le forze dell’ordine tutte, in vista del referendum di giovedì e venerdì sull’accordo su Mirafiori, tengono alto il livello di attenzione.