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Campogiani, romano, ha esordito con la pellicola "La cosa giusta" nel 2009.
-La cosa giusta
di Marco Campogiani - Italia 2009 - commedia/drammatico - 93min.
Torino. Due poliziotti, il maturo e disilluso Duccio (Ennio Fantastichini) ed il giovane di belle speranze Eugenio (Paolo Briguglia), hanno il compito di sorvegliare un potenziale terrorista appena rimesso in libertà, tale Khalid Amrazel.
Nella prima parte del film, consistente nel pedinamento del sospettato, assistiamo alla presentazione dei due protagonisti ed al loro confronto fisico e psicologico, spesso sotto forma di dialoghi che i due si scambiano nella volante della polizia, in cui il pubblico può rendersi conto di come appartengano a mondi totalmente differenti, almeno per quanto riguarda la forma mentis. Ad un certo punto però la copertura salta, cosicchè i due protagonisti si ritrovino a dover giocare a carte scoperte con il misterioso arabo. Lo seguono, ci camminano assieme, ci parlano...Insomma a poco a poco il confine fra "rapporto professionale" e personale si assottiglia.
A mio parere il punto di forza del film sta nella messa in scena di due dinamiche conflittuali: una, la più evidente, è quella fra gli italiani e gli extracomunitari, che tutti sappiamo essere profondamente problematica, non solo per le inefficaci soluzioni legislative in materia, ma per un approccio culturale tendente più al sospetto che alla fiducia; l'altra, meno scontata, è quella interna alla società stessa, e non è (solo) generazionale: Duccio ed Eugenio non si sopportano perchè hanno idee completamente differenti e rifiutano a priori quelle dell'altro. Una volta arrivati a capirsi, però, riconoscono e accettano l'uno l'esistenza dell'altro, pur senza rinunciare alle proprie posizioni: l'incontro con l'altro è insomma visto dal regista come un occasione di arricchimento, non una minaccia di privazione; e solo una volta che i due hanno capito questo (dunque solo all'interno di una società coesa) riescono ad riconoscere ed accettare l'elemento esterno rappresentato da Khalid (Ahmed Afiene); di più: lo integrano all'interno del loro sistema di pensiero, ne fanno uno di loro, dunque si accollano i suoi problemi, gioiscono e soffrono con lui.
Malgrado sia stato tacciato di eccessiva retorica, la pellicola mi è sembrata un tentativo di riflessione sincero su complessi temi dell'attualità italiana.
La recitazione si attesta su buoni livelli, e la fotografia, complice l'aura magica del capoluogo piemontese e quella mistica dei paesaggi tunisini (alcune sequenze sono girate a Tunisi) è efficace.
Fra i difetti mi sento invece di segnalare un'eccessiva linearità (o canonicità) di sceneggiatura, che comporta una certa dose di prevedibilità, ed un concept complessivamente forse troppo televisivo e troppo poco cinematografico.
Il che non basta certo a giustificare l'ignobile trattamento che a questo film è stato riservato in sede di distribuzione: il film è stato pessimamente distribuito da Cinecittà Luce. Dopo essere stato presentato al festival del cinema di Torino, infatti, la casa di distribuzione (sconsiglio a chiunque di rivolgersi ad essa dato l'esito disastroso avvenuto con questo film) ha pensato bene di vendere la pellicola a tre (dico "3", di numero) sale cinematografiche in tutta Italia: la descrizione precisa dell'avvenimento, per bocca di Campogiani stesso, la trovate al seguente indirizzo:http://lacosagiustafilm.blogspot.com/2010/02/intervista-marco-campogiani-regista-de.html
Una vergogna per cui poi se si parla di cinema italiano in crisi e di assenza di nomi emergenti non ci può stupire.
S.V. (recensione su commissione)
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