Il professor James Tabor è preside del Dipartimento di Studi Religiosi della University of North Carolina a Charlotte, dove insegna Origini del Cristianesimo e Giudaismo antico; è anche un archeologo, con molti importanti scavi in Palestina, tra cui quello che ha portato alla scoperta della tomba del sudario ad Akeldamà.
Nel suo ha recentemente affrontato il tema della tomba dove fu sepolto, secondo i vangeli canonici, Gesù. L'articolo si intitola " Reading Mark and John: The First Burial of Jesus", e nel titolo riassume i due temi affrontati: il primo è il confronto tra il racconto del Vangelo secondo Marco, il più antico dei vangeli canonici e quello a partire dal quale furono scritti i vangeli secondo Matteo e Luca, e quello del Vangelo secondo Giovanni, l'ultimo ad essere scritto e certamente indipendente dal vangelo marciano; il riconoscimento di una prima sepoltura di Gesù, il secondo.
Marco e Giovanni contro Matteo: la tomba di Giuseppe di Arimatea
Tabor riepiloga la storia della sepoltura di Gesù, così come nota al grande pubblico:
Tutti "sanno" che secondo i quattro vangeli del Nuovo Testamento, Giuseppe di Arimatea, altrimenti mai menzionato, si reca da Ponzio Pilato, governatore della Giudea, e ottiene il permesso di rimuovere il corpo di Gesù dalla croce. Prende il corpo e lo depone nella propria tomba nella tarda sera del venerdì. Un gruppo di donne, Maria Maddalena e altre, lo segue e vede la collocazione della tomba. Domenica mattina, quando vi si recano in visita per completare i riti ebraici di sepoltura, la tomba è vuota.
Tabor fa notare, però, che la storia non è corretta per quanto riguarda la parte in corsivo: la tomba, infatti, non appartiene a Giuseppe di Arimatea!
Il Vangelo secondo Marco, la fonte più antica, dice infatti ( Vangelo secondo Marco, 15:46):
Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro.
Come si vede, "Marco" non dice nulla a riguardo della proprietà della tomba. Il Vangelo secondo Giovanni, il più tardo ma, a differenza di Matteo e Luca, indipendente da Marco, aggiunge un dettaglio ( Vangelo secondo Giovanni, 19:41-42):
Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino.
Dunque la situazione è chiara: siamo nel tardo pomeriggio del giorno della Preparazione, il sabato è prossimo ad iniziare (per gli ebrei non inizia a mezzanotte ma al tramonto), c'è poco tempo, nei pressi del luogo della crocifissione c'è una tomba appena scavata, vuota; poiché hanno fretta, depongono Gesù nella tomba disponibile più vicina.
La tomba, dunque, è scelta perché la più vicina. Marco e Giovanni non fanno alcun accenno al fatto che Giuseppe di Arimatea ne sarebbe il proprietario; del resto sarebbe una coincidenza strana che la tomba più vicina fosse proprio la sua.
Allora perché si crede che la tomba in cui fu sepolto Gesù sarebbe appartenuta a Giuseppe? La ragione è la versione dell'episodio tramandata nel Vangelo secondo Matteo, in cui l'autore dice ( Vangelo secondo Matteo, 27:60a):
e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia
Matteo è l'unico a citare questo dettaglio, ma perché dovremmo considerarlo un'aggiunta errata? Per due ragioni.
La prima è che è inverosimile che Giuseppe di Arimatea avesse casualmente una tomba appena scavata proprio vicino al luogo della crocifissione; è improbabile che nessuno degli altri tre evangelisti fosse a conoscenza del fatto o l'avesse reputato irrilevante; è inverosimile che Giovanni spieghi la scelta con la vicinanza e non con l'appartenenza della tomba a Giuseppe.
La seconda ragione è che Matteo frequentemente aggiunge dettagli alla narrazione allo scopo di mostrare che la vita di Gesù avvera profezie dell'Antico Testamento; Matteo crede che la passione di Gesù verifichi la profezia di Isaia sul "Servitore sofferente" ( Vangelo secondo Matteo 8:17), e siccome in quella profezia si dice che il servitore sarà sepolto "con il ricco" ( Isaia 53:9), allora la tomba in cui Gesù è sepolto diventa quella di Giuseppe di Arimatea, del quale è solo Matteo ad affermare che fosse ricco ( Vangelo secondo Matteo 27:57).
La prima sepoltura di Gesù e la tomba vuota
Dunque la situazione della sepoltura di Gesù è la seguente. Gesù muore sul Golgota e Giuseppe di Arimatea chiede di poter disporre del suo corpo, ma a causa del prossimo inizio del sabato è costretto a deporlo in una tomba che si trova lì vicino, in attesa che la fine del riposo sabbatico possa permettere di completare i riti di sepoltura e porre il suo corpo nel sepolcro definitivo: la seconda sepoltura.
Ciò che accadde dopo va probabilmente ricostruito nel seguente modo. Giuseppe di Arimatea, al termine del sabato, preleva il corpo di Gesù e lo porta in un nuovo sepolcro. Se si era preso l'impegno dinanzi a Pilato di seppellire il crocifisso è verosimile che intendesse farlo.
La domenica mattina, Maria Maddalena si reca al primo sepolcro, per completare i riti di sepoltura, ma trova la tomba vuota; quando torna dagli apostoli, ciò che dice è la seguente cosa ( Vangelo secondo Giovanni 20:13):
Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto".
Tabor conclude:
Sebbene tutti e quattro i vangeli implichino che il "corpo mancante" sia una prova della risurrezione dai morti di Gesù, si tratta chiaramente di una tarda aggiunta teologica al cuore della tradizione - che la tomba fu trovata vuota. [...] Credo che dobbiamo presumere che il processo di sepoltura del quale Giuseppe di Arimatea si assunse la responsabilità legale fu da lui portato a compimento. Senza badare alla fede nella risurrezione di Gesù, o, più probabilmente nel caso della comunità più antica, nella sua "esaltazione" in paradiso, il corpo di Gesù sarebbe stato ri-sepolto in una tomba, altrove a Gerusalemme.