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Marco Leonardi e Tommaso Nannicini, I dati dell’Inps sono i più adatti a valutare i risultati del Jobs Act

Creato il 15 febbraio 2016 da Paolo Ferrario @PFerrario

I dati dell’Inps, che sono i più adatti a valutare i risultati del Jobs Act in quanto registrano il numero dei contratti aperti e cancellati dai datori che devono obbligatoriamente pagare i contributi, registrano un forte aumento delle assunzioni nette a tempo indeterminato (perché, appunto, le cessazioni sono inferiori alla somma di assunzioni e trasformazioni). Dal gennaio al novembre 2015 (ultimo mese disponibile), le assunzioni stabili nette sono state 584.163, contro le 73.871 nello stesso periodo del 2014 e le 152.646 del 2013. Si tratta di un aumento enorme del saldo netto, che quasi quadruplica nel 2015 rispetto al 2013. Lo stesso non si può dire per il saldo netto delle assunzioni a tempo determinato (attivazioni meno cessazioni): 521.724 nel 2015, 546.683 nel 2014 (l’anno del decreto Poletti), 474.695 nel 2013. Questa volta il saldo addirittura diminuisce nel 2015 (di 24.959 unità nette) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.


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