“Ragazze ci vediamo domani mattina al corso di catalano”“Ma sei sicuro che vieni se fai nottata?”“Ovvio, non voglio che Maria Cecilia la colombiana abbia il sopravvento su Barbie. Ci sarò”.Difficile mentire sostenendo che la sveglia non è suonata quando in realtà non l’hai nemmeno impostata, quindi tento di rendere produttivo un tranquillo venerdì mattina seguito da un suicidio necessario alla piscina comunale. Ogni mese l’università di medicina organizza una festa a cui ovviamente noi Erasmus siamo invitati spacciandocela come l’evento migliore su questo angolo di crosta terrestre.“C’è la gente giusta, la location giusta e costa poco”Risultato: 12 euro che mi sono rimasti sullo stomaco in quanto questo mese conto anche i centesimi, tra la gente giusta c’era una mezza pazza che con la pancia di fuori inveiva contro un mondo a lei troppo stretto e la location prevedeva due sale di cui una adibita a bagno.Ma si sa che noi studenti dalle poche risorse economiche ci divertiamo ovunque, dateci uno sgabuzzino, qualcuno di cui parlare male, metteteci “Wannabe” delle Spice Girls e siamo felici.All’entrata ti assegnano un numero, ti mettono un bollino blu in testa, uno verde se sei single, uno rosso se sei fidanzato. Sembravamo dei Twister tridimensionali.La ragazza all’entrata subito mi appiccica quello verde.Cosa avrò voluto dire con quel gesto non richiesto? Che non mi fila nessuno?Inutile lamentarsi, ci ha preso in pieno.Una spagnola vicino a me invece pare dubbiosa.“Verde o rosso?” pensava.“Scusa ma non c’è un colore a metà tra il rosso e il verde? No perché sai, io non sono fidanzata ufficialmente su Facebook, però sto uscendo con un ragazzo, è una situazione intermedia che non so gestire molto, insomma, è un dramma però io sono felice. Non ti sembro felice?”Verde.
Dentro inizia la festa. Si balla mentre sul bancone del bar si dimenano due cubiste e un cubista.Pardon. Ragazzi immagine. Altrimenti è come se dicessi “netturbino” al posto di “operatore ecologico”, dobbiamo rispettare tutte le categorie lavorative.Insomma, le cubiste indossano anti estetiche lenti con montature scadenti, masticano cicche come i cavalli il fieno e da vicino sono davvero poco attraenti. Poi che cubista sei senza un tribale sul braccio, una geisha giapponese sulla spalla e un unicorno sul fianco? Meno male che si sono salvate almeno con il piercing all’ombelico, almeno quello.Una in particolare ha attirato la nostra attenzione perché girata di spalle, appoggiata al muro con le mani, inizia un imbarazzante movimento convulso di fondoschiena e cosce.Un Tesmed senza elettrodi.Una di quelle cinghie rassodanti proposte da Mastrota il lunedì mattina verso le dieci e mezza del mattino, tra Mattino Cinque e Forum.“Ma lei chi è?” ci chiediamo indicando una ragazza cinese con cui il nostro amico italiano cerca di avere una conversazione etno-culturale.“Ah sì, è una ragazza che studia qui, ha un nome impronunciabile quindi la chiamano Ophelia”“E perché mai?”“Non fare domande, piuttosto guarda che bei capelli”“Non fare domande, piuttosto guarda come balla” rispondo ipnotizzato.
Due secondi prima infatti aveva deciso che il mondo non poteva aspettare e che lei doveva iniziare a ballare senza sosta dimenando il suo corpo come se non ci fosse più un domani.Parte del suo corpo. Perché muoveva poco le spalle, molto le tette e leggermente il collo. Solo quello, tutto il tempo.Una bella ragazza, alta, simpatica e sorridente.Ma il senso del ritmo proprio non le è innato, le gambe e le tette non sincronizzate, due antipodi contrapposti, due rette parallele, due poli, due isole nemiche.Quando la musica è diventata più tunz-tunz, anche le sue tette hanno cominciato a saltare come le casse dell’impianto stereo.E noi abbiamo cominciato ad avere dei dubbi.“Sono finte, è impossibile in natura tutto quel movimento e tutta quella staticità insieme”Nel frattempo ragazze vestite come la polizia municipale girano cercando qualcuno che voglia approfittare del loro servizio posta. A Milano si chiama “Single Party”. Qui invece ci hanno messo un’ora per rendere a gesti ed esempi un concetto non troppo difficile da assimilare.“Allora io vorrei dire al numero 132 che la deve smettere di improvvisare un passo a due proprio vicino a me, al numero 145 che ha delle scarpe che non si userebbero nemmeno come tiro a bersaglio e alla numero 211 che potrebbe cambiare orientamento alle proprie sopracciglia”Tutto qui.“Ah no, dimenticavo, la numero 320 mi ha pestato il piede senza chiedermi scusa. Dille che mi vendicherò quando meno se lo aspetta”.ùNel frattempo l’italiano e la cinese consumavano un bacio appassionato davanti ai nostri occhi increduli e curiosi.“Ma lei bacerà come balla?”“Io mi auguro di no”“Centrifuga”“Che schifo”Torniamo a casa alle cinque del mattino parlando stranamente di cibo e avendo l’ansia di una sveglia che sapremo posticipare fino a quando saremo costretti a dire “Ho perso la lezione, ops”.Ci salutiamo prima che ognuno imbocchi la propria strada.E con un’ultima domanda.“Ma alla fine sono finte o no le tette?”Lui, divorato da questo dubbio filosofico, accenna un sì.Mi addormento pensando “Però è stata brava, poteva esagerare invece è stata umile”.
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