Si è conclusa la tournèe autunnale di Marco Travaglio al Sala Umberto di Roma con il suo spettacolo “È STATO LA MAFIA”. Uno spunto di riflessione su delle trattative lasciate fin troppo in ombra nella storia italiana
“Il governo è salvo!”
Con queste parole Marco Travaglio ha introdotto il suo spettacolo colmo di rivelazioni scottanti, un lungo viaggio scandito dalla lettura di brani da parte di Isabella Ferrari, tra cui figuravano Gaber, Pasolini, Pertini e Calamandrei. Tema della rappresentazione è la storia delle trattative tra Stato e Mafia, iniziata con la stagione delle bombe nel 1992, per proseguire fino a oggi con tutti i suoi inconfessabili segreti.
Tre ore di profonde rivelazioni, riflessioni sulla storia di un paese da sempre privo di sano controllo. Il tutto espresso con lucidità dall’instancabile Travaglio, la cui sottile ironia ha contribuito a spezzare la pesantezza, e perché no, il tabù di un argomento assai insidioso. Le battute non sono mancate, così come le invettive contro il Cavaliere e sui recenti fatti politici. Attraverso il suo sguardo critico si è quindi svolta la cupa rassegna di questi negoziati, sullo sfondo di stragi e rapporti di potere.
“La trattativa è il peccato originale della Seconda Repubblica. E senza verità e giustizia sulle stragi non ci possiamo definire un paese civile”. Era questa la denuncia di Paolo Borsellino, un grido contro l’orrore da parte di colui che già si riteneva un uomo morto. Tale trattativa tra Governo Italiano e Cosa Nostra altro non era che una sorta di armistizio, in modo da porre fine alla terribile stagione delle stragi. La mafia avrebbe ottenuto, in cambio, delle forti riduzioni sulle misure detentive previste dall’articolo 41 bis, condizionando inoltre lo svolgimento politico del successivo ventennio.
Una storia di rapporti inquinati, che non salva neppure il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intrappolato dalle intercettazioni telefoniche fra lui e l’ex ministro Nicola Mancino. Nastri registrati nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia e andati misteriosamente distrutti.. Lo stesso Travaglio si era già espresso a proposito nel luglio del 2012 con un articolo su Il Fatto Quotidiano, denunciando la gravità di quei mesi che sconvolsero il colle. Il Presidente è stato particolarmente accorto nel cancellare ogni prova di tali telefonate, aggravando il sospetto che potessero contenere verità conturbanti.
Il lungo elenco dei reati che avrebbero dovuto trascinare i potenti democristiani sul banco degli imputati, promulgato nel celebre articolo Il Processo di Pier Paolo Pasolini, viene scandito dalla ferma voce di Isabella Ferrari in uno dei suoi toccanti intermezzi. Parafrasando le sempre attuali parole dell’intellettuale per eccellenza, “i potenti democristiani che ci hanno governato negli ultimi dieci anni non hanno capito che si era storicamente esaurita la forma di potere che essi avevano servilmente servito nei vent’anni precedenti (traendone peraltro tutti i possibili profitti) e che la nuova forma di potere non sapeva più (e non sa più) che cosa farsene di loro”, si comprende nettamente l’odierna situazione di uno Stato in cui non è più comprensibile chi sia davvero a governare. Nel 1945 si pensava fosse finalmente esplosa la democrazia.. Ma la verità è che il popolo in questo stato non è mai stato padrone. E nemmeno quei “potenti democristiani” idealmente processati da Pasolini, ormai trasfigurati in manichini privi di identità e orientamento politico.