Quindi il ritorno al passato gli è uscito male; non so se sia a causa del fatto che non sono più capaci di suonare a quel modo (anche perché molti membri sono cambiati): certo può essere un insieme di cause, anche perché molto spesso si ha la sensazione di sciatteria e svogliatezza, come se avessero avuto fretta di scriverlo, o l’avessero scritto mentre pensavano, boh, ad altro. Il nuovo batterista non mi piace, ma la produzione della batteria non lo aiuta: per dirne una, nei midtempo il rullante sembra un fustino del Dixan e il charleston sembra quello della banda di paese. Non so se il disco sia stato registrato apposta così male per quella storia del ritorno alle origini, ma alle origini non avevano mica questo suono, e comunque gli è uscita male pure questa.
Il pezzo migliore è Between The Wolf-Packs, che ha un paio di bei riff. Carucce Falaise e Doomsday Elite, che però avrebbero reso molto meglio con un suono diverso. Le peggiori penso siano Afrika e Nebelwerfer, che non riesco quasi mai a finire prima che mi venga voglia di premere skip. Probabilmente è anche la produzione che non pompa e che soprattutto non è adatta ai Marduk attuali, persino quando vogliono suonare old school come in questo caso. Blond Beast è stupidina, non so che altro termine usare. Verso la fine del disco c’è 503 che è il solito pezzo cadenzato dei Marduk, ma uscito veramente male; brutti riff, brutte linee vocali, inspiegabile ritornello da pub e il tutto affossato senza possibilità di scampo dalla produzione che gli toglie potenza cercando di farlo suonare come Dreams of Blood and Iron o Materialized in Stone, senza averne il sentimento. Il paragone col pezzo cadenzato di Serpent Sermon, Temple of Decay, è impietoso. L’ultima Thousand-Fold Death risolleva un po’ le sorti del disco: una caciaronata senza motivo con linee vocali assurde e qualche buono stacco melodico qua e là, quantomeno divertente. E questo è. Chiaramente tutti gli indizi portano a pensare che sia un temporaneo passo falso, quindi non ci preoccupiamo troppo e aspettiamo, rivolgendo ogni tanto una preghierina al demonio affinché restituisca l’ispirazione ai suoi figli prediletti.