Il mare al mattino è un lungo ponte, quello che unisce due mondi che nel tempo sono stati prima alleati e poi nemici, ma il mare è sempre quello e ciò che vi passa sopra non lascia traccia, se non una scia sottile che l'hai persa il momento steso in cui l'hai trovata. Da una parte c'è Jamila, è giovanissima e a con se Farid un figlio che è quasi un fratello, scappano dalla guerra e per farlo sono pronti ad affrontare il mare. Farid non lo aveva mai visto il mare, loro che sono figli della sabbia rossa, non lo sanno quanto può essere pericoloso il mare, ma meglio quello che la guerra, meglio la possibilità di arrivare dall'altra parte e poter ricominciare, che restare e morire. Jamila non ha mai visto tanto orrore tutto insieme, cadaveri abbandonati nel deserto, uomini con occhi di animali e rabbia. Sarà un viaggio breve, mente a suo figlio ma in cuor suo spera solo di non morire prima di lui, per non lasciarlo solo. Farid pensa alla sua casa se la rivedrà mai più e alla sua gazzella.
Dall'altra parte c'è Vito, che dalla Sicilia guarda l'orizzonte, 18anni appena compiuti e una cicatrice nell'anima che gli è rimasta stampata addosso il giorno in cui sua madre l'ha partorito. Angelina ci pensa sempre e quando ci pensa i ricordi bruciano. Aveva 11 anni Angelina quando Gheddafi la cacciò via da Tripoli con tutta la sua famiglia. Aveva 11 anni quando con suo padre e sua madre dovette dimenticarsi del laboratorio di candele, delle amiche arabe, dell'albero della gomma e del suo amico Alì e della loro promossa d'amore. Angelina era una Tripolina. ora ha un figlio, Vito e lui ci ha scritto la tesina della maturità, sui Tripolini. E quando i Tripolini tornarono in Italia non c'èra tempo per pensare a loro. Erano gli anni 70' è tutto andava troppo di fretta per ricordarsi di quelle famiglie italiane trapiantate in Africa e poi estirpate e rimandate al mittente.
Vito guarda sua madre, lui combatte con le onde, mentre lei a mare non ci scende mai, solo a sera. Angelina guarda il mare come gli arabi, come una lunga ferita che sanguina, come la sua ferita che non riesce rimarginarsi lei che araba lo è stata per 11anni.
Angelina e Jamila non si incontrano mai, Farid e Vito non sapranno mai della reciproca esistenza me le loro storie si specchiano una nell'altra creando una unica grande Storia che è quella di un mare, giunzione tra due terre, che impone rinunce e sofferenze, perdite e abbandono.
"Ancora una volta Margaret Mazzantini riesce nell’impresa di trasformare il dolore in letteratura, e di dare dignità a ciò che troppo spesso, nella vita e nella scrittura, ci ostiniamo a tenere fuori campo."
Ho apprezzato tantissimo questo piccolo libro, che mi ha strappato lacrime e pensieri ma soprattutto mi ha ricordato una verità storica di cui avevo perso memoria. Grazie alla mia amica Su che non sbaglia mai un colpo in fatto di regali.
Mare al Mattino - Margaret Mazzantini: L'Arcipelago Einaudi. 2011