Marea nera: un aiuto da Google Earth e Pro Publica

Da Pinobruno

La piattaforma petrolifera Deepwater Horizon della British Petroleum continua a vomitare petrolio nel Golfo del Messico, ormai da due settimane. La situazione è monitorata anche da Google, che ha dedicato

una pagina all’evolversi della situazione. Ci si può rendere conto del movimento della macchia di petrolio grazie alle immagini scattate dai satelliti della NASA e rielaborate da Google Earth. Google ha inoltre messo a disposizione un sito in cui i cittadini delle aree interessate possono intervenire con notizie e commenti. Allo stesso tempo, i giornalisti investigativi di Pro Publica  hanno messo in rete un’inchiesta sui profitti delle Sette Sorelle e su come i petrolieri riescono a cavarsela senza pagare i danni causati.

L’inchiesta curata da Marian Wang cita uno studio condotto dal Minerals Management Service sugli incidenti negli impianti offshore dal 2001 al 2007, che hanno provocato – tra l’altro – 41 morti e 302 feriti . Negli ultimi 12 anni  - scrive Marian Wang – la pena media è stata di  45.000 dollari. Attualmente il Minerals Management Service  può multare le compagnie petrolifere e del gas per un massimo di 35 mila dollari per violazione al giorno.

Il disastro nel Golfo del Messico

Spiccioli, insomma, a fronte di veri e propri disastri ambientali. Il gigante petrolifero britannico BP, ad esempio, ha realizzato 5,6 miliardi di dollari di profitti nel primo trimestre del 2010. Lungi dall’avere un record immacolato di sicurezza, l’azienda negli ultimi dieci anni ha pagato in tutto 371 milioni di dollari di multe inflitte da vari organismi federali statunitensi.

Meglio pagare multe che spendere soldi per la sicurezza.


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