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Margaret Mazzantini alla Festa del libro 2011 di Roma

Creato il 03 aprile 2011 da Gabbianoj

Le luci si spengono, e i toni caldi della sala diventano scuri. Sul palco risaltano le due poltroncine semicircolari rosse, illuminate da due occhi di bue. Entra l’intervistatore, Marino Sinibaldi, introduce la manifestazione, e poi presenta la scrittrice: Margaret Mazzantini.

Volevo prender parte a qualcuna delle varie interviste/racconti che la Festa del libro e della lettura prevedeva. Questa sera erano in programma, in contemporanea, Margaret Mazzantini ed Elmore Leonard, in due sale diverse. Confesso che non ho letto un libro di nessuno dei due, e che se avessero fatto un’interrogazione tipo quelle di scuola con “alzi la mano chi ha letto almeno un libro dell’autore” avrei dovuto nascondermi sotto la poltrona

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. Ma chi doveva parlare erano loro, e io poi ero interessato, per cui ero giustificato
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Be’, avevo quasi scelto Elmore Leonard perché dalle informazioni sul suo intervento avevo appreso che avrebbe probabilmente parlato delle regole che secondo lui uno scrittore dovrebbe seguire.

Però, mi sono reso conto che, probabilmente, la Mazzantini avrebbe parlato di più di relazioni ed emozioni, e siccome nel libro che teoricamente vorrei scrivere ci dovrebbe essere un bel po’ di quella roba lì, allora ho optato per lei.

Come è fatto uno scrittore?
Poco tempo fa ho passavo per una libreria e ho assistito a una breve intervista a Wilbur Smith, e devo dire che di lui diresti “sì, potrebbe fare lo scrittore” (se non sapessi che già lo fa). Della Mazzantini non direi proprio la stessa cosa, ed in effetti lei non è scrittrice da sempre.Forse mi immagino gli scrittori tutti pensosi e riflessivi?

Lei no, lei era … agitata, ma no, non è il termine giusto, come dice lei è irrequieta e si vede tantissimo. Parla parla, e parla veloce, ma alla fine mi è piaciuto come ha parlato, mi è piaciuto perché si vedeva la sua passione per isuoi libri e per la scrittura, per le storie.

Già, perché sebbene il titolo della conferenza/intervista fosse “come scrivo i miei libri”, in realtà una buona mezz’ora è andata nella descrizione del suo ultimo libro, “Nessuno si salva da solo“, ma d’altra parte è giusto, e l’argomento ha comunque aperto la via ad altri.

Il titolo dice che glielo ha praticamente suggerito un signore anziano, che una sera al ristorante le ha chiesto “preghi per me, che nessuno si salva da solo”.

E il ristorante sembrerebbe essere per lei un luogo di ispirazione. Racconta come spesso dica al marito di stare zitto perché deve ascoltare le conversazioni degli altri (e Sinibaldi commenta “è una buona scusa per far star zitto il marito!“)

Sì, si fa i fatti degli altri, e in questo mi ci sono ritrovato

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. E credo che solo con un’attenta osservazione del mondo, una persona possa poi raccontarlo. Infatti lei dice che è attenta ai dettagli, e questo si è sentito tanto quando ha descritto i personaggi del suo libro, ne parlava come se fossero persone vere, che conoscesse realmente.

E mi è tornata in mente una frase che ha detto Saviano nell’intervista sul primo dvd di “io scrivo”, il corso di scrittura del Corriere della sera, e cioè che leggendo un romanzo, se è scritto bene, è come se tu fossi stato nella storia narrata, e appunto la Mazzantini parlava di quelle persone come fossero state vere.

Sulla scrittura in senso stretto Margaret Mazzantini ha detto che non vede le scuole di scrittura come assolutamente necessarie, anche perché lei è arrivata ad essere scrittrice in uno strano modo, e il primo libro l’ha scritto su un quaderno che il marito le aveva regalato mentre erano a Parigi e lui lavorava. Fino ad allora non aveva avuto sentore che avrebbe potuto avere successo a scrivere.

E, cosa più importante, ha sottolineato ciò che mi era già arrivato da un altro libro che sto leggendo, e cioè che scrivere in senso professionale è un lavoro, e puoi avere tutto il talento che ti pare, ma poi devi metterti lì e stare ore e ore seduto a tirar su il tuo libro.

Riguardo la trama e la storia, quando parte non va avanti alla cieca ma ha già un po’ in mente ciò che succederà, sebbene confessi che le piace perdersi nelle storie laterali.

Come Wilbur Smith, anche la Mazzantini ha sottolineato come si soffermi sull’imperfezione, perché l’imperfezione è la realtà e ci rende diversi gli uni dagli altri. E come, con particolare riferimento alla sua ultima storia, l’imperfezione sia presente non solo nelle persone, ma anche nelle relazioni che si instaurano tra di esse.

Margaret Mazzantini ha parlato tra un personaggio e l’altro anche un po’ della sua vita, e mi ha colpito una cosa che ha detto a un certo punto. Non la ricordo esattamente, ma insomma era che quando si arrabbia, quello che ucciderebbe – diciamo scherzando ma non troppo – è proprio il marito, perché è proprio da lui che non si aspetterebbe certe cose. Insomma quella rabbia per qualcosa che può fare viene proprio da quella stima che prova per lui, per il credere in lui. E mi ha colpito perché mi è capitato qualcosa di simile, e… ho capito esattamente cosa voleva dire.

Alla fine Sinibaldi ha chiesto alla Mazzantini di leggere un brano del libro, e lei si è messa a sfogliarlo per decidere da che punto attaccare. I secondi passavano, regnava il silenzio totale, quando lei all’improvviso fa: “Sono simpatica a tutti sto sul cazzo solo a te”. E Sinibaldi, col quale sembravano amici, sottolinea sorridendo: “non era una sua affermazione finale…”

:-D
. Ilarità generale
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. Immagino fosse appunto una frase del libro, anche se poi il brano scelto è stato da tutt’altra parte.

Vicino a me c’era l’ufficio stampa dell’Auditorium, che concretamente era una ragazza che durante l’intervista scriveva un pezzo su un netbook. Non so se fossero solo appunti, perché pensavo che forse è meglio scrivere di un fatto quando l’hai visto tutto, per soffermarti sui punti che sono stati quelli salienti. Be’, niente, solo una nota curiosa.

Sabato prossimo c’è il sociologo Bauman che parla di Facebook, forse ci vado. Sperando che non dica cose già sentite, ma non credo. E poi voglio vedere questo Bauman del libro “Amore liquido” che sento citare più volte.

Ah! Sebbene il nuovo libro della Mazzantini parli di un amore… imperfetto, cita la canzone One, degli U2. Un amore perfetto potrebbe esser visto come una fusione, come un unicum; e quel “one”, quel concetto che la canzone esprime, credo avesse tutto il diritto di stare di un libro che parla di una storia d’amore, comunque essa vada a finire.

Link a One



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