Margaret Mitchell, Via col vento - Speciale

Da Dalailaps @dalailaps
Questo articolo ha avuto una vita piuttosto travagliata. Non quanto quella della signora O'Hara, ma quasi. Una mia cara amica mi ripete spesso Non lasciare che la perfezione sia nemica della buona qualità. Ora, lungi da me credere che i prossimi articoli saranno perfetti, ma credetemi quando vi dico che di impegno ne ho messo in gioco davvero tanto e che ho lavorato per fornirvi informazioni dettagliate e, nel caso dell'ultimo articolo inerente questa storia immortale, mai scritte prima nella nostra lingua. Ho letto, ascoltato e visto tantissimo materiale e, oltre a questa analisi del libro, nei prossimi giorni potrete leggere anche la recensione del film, un articolo sulle differenze tra le due opere e uno sui travagliati momenti che hanno portato alla realizzazione del meraviglioso adattamento cinematografico, quello che molti – io compresa – considerano uno dei migliori film della storia. Vi auguro buona lettura!
 


Rossella O'Hara è la viziata e capricciosa ereditiera della grande piantagione di Tara, in Georgia. Ma l'illusione di una vita facile e agiata si infrangerà in brevissimo tempo, quando i venti della Guerra Civile cominceranno a spirare sul Sud degli Stati Uniti, spazzando via in pochi anni la società schiavista. Il più grande e famoso romanzo popolare americano narra così, in un colossale e vivissimo affresco storico, le vicende di una donna impreparata ai sacrifici: la tragedia della guerra, la decimazione della sua famiglia, la necessità di dover farsi carico della piantagione di famiglia e di doversi adattare a una nuova società.
Prima di iniziare a dire qualsiasi cosa di questo libro vorrei approfittare dell'occasione di sfatare un mito: lo so che il formato "mattone" di questo romanzo vi potrebbe spaventare, ma credetemi quando vi dico che la lettura scorre molto più rapidamente di quanto possiate immaginare. Perciò leggetelo. Dico sul serio. Andate subito su qualche e-commerce e acquistatelo. O se vi va, prendete il cappotto e andate in libreria a comprarlo. Il post è qui e vi aspetterà. Avete il mio pieno consenso: lasciate perdere questa recensione (che comunque eviterà al massimo gli spoiler, anche se si tratta di una storia famosissima) e andate a recuperare immediatamente questo libro. E a voi, uomini in lettura, a voi dico questo: non fate come Clark Gable e non credete che questo libro sia una roba “da donne”! Piacerà anche a voi, soprattutto se avete voglia di farvi un bel tuffo nella storia e nella cultura dell'epoca. O, mal che vada, ne ricaverete un bell'arricchimento dell'animo... che male non fa. E avete idea di quasi punti guadagnerete con una donna dicendo di averlo letto?
Bene, ora cominciamo. Sì, ora. Questo era un preambolo nato dalla pura passione per questa storia, anche se magari leggendolo vi suonerà in testa la voce del più entusiasta dei televenditori. Ciancio alle bande.

Margaret Mitchell House & Museum.

LA STORIA IN GENERALE

Margaret Mitchell decise di scrivere questa storia quando la madre la portò a visitare alcune vecchie piantagioni di cotone per parlarle delle battaglie avvenute durante la guerra di Secessione, quelle che colpirono fortemente le terre della Georgia. Margaret rimase fortemente colpita da quei racconti e iniziò a scrivere con il puro proposito di confezionare un’opera che rappresentasse al meglio quella guerra e che portasse avanti come tema principale il desiderio di sopravvivenza, rivalsa e forza.  Dopo lunghi anni di scrittura, l'opera fu pubblicata negli Stati Uniti in un periodo storico che non poteva essere il migliore: la fine della grande depressione; Peggy Mitchell, pur rifacendosi a episodi storici di anni precedenti, era riuscita a ritrarre al meglio quello spirito che gli americani avevano bisogno di ritrovare per rimettersi in moto. Per lo stesso motivo, credo che questo romanzo possa offrire molto anche oggi, anche ai non-americani.
In quattro settimane il romanzo vendette più di 180 mila copie, la portò a vincere il Premio Pulitzer e, nel 1938, ad ottenere una candidatura al Premio Nobel per la letteratura   Margaret Mitchell creò un libro in cui le persone poterono (e possono) trovare tutto ciò che cercavano: amore e odio, vittorie e sconfitte, felicità e tristezza. Ma la cosa più importante, quella che rende questo romanzo eccezionale, è che per quanto i personaggi possano compiere azioni sbagliate – consegnandoci personaggi molto umani e rendendoci più facile l’immedesimazione  – la loro discutibilità passa in secondo piano di fronte al loro più che condivisibile desiderio di libertà e felicità, che da sempre rende simili tutti gli uomini.
E sempre riguardo a questa umanità, risalendo più in superficie tra le parole, saranno contenti quelli che aborrono le storie d’amore eccessivamente mielose, perché avranno i loro gusti soddisfatti in relazioni ricche di errori e contraddizioni.
    

LO STILE

Nonostante l’imponenza dei temi trattati lo stile è abbastanza semplice, ma, al contempo, potente nella sua capacità di rendere interessanti anche le più complesse descrizioni di fatti storici, quelle in cui solitamente ci si perderebbe un po’; il romanzo è un ottimo esempio – direi che dovrebbe esserlo anche per scopi didattici – di come si debba costruire una trama ritmandola al meglio e portandola a ottime scene clou: Peggy Mitchell aveva il dono di sapere quando accelerare o rallentare la narrazione mantenendo attiva l'attenzione del lettore.
Questa capacità persiste nella descrizione delle vicende dei personaggi, riuscendo a indagare nei vortici dell’animo umano con una profondità che è molto difficile rintracciare nelle opere di oggi.
Un'altra    

LA STORIA PIÙ IN DETTAGLIO

Oltre a parlare di temi che potremmo definire universali, Via col vento narra in modo molto vivido della gente del Sud – in particolare dello stato della Georgia – e del loro orgoglio, del loro animo e del loro amore per la loro terra. Una particolare attenzione è data al ruolo della donna di quel tempo (e vi sarà facile notarlo nel personaggio di Rossella, così diversa dalle altre signore del romanzo), all'amicizia tra donne e al precario equilibrio delle persone nel passaggio tra giovinezza e maturazione. C’è un’annotazione che sento di dover fare: nel libro si parla anche di Ku Klux Klan e del comportamento dei sudisti nei confronti della gente di colore, perciò se siete persone particolarmente sensibili alle tematiche razziali vi avviso che potreste trovare certi passaggi del romanzo un po’ difficili da digerire. La differenza tra neri è bianchi è descritta con così tanta spontaneità – tra una descrizione della vita del Sud e una della bontà dell’animo dei sudisti – da rappresentare per me l’unico motivo per cui la lettura può essere concretamente difficile da affrontare: c’è poco da fare, all'epoca la vita era quella e credo questo sia uno di quei casi in cui per godere di una cosa devi accettare l'intero contenuto del pacchetto. È arduo riassumere la storia nella sua interezza (perciò se volete approfondire vi lascio il link alla pagina di Wikipedia), ma credo che ciò di cui sia meglio parlare per farvi capire lo spirito del romanzo siano i quattro personaggi principali, gli unici in grado di ricapitolare nella loro stessa essenza tutto lo spirito degli eventi.
     

Margaret Mitchell sfoglia il suo libro nel 1936.

I PERSONAGGI

Rossella, indimenticabile nel suo essere capricciosa, volitiva e in grado di lottare contro qualsiasi avversità per ottenere ciò che desidera o di cui ha più bisogno. Rhett, un uomo simile a lei nella sfrontatezza, ma che nasconde molto di più sotto quel suo guscio di sincera ironia: in lui c’è coraggio e introspezione. Melania, meravigliosa, buona, materna, che nasconde una complessità che non si coglie fin dalle prime pagine; è parte, assieme a Rossella, di una delle amicizie più strane e potenti mai scritte. Ashley, guidato da quell'eccessivo onore che manca invece a Rhett, un uomo franco e molto difficile da capire nella sua totalità. La storia potrà affascinarvi, e forse anche farvi imparare e ricordare più cose di quelle che avevate studiato alla scuola media, ma quelli che resteranno indimenticabili nella loro complessità e contrapposizione saranno appunto loro quattro: Margaret Mitchell ebbe il dono di saper tratteggiare i suoi personaggi in modo tale da farli quasi sentire vivi nella realtà.
Rossella è una donna pronta a tutto, un’eroina battagliera che per quanto egoista ed egocentrica non potrete mai detestare completamente. Una donna in grado di vivere spinta dal desiderio di rivalsa, riuscendo a convincere se stessa a non guardarsi mai indietro; viene travolta dagli eventi ma riesce a trovare sempre un modo, anche tentennando, per superare gli ostacoli che le si pongono davanti. Rossella crescerà per colpa della guerra, ma rimarrà comunque un po' bambina nel suo non essere stata in grado di raggiungere l’obiettivo di diventare come sua madre, la donna che ha stimato di più. Insegue per tutta la storia l’immagine di un uomo che, infondo, ha creato da sola idealizzando un uomo meno passionale di quanto lei desiderasse.  Quest’uomo, Ashley, sposerà un’altra donna e non sarà mai in grado di sfogare i suoi sogni inquieti facendoli diventare realtà. Resterà perennemente sospeso su un velo di apatia, riuscendo a rappresentare perfettamente lo spirito dell’uomo sudista sconfitto (e quindi in piena contraddizione con lo spirito di Rossella) e pertanto della malinconia in una delle sue forme più vere. Melania, moglie di Ashley e sorella del primo marito di Rossella, rappresenta una via intermedia tra le donne dell’epoca e lo spirito della cognata e amica: è colei che rappresenta la bontà più pura – capace di bilanciare gli impeti della protagonista a cui è legata da un profondo senso di gratitudine –  e la purezza dell’amicizia e dell’assenza di giudizio che vi è solitamente connessa. E infine Rhett, la rappresentazione della passione, dell’irriverenza: l’unico in grado di tenere testa a Rossella e a capire i suoi gesti e i suoi veri pensieri, quelli che nasconde mordendosi la lingua e dicendo quello che una signora dell’epoca avrebbe dovuto dire.
Due donne e due uomini che nelle loro diversità e nelle loro similitudini si incastrano perfettamente, riuscendo a rappresentare uno spettro di caratteristiche che è già difficile recuperare in saghe con molti più personaggi.
       

CONCLUSIONE

Come avrete capito, più che esporvi il mio giudizio come al solito ho cercato di analizzare quelli che sono i punti di forza di questo grande romanzo per farvi capire perché credo sia imperdibile.
Ci sono due cose che sento però il dovere di farvi notare.
Primo: è un peccato che non esistano edizioni digitali del libro, perché le edizioni cartacee in commercio (negli anni Settanta fu anche divisero in più tomi) sono sia una vera disgrazia per i vostri polsi e che un cattivo esempio di buona rilegatura (dopo aver girato l’ultima pagina, questa mi è letteralmente rimasta in mano). La nuova edizione, pubblicata nel 2008 sempre da Mondadori, è stampata su più di mille pagine e ha la copertina rigida: di male in peggio?
Secondo: nell'edizione italiana i nomi dei personaggi sono stati tutti tradotti in italiano, o "italianizzati"; Charles, Frank e Lydia sono diventati Carlo, Franco e India, mentre Rossella è rimasta tale non rimanendo Scarlett come in origine.  Se conoscente l'inglese e ve la sentite di lanciarvi nell'impresa, leggetelo su un lettore di eBook.
Un 9, anche bello abbondante, se lo merita tutto.

   

Margaret Mitchell, Via col vento Titolo originale: Gone with the wind 882 pagine - 2001
Mondadori, Oscar classici moderni - 12 € ISBN: 978-8804496014 Traduzione di A. Salvatore.
Copertina flessibile - Formato rilegato
    

APPROFONDIMENTI E CURIOSITÀ

    

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