Sono in molti a sentire la mancanza di Margherita Hack, l’astrofisica capace di affascinare ricercatori e semplici appassionati delle stelle con il suo entusiasmo trascinante e l’ironia inconfondibile. A un anno dalla morte, l’eredità dell’amica delle stelle – come la stessa Hack si definiva – è più apprezzata che mai, oltre che per i contributi scientifici, per il suo grande impegno in difesa della libertà della scienza e della laicità dello Stato.
La sua eredità è più sentita che mai perché è stata indubbiamente uno degli artefici che hanno portato gli osservatori italiani in prima fila a livello internazionale ed è anche suo il merito se la ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) ha un ruolo di primo piano a livello internazionale.
Per questo a un anno dalla sua scomparsa ”Margherita Hack e ci manca sempre di più”, ha detto il presidente dell’INAF, Giovanni Bignami. ”Ci voleva lei – ha aggiunto – come parafulmine nella continua difficile interazione con la politica, ma soprattutto per tenere su il morale”.
I suoi 91 anni forse pesavano nel fisico, ma certamente molto meno nello spirito, che fino alle ultime settimane le faceva proseguire il lavoro di divulgatrice nel quale aveva sempre creduto fin dall’inizio della sua lunga carriera. ”Si dovrebbe insegnare la scienza fin dalle elementari”, sosteneva. Anche i questo campo di lei resta una grande eredità nei tanti libri scritti per far diventare un ‘amico delle stelle’ chi non aveva una preparazione scientifica.
Nata a Firenze il 12 giugno 1922, la Hack è stata una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana. Prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia, Hack ha svolto un’importante attività di divulgazione e ha dato un considerevole contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale di molte categorie di stelle.
La scienziata era membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society. Nata da padre protestante e madre cattolica, Margherita Hack si laurea nel 1945, con una tesi di astrofisica relativa a una ricerca sulle cefeidi, una classe di stelle variabili.
Il lavoro viene condotto presso l’Osservatorio astronomico di Arcetri, luogo presso il quale inizia a occuparsi di spettroscopia stellare, che diventerà il suo principale campo di ricerca. Enorme lo sviluppo delle attività didattiche e di ricerca che Margherita Hack ha promosso all’università di Trieste, dove ha dato vita nel 1980 a un “Istituto di Astronomia” che è stato poi sostituito nel 1985 da un “Dipartimento di Astronomia”, che la scienziata ha diretto fino al 1990.
Dal 1982 Margherita Hack ha inoltre curato una stretta collaborazione con la sezione astrofisica della ‘Scuola internazionale superiore di studi avanzati’ (Sissa). La scienziata, inoltre, ha alternato la stesura di testi scientifici universitari, alla scrittura di testi a carattere divulgativo. Il trattato “Stellar Spectroscopy”, scritto a Berkeley nel 1959 assieme a Otto Struve (1897-1963) è considerato ancora oggi un testo fondamentale.
Nel tempo Margherita Hack ha collaborato con numerosi giornali e periodici specializzati, fondando nel 1978 la rivista “L’Astronomia” di cui è stata a lungo direttore. Nel 1980 ha ricevuto il premio “Accademia dei Lincei” e nel 1987 il premio “Cultura della Presidenza del Consiglio”.
Fonte: Media INAF | Scritto da Redazione Media Inaf