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Margherita Dolcevita, Stefano Benni

Creato il 13 giugno 2013 da Frufru @frufru_90
Margherita Dolcevita, Stefano BenniQualche giorno fa una mia omonima, più nota come lettrice rampante, ha posto una domanda su facebook, chiedendo in sintesi quali libri ci hanno fatto sentire profondamente stupidi, perché c'è sembrato di non averli capiti davvero fino in fondo. A caldo ho pensato subito a L'insostenibile leggerezza dell'essere e a Siddharta, due libri che prima o poi voglio rileggere, soprattutto il primo, perché credo di averli liquidati in fretta senza aver capito tante cose.
Mentre pensavo a come iniziare gli scarabocchi su questo libricino letto un mese fa, ho realizzato il fatto che anche Margherita Dolcevita mi ha lasciata con qualche punto di domanda, ecco sì, mi ha fatta sentire un po' stupida, sensazione amplificata dal fatto che da questo libricino mi aspettavo una storia molto leggera e simpatica. Niente di profondo o complicato insomma, qualcosa di carino e divertente. Non faccio altro che leggere tante belle cose su Stefano Benni, è chiaro che mi aspetto di trovarle quando apro per la prima volta un suo libro e se poi alla fine tutta questa meraviglia non la recepisco inizio a pensare che sì, mi sarà sfuggito qualcosa, qualche particolare importante, un senso profondo. Non lo so, ma qualcosa dev'essere andato storto in me.
Tutto era iniziato bene. Margherita mi piaceva molto: cicciottella, simpatica, intelligente. Un bellissimo personaggio ricco di fantasia, con una straordinaria capacità di inventare, e raccontare, storie. Una che avrei voluto come compagna di banco, di passeggiate, di shopping, di merende. Con Margherita mi sarei potuta perdere parlando di libri o mangiando una montagna di bomboloni strabordanti di crema. Non saremmo mai state, entrambe, tipe da dieta.
A volte penso che dovrei mettermi a dieta, poi penso che se dimagrissi sarei sempre tesa per la paura di ingrassare, invece così sono tranquilla.
Bellissima anche la sua famiglia strampalata: un padre che passa il tempo libero ad aggiustare le cose; una madre, dipendente da una telenovela di cui non perde una puntata, che finge di fumare sigarette immaginarie; un fratello più grande, Giacinto, che come tutti i diciottenni ha in mente solo il calcio e il sesso (quest'ultimo esclusivamente in mente); un fratello più piccolo, Eraclito, vero e proprio piccolo genio; il nonno Socrate, famoso per i suoi proverbi, telepaticamente sempre in contatto con Eraclito, convinto che il mondo sia avvelenato, quindi per evitare di morire intossicato da chissà che cosa non fa altro che ingoiare piccole quantità di veleni, ogni giorno, per autoimmunizzarsi.
Ha una famiglia così Margherita, dove tutti sono sopra le righe, perfino il cane Pisolo, ognuno ha qualche stranezza che, in me, ha suscitato immediata simpatia.
Una mattina come le altre poi Margherita si alza dal letto e che cosa vede vicino a casa sua, là dove era tutto verde fino alla sera prima? Un cubo nero. In quel cubo vive la famiglia Del Bene, ipertecnologica. Ci sono genitori ricchi e superficiali, c'è Lucilla, la figlia, bella come le ragazze delle pubblicità, Lucilla che fa girare la testa a Giacinto stravolgendo completamente quello in cui credeva prima. C'è anche Angelo, il fratello di Lucilla, uno che con la sua famiglia non c'entra niente. Un ragazzo buono, semplice, pulito, che colpisce dritto al cuore difettoso della piccola protagonista.
Le vite delle due famiglie divenute in una notte vicine di casa inevitabilmente si intrecciano e dall'intreccio l'esistenza di Margherita viene completamente stravolta. Sembra che solo lei si accorga della fregatura che c'è sotto quella casa supertecnologica, con degli schermi al posto delle finestre, con il prato sintetico, con tutti quei disinfettanti. Sembra che solo lei resti attaccata ai valori naturali della sua famiglia, senza subordinarli al denaro. Solo lei. Giacinto è completamente succube di Lucilla, la madre ormai vive dentro quella meravigliosa televisione gigante che i Del Bene le hanno procurato, il padre è a tutti gli effetti un socio nei loro strani traffici, ha smesso anche di aggiustare le biciclette.
Nessuno è più quello che era prima dell'arrivo del cubo nero. Solo Margherita resta fedele a se stessa, col supporto del nonno Socrate che ha sentito puzza di bruciato. Anche Eraclito, dopo un primo momento di sbandamento, torna sulla retta via e decide di aiutare sua sorella a capire che cosa c'è sotto tutto quel giro di soldi dei Del Bene, in cui ormai sono coinvolti anche i loro genitori.
E che cosa c'è sotto? Un traffico di armi, minimo. Sicuramente qualcosa di losco che ha portato a far sparire Angelo e anche Pisolo. Che conduce tutti alla morte.
Più che altro è stato il finale a farmi sentire piuttosto stupida. Insomma: l'ho capito o no? Me lo chiedo ancora. L'ho trovato piuttosto caotico, poco chiaro, mi aspettavo un finale diverso. Doveva essere un libro divertente, no? Bhè, il finale non è divertente per niente. Anzi.
Forse quello che mi ha fregato nel leggere questo libro è il fatto che mi aspettavo una cosa e invece era tutt'altro. Margherita Dolcevita offre, dietro a un velo d'ironia, una profonda critica alla società di oggi, cosa che non sapevo quando ho iniziato a leggere il libro. Mi aspettavo una storiella, invece ho scoperto un affresco piuttosto colorato della società degli anni duemila, gli anni zero. Il libro è del 2005. Stefano Benni critica la nostra società col sorriso, con una storia frutto della fervida fantasia di una ragazzina paffutella e simpatica, che ama leggere e scrivere e parla con un'amica immaginaria pronta a tenderle la mano nei momenti di difficoltà. Margherita rappresenta le persone buone, genuine, che seguono le proprie passioni, che rispettano se stesse, gli altri, la natura. Margherita rappresenta il buono della società, quel buono che non si omologa, che non si appiattisce, che non si piega davanti al potere della fredda tecnologia e del denaro. Margherita non cede ai ricatti morali e non smette di essere quello che è. Non si gira dall'altra parte, lei vuole che il bene trionfi sul male, partecipa, non è indifferente.
La sua famiglia invece si perde. Viene risucchiata dal canto delle sirene del cubo nero, viene trascinata in un vortice di consumismo, superficialità, diventa tutta una rincorsa all'ultimo modello di ogni cosa, per apparire sempre di più come i Del Bene. Per essere sempre più ricchi e più potenti.
E chi vince alla fine? Non la nostra Margherita Dolcevita per cui qualunque lettore, credo, farebbe il tifo. No. Vincono i Del Bene. Vince il male. La società dominata dai soldi e dal consumo, dalle apparenze, da una tecnologia invasiva, da prati sintetici e schermi al posto delle finestre. Vince la società che vuole tutti uguali, omologati. Non c'è posto per chi resta genuinamente se stesso, senza appiattirsi agli altri. Non c'è posto per Margherita.
Ascoltavo la mia prof preferita, quella di lettere. Stava spiegando che non si dice ma però, e neanche ma d'altra parte. Sono pleonasmi, allungano il discorso, e continuava a parlare, parlare e io pensavo che aveva ragione, ma però d'altra parte contemporaneamente d'altronde, per spiegarci di non farla lunga la stava facendo lunghissima, ma però non se ne accorgeva.
E ci sono periodi molto maperò nella vita. Il fiume degli eventi ristagna e non si sa quale direzione prenderà, e andiamo alla deriva in acque torbide. Poi l'acqua diventa limpida, il torrente scorre, e tutto torna trasparente. 

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