da qui a l’inverno senti migrare ogni tuo nervo
ma non il ritorno alla casa volonterosa
di tenere a freno ogni ala bocca, nella cameretta
l’andare stare ti divide, come dormire
sognare in due, contemporaneamente
uno a capo e uno al piede.
*
lo stessa per l’infanzia sotto la betulla
sviluppavo abbellimento, le sue foglie
cadute sull’asfalto, all’interno, alla maniera
pullulante dello specchio, rimandando al precipizio
al tremolio maestoso dell’inizio, quando ogni gesto del padre
scuoteva il discorso, come adesso tutti gli alberi del bosco
in ragione del freddo rizzano i rami, ma questo non lo vedi da fuori.
*
tornare, per una volta semplicemente
nel calore e non nei fiocchi della neve
che hanno la gola timorosa. Piuttosto
la sorpresa di una terra che raccoglie
le materne inconsistenze. Sulla vetrata
il cielo splende e inclina tanti uccelli
verso gli alberi, la frutta dolce prima
che si spezzi a terra. Così l’ala di famiglia
inutile legarla, ammettendo tutto e nulla
prende il buio quale soglia, il corpo madre
la sua pioggerella.
*
e sulla soglia prendi per buona
qualsiasi stella, la sua luce fredda
sul senso della storia, il suo cuore di
paglia che forma un tetto. Così
ogni minimo fuoco nel petto
può darsi faccia rimanere lontani
e potere non essere chiari
apparteniamo ai volti senza potere svanire.
Entri, la lingua ha candele e porcellane
ma come una madre anche parla con poche parole
e imbandisce un soffione per le bocche che scuotono.
*
torna, mi dice, ma non per fermare
te più di ogni altra cosa.
In questo sono antica: non chiedo
con la scusa del nodo. Vedi quel cane magro
è il mio respiro
segna il tuo arrivo, ma anche ti aspetta
a cuccia nella bocca
e fissa ogni piccola parola
la faccenda che sorvola ogni minimo
presente volendolo più grande.
Si getta fra le fiamme comunque
per salvarne qualcuna
prima che l’aria la porti via, che trema.
*
A quel punto un sorriso è una fiamma, ramifica
sollecita lo scoppio di risa, l’ombra serafica coda di pavone
o nel chiaro scuro come tigre, affianca la nostra somiglianza
come compagna di banco
…………………………………..il bambino caduto si sta alzando
e più presto delle case risponde ad un giorno divoratore.
Per un attimo infatti rimane cavalcando le ruote della bici
nel buio due astri bianchi vuoti
………………………….e noi agitiamo i fuochi, qualcosa dei fiori.
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