Durante un incendio nella foresta, mentre tutti gli animali fuggivano, un piccolo colibrì volava in senso contrario con una goccia d’acqua nel becco.“Cosa credi di fare?” gli disse il leone. “Vado a spegnere l’incendio”, rispose il piccolo volatile. “Con una goccia d’acqua?” disse il leone con un sogghigno di derisione. Ed il piccolo colibrì, proseguendo il volo, rispose: “Io faccio la mia parte” (Favola Africana)
Sono Margherita, Greg e Gaetano, gli amici di Casamassima, a cui se ne sono aggiunti altri, che l’anno scorso hanno avviato una pratica particolare. Si chiama guerrilla gardening. I tre si sono divertiti a sparare bombe di semi sulla cittadina, seguendo i consigli su Internet. Un po’ per gioco, un po’ per passione.
“In pochi giorni ci siamo organizzati subito – spiega Margherita – con un passaparola e in un solo pomeriggio abbiamo garantito la pulizia, la piantumazione e il mantenimento di una delle villette mal tenute della nostra cittadina. Siamo andati avanti, il numero dei volontari è cresciuto e quest’anno abbiamo fatto le cose ancora meglio: un banchetto informativo nel corso di una festa locale, un mesetto circa di diffusione in rete. Unendo il lancio delle bombe di semi ad una biciclettata con i volontari che si sono presentati all’appuntamento, siamo riusciti ad organizzare un evento molto originale e – le assicuro- divertente”.
Il fenomeno esiste da tempo. Secondo alcune fonti, sembra sia nato negli anni ‘70 a New York da parte di attivisti, organizzati in forme autonome. “Noi e gli altri volontari – aggiunge Margherita – abbiamo abbracciato questa causa per dare il nostro contributo al movimento. Nel suo piccolo ciascuno dà una mano: c’è chi lo fa, comprando una o più buste di semi. Chi, come il signor Rocco – nostro concittadino all’estero – donando ventitré confezioni di semi vari. C’è, poi, chi ha dato un’offerta libera in occasione della festa locale, di cui le ho parlato”.
Ma come si organizza l’attacco? “ In vari modi – chiarisce la volontaria – Può essere praticato sotto molte forme: lancio di bombe di semi (seed bombs onendo dango, concetto ideato dall’innovatore ecologista Masanobu Fukuoka), con la piantumazione – diurna o notturna- di arbusti vari e piantine in aiuole e spazi abbandonati. E’ anche possibile lasciare per la città contenitori pensili, barattoli e altri recipienti riciclati, che ospitino piante di specie resistenti. Una pratica fantasiosa. Che richiede passione, e soprattutto, voglia di cambiamento”.
Di cosa? “Puntiamo – dice – a scuotere coscienze intorpidite, a creare una coscienza ecologica, un sentire diverso nei confronti dei temi ambientali. Vogliamo che in tanti comincino a svegliarsi e a dire basta alle colate di cemento che deturpano i nostri paesaggi”.
Che tipo di semi “sparate”? “Nei due attacchi che abbiamo effettuato con bombe di semi – aggiunge Margherita – abbiamo scelto varietà mediterranee e rustiche, che ben si adattassero al suolo. E’ stato bellissimo, anche se è necessario organizzarsi bene. Ci teniamo molto e sa perché? Questa pratica fa bene all’ambiente e allo spirito. Sparando semi, curiamo l’ambiente, impariamo a stare insieme e a condividere un progetto. A Casamassima c’è chi è dalla nostra parte e ci dà una mano, chi manifesta indifferenza. Ma andiamo avanti. Sono sicura che cresceremo, il fenomeno attecchirà anche nel nostro Paese. Ci vogliono pazienza e costanza. E noi ce le abbiamo. Ma servono anche persone fuori dal comune, che abbiano ancora voglia di prendersi cura dei propri spazi pubblici. Della propria salute. Avere cura dell’ ambiente vuol dire anche curare il verde degli altri, quello che non fa parte del proprio giardino e pensare al benessere dei nostri figli. Il nostro è un progetto ambizioso, lo sappiamo, ma si deve cominciare. Ognuno, con il suo piccolo contributo, può rompere il muro di indifferenza, che spesso ci frena. Come ci ricorda una antica favola africana”.
Cinzia Ficco