Quello di seguito è uno dei primi racconti pubblicati su questo blog, ed è anche il più cliccato. Forse perché è stato segnalato da qualche blogger più influente di me? No, solo perché la densità di termini attinenti la sfera semantica dell’accoppiamento umano soddisfa alcune ricerche di Google. Lo confesso in modo tale che se non gradite queste poche righe, almeno potrete apprezzare la mia onestà intellettuale (anche se qualche onanista inesperto in algoritmi mi troverà tutt’altro che onesto, ma cosa vuoi che ti dica caro collega; tutto è relativo) .
Il verro: l’estate puzzo. Porcadiquellaputtana se l’estate puzzo. Ma l’estate è la mia stagione. L’estate è il mio autogrill; faccio il pieno, il pieno di figa. Puzzo di sudore e scopo. Io col mio amico Gintonic ci facciamo delle gran scopate, l’estate. Non sono bello, ultimamente ho messo su una panza tipo pallone da calcio, ma è una pancia intelligente, che pensa, lo capisco perché spesso borbotta. Due mesi fa mi è caduto un canino, se ne è andato così, senza un guaito, come i capelli, ogni giorno sempre meno. Ma me ne fotto, perché fotto lo stesso. Una volta, ai tempi delle medie, uno che non so quanti anni aveva, ma sapeva già il fatto suo, disse che si sarebbe sparato un colpo in testa non appena l’uccello non gli avrebbe tirato più. Io no. Io mi ritirerò quando a lasciarmi sarà la memoria. Perchè non te ne fai un cazzo del cazzo se non hai memoria, come uno che fa un safari senza macchina fotografica. Io me le ricordo tutte le mie scopate; Sara, Patrizia, Giulia, Mara, Maria, Tania, Ilaria, La bionda con la smart, Olga, Paola, L’amica di Daniela, Federica, Giovanna, Laura, Quella che parlava strano, Benedetta, Elisa… e c’ho la classifica: in serie C ci stanno le sveltine in macchina ei lavori di bocca nei bagni delle discoteche. In serie B le avventure negli alberghi a ore, in A le notti full optional, in Uefa ci sono le doppiette e le triplette, e in Champions quelle che il giorno dopo volevi solo un pacco di ghiaccio da metterti sul pacco. Me le ricordo tutte io.
Il monaco: non scopo da dodici anni. Da dieci vado in palestra. Da undici frequento i migliori negozi di abbigliamento. Il sabato non è sabato se non faccio ceretta-lampada-manicure. Trecentoventi euro al mese per il mio corpo; ma nessuno lo vuole. Ho letto tutti i libri sull’abbordaggio, parlo e leggo il linguaggio del corpo meglio dell’inglese, sono venerabile maestro di sesso tantrico, solo teorico ovviamente. Ho la maledizione del monaco; trasmetto sicurezza, le donne mi desiderano, ma solo per confessarsi, mi raccontano tutti i loro casini, e una dopo che ti ha raccontato la colonscopia della settimana prima, è molto difficile che si slacci il reggiseno, e se lo fa è per chiedere un parere su uno strano neo. Qualche tempo fa ci sono andato vicino però: ero in uno dei miei locali preferiti, uno di quelli che l’estate dettano legge. Però quella volta era maggio. Suonava un gruppo e la cantante era una ex-stellina di uno dei primi talent show sulla musica. Era allegra la tipa, e disponibile. Non mi raccontò dei suoi casini, non mi raccontò di come era scivolata dalla cresta della notorietà a spettacoli da venti persone a serata, voleva solo divertirsi, ma io, per inerzia da confessionale, le chiesi se per caso quel naso che le ricordavo in faccia, quel triangolo disegnato male, era stato raddrizzato per esigenze discografiche, e magari aveva perso tutto il suo carisma vocale, una specie di Sansone dei bisturi. In risposta ottenni un pugno sul mio, di naso. Speravo in un naso alla Brando, ma la mattina dopo ero lo stesso, identico, figo senza figa.
Lo scopatore medio: da 3 anni il sesso per me significa 80 movimenti pelvici nella posizione nota come del missionario. 60 spinte nella posizione nota come pecora, pecorina, novanta gradi, o dai più intellettuali more ferarum. Una volta ogni 3 giorni. Nell’intervallo mi ammazzo di seghe. All’inizio con Gaia era una roba che a raccontarla non ci si credeva, ora non c’è più niente da raccontare. Però Gaia ha un sacco di colleghe. Circa una volta a settimana usciamo a cena con una sua collega e con l’eventuale fidanzato. Il 20% di loro riesco a incontrarle il giorno dopo, da sole, di quel 20%, 1/5 diventano scopate, (((365/7)*20)/100)/5 = 2, cioè significa che riesco a tradire mia moglie due volte l’anno, in media. Non è un gran numero, è una scopata ogni sei mesi, ma quando arriva me la godo. Quando tradisco mia moglie non conto le botte prima di venire. Però conto dopo, conto il tempo che resta per la prossima scopata. E nell’intervallo, mediamente, mi ammazzo di seghe.
Maria: una volta, quando ancora frequentavo l’università, si avvicinò una ragazza e mi chiese di compilare un test, un questionario anonimo, uno studio sulla vita sessuale dei giovani tra i venti ei venticinque anni. Alla domanda “con quante persone ha avuto rapporti completi finora?”, io ho risposto due. Non è vero in senso assoluto, però è vero per me. Nel senso che con solo due persone ho avuto dei rapporti completi di tutto, di amore, passione, rispetto, tenerezza… lo so lo so, non è quello il significato di “rapporto completo”, ma chi se ne frega; io ho avuto solo due grandi amori, il resto sono scopate a portar via… e possa morire in quest’istante se non mi piace il take away. Ogni avventura è diversa, ogni uomo è una storia a parte. E io ne ho avute di avventure, ne ho viste di storie con le mutande abbassate. A volte scelgo un uomo perché è bello, altre volte perché è brutto, come quel tipo che puzzava di sudore e con la pancia a mongolfiera, che si capiva che non vedeva una donna da tanto, poverino… altre volte mi vanno i tipi selvaggi, altre volte i precisini, come il marito di quella mia collega. A volte sono una vera porca, altre volte la faccio solo annusare, così, per dispetto, come a quel piacione che si capiva che usava il trucco di far parlare le donne per poi portarle a letto. Vado con gli uomini perché ne sento bisogno e perché mi piace. Non ho sensi di colpa. Forse vi sentite in colpa perché respirate, bevete o mangiate?