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Maria Francesca Paternò, lo stile è made in Sicily

Creato il 09 maggio 2011 da Harimag

Maria Francesca Paternò, lo stile è made in SicilyA pochi passi da piazza Verga, in pieno centro di Catania. L’atelier di Maria Francesca Paternò è lì, in via Francesco Crispi 260, al primo piano di un edificio antico. La incontriamo mentre è indaffarata, impegnata coi suoi disegni e i nuovi progetti. Abiti da sposa e da cerimonia prendono forma in fretta, come i vestiti eleganti e di gran sera, il marchio di fabbrica di “La via della seta”, il progetto della Paternò interamente dedicato alla classe e alla qualità. Alle spalle della scrivania, cornici d’argento ingabbiano immagini di un passato recente: «Questo scatto è relativo al Roma Fashion White, e quest’altro è della vittoria del premio Bellini», ci racconta la donna.

Una studentessa dell’Accademia Euromediterranea, Cinzia De Salvo, sta effettuando il suo stage con lei: «Credo sia bello poter dare a dei ragazzi la possibilità di fare pratica, di imparare i tessuti nel mondo del lavoro, oltre che sui banchi di scuola. Sono assolutamente convinta che la loro crescita professionale rappresenti un dovere e una possibilità», ci spiega.

Maria Francesca Paternò, lo stile è made in Sicily
Maria Francesca Paternò racconta la sua professione con raffinatezza ed eleganza, con la leggerezza di chi lavora con passione, perfino quando cita i grandi giornali che hanno parlato dei suoi successi: «Il Corriere del Mezzogiorno, ad esempio. Oppure Vogue Sposa».

Vogue Sposa? Di che abito si trattava?

«Beh, era un matrimonio al quale tenevo molto. Si trattava di un evento di altissimo livello: la bella Giuliana La Pera sposava il facoltoso inglese James Cameron Davies. Avevo vestito la madre di Giuliana per il suo matrimonio, così Giuliana aveva voluto che la tradizione fosse rispettata e mi ha ingaggiata per il suo abito nuziale, oltre che per quelli dei paggetti. Sono venuti direttamente da Londra. E poi si sono sposati nella Chiesa di San Pietro, a Panarea.»

Un progetto molto romantico, bisogna ammetterlo.

«Sì, è stato davvero bello. Anche dagli scatti su Vogue si capisce che i due erano felici, e che lei si sentiva perfettamente a suo agio in quell’abito. Perché questa è una delle cose più importanti: che una donna si senta se stessa nei vestiti che porta, per questo non mi limito a fare la stilista, ma anche un po’ la psicologa. Guardo, intuisco, indovino, ascolto. Adatto i vestiti alla personalità di chi deve indossarli.»

Sappiamo che quello del matrimonio di Giuliana e James non è l’unico evento di respiro internazionale che l’ha coinvolta. Lei è membro dell’Unicef, giusto?

«Sì, è vero. Per il Congresso Nazionale dell’Unicef, a Firenze, ho realizzato una pigotta, cioè una bambola di pezza, ispirata all’Orlando Furioso di Ariosto. La bambola era la mia Angelica, il suo vestito rappresentava la lava col pizzo rosso, e nella sua gonna erano rappresentati Rinaldo e Orlano in piena lotta tra loro. Inoltre, è stato grazie all’Unicef che ho conosciuto il figlio di Audrey Hepburn.»

Beh, la Hepburn è rimasta un’icona di stile.

Maria Francesca Paternò, lo stile è made in Sicily

«Infatti al porto di Riposto ho realizzato una sfilata con una collezione di tubini ispirati proprio alla Hepburn, rivisitati in chiave moderna, naturalmente

Questo della rivisitazione è un tema importante per uno stilista. Quant’è pericoloso rimanere sempre uguali a se stessi?

«Moltissimo. L’innovazione è uno degli aspetti più importanti per uno stilista.»

Tre stilisti che invece cambiano continuamente e sempre in meglio?

«Io sono una valentiniana convinta. Quindi, in primo luogo, Valentino: riesce a esaltare la donna come nessun altro. Ed esaltando la donna esalta la bellezza, di questo sono fortemente convinta. Poi Ferrè, che ha un’ottima tecnica e nella costruzione dei suoi abiti si vede proprio il lavoro di architettura. Infine Armani, che nella sua schematicità non ha mai sbagliato un colpo.»

Che abiti vedrebbe bene addosso alle donne catanesi?

«Mi piacerebbe soltanto che si diffondesse la mentalità che ogni abito deve essere adeguato all’impegno cui è destinato, in certi casi deve essere confezionato ad hoc.»

A proposito di Catania. I prossimi appuntamenti con la moda di “La via della seta” in città?

«Esporrò al Convitto Cutelli il 27 e il 28 maggio, all’interno del cartellone della Festa dell’Arte, una settimana in cui Catania riscoprirà il piacere della creatività. E poi aprirò la serie di appuntamenti di Viscalori in Fiore, con un abito ispirato all’Italia in occasione dei centocinquant’anni dall’Unità. Lo indosserà per me Diletta Leotta, questa giovane catanese straordinariamente bella.»


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Un bellissimo articolo che purtroppo scopro solo adessoi. Grazie!

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