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Alle scuole superiori avevamo affrontato il metodo montessoriano ma, come avviene per tante cose, non si rileva abbastanza la portata di ciò che si apprende... eppure la carica di umanità di Maria Montessori non può passare inosservata. La storia drammatica della sua vita si snoda in una donazione costante per la redenzione e riscatto dei bambini minorati. Ciò che Maria Montessori insegnava, passava attraverso l'amore che nutriva nei confronti dei bambini e della fiducia che dimostrava nelle loro potenzialità e capacità.
La prima parte del film “Maria Montessori”, andata in onda giovedì scorso su TV 2000, descrive molto bene l'inizio della sua opera. Anche l'episodio della maternità di Maria, insegna qualcosa: la sua determinazione, l'amore che sa superare le difficoltà più grandi anche a costo di rimetterci la carriera e reputazione... il dolore di una madre costretta a lasciare temporaneamente il proprio figlio e a non trovarlo più quando lo va a riprendere. Quel che mi ha colpito di più della storia di Maria Montessori è l'amore con cui intesseva le sue opere. Tutto, infatti, è nato da un atto di compassione.
Maria accetta con sfida e con la sua solita determinazione il tirocinio tra i malati di mente. Questi vivevano in condizioni pietose e venivano accostati dai medici freddamente, quasi come soggetti esclusivamente da analizzare, come persone senza speranza nel futuro. Maria li vede principalmente come semplici persone, bisognose soprattutto di amore. In questa prospettiva si accosta ai bimbi ricoverati in psichiatria. Negli occhi di questi esseri da immobilizzare, con impulsi violenti da reprimere, Maria legge la paura, il desiderio di sentirsi amati. Spinta da compassione, domanda che questi bimbi escano dall'ospedale. Maria è convinta che in un altro ambiente possano compiere progressi, crescere più sereni, capaci persino di imparare a leggere e a scrivere . Così avviene!
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