Maria Montessori - Traccia I

Da Simonetta Frongia

È merito di Maria Montessori se esiste una pedagogia italiana nel mondo. Medico di formazione positivistica, chiamata ad occuparsi di bambini anormali presso la clinica psichiatrica dell'Università di Roma, ben presto si rende conto che la psicologia sperimentale dispone di strumenti di osservazione che essa impiega con profitto per le sue misurazioni di laboratorio, ma di cui trascura le potenzialità educative di recupero

Così trasforma i test in strumenti di sviluppo e trasferisce l'osservazione dal laboratorio all'interno della scuola, che modifica radicalmente in un ambiente adatto per la libera espressione delle tendenze naturali dell'infanzia. È la nascita della Casa dei Bambini laboratorio didattico di un originale modello di scuola dell'infanzia. I suoi interessi si rivolgono, fin dai primi anni di studio, alle discipline scientifiche e matematiche. È la prima donna, dopo la laurea conseguita, ad esercitare in campo medico.
Nel 1898 partecipa al primo "Congresso pedagogico italiano", dove espone i risultati del suo lavoro pedagogico presso la clinica psichiatrica romana. La sua tesi, sostenuta con forza e, soprattutto, confortata dai dati sperimentali del suo lavoro, è che il soggetto anormale richiede un intervento che sia prevalentemente educativo e non medico, tale da perseguire come scopo non solo la "cura" e "l'assistenza", ma la modificazione complessiva della sua personalità. Il 6 gennaio 1907 apre la sua prima Casa dei bambini: per la storia del pensiero pedagogico va detto che segna un momento fondamentale della pedagogia del Novecento. Al bambino ludico di Frobel, la Montessori accosta l'idea del bambino laborioso per il quale crea una scuola nuova, che rompe in via definitiva ogni ponte con la tradizione dell'asilo infantile, luogo di custodia, per proporsi istituzionalmente come scuola dell'infanzia. La Montessori non ha dubbi che la pedagogia richieda un rinnovamento profondo in direzione scientifica, così come è convinta che l'introduzione della scienza in campo educativo postuli un'osservazione obiettiva del soggetto, che deve essere conosciuto per essere adeguatamente educato. Oggetto dell'osservazione non è il bambino studiato in laboratorio, ma deve essere il bambino riscoperto nella sua autenticità e, dunque, il bambino che non solo non si rivela nella situazione artificiale del laboratorio, ma che neppure può manifestarsi nella scuola, dato che quest'ultima ne reprime con i propri metodi costrittivi ogni espressione di spontaneità.
"La psicologia infantile, in se stessa - asserisce la Montessori – non può avere scoperto i caratteri naturali e quindi le leggi psicologiche che presiedono nella crescenza infantile, perché nella scuola esistono condizioni di vita così anormali da far risaltare i caratteri di difesa e di stanchezza, invece di rivelare l'espressione di energie creative che aspirano alla vita".
Le condizioni metodologiche del rinnovamento scientifico dell'educazione vanno dunque ricercate nella predisposizione di condizioni di vita scolastica che siano tali da consegnare all'osservazione obiettiva l'alunno autentico, l'alunno liberato dalle deformazioni prodotte dalla disciplina e dalle inibizioni dell'ambiente scolastico tradizionale. La Montessori rovescia così uno dei cardini su cui si era basata la pedagogia scientifica dell'ultimo Ottocento. Non è certo la scienza ad edificare la scuola nuova, ma è il rinnovamento della vita scolastica, attuato in funzione della libertà dell'alunno, che pone le premesse per una nuova scienza dell'infanzia. Tutto l'armamentario della psicologia sperimentale va pertanto riconsiderato nelle sue funzioni: non solo deve passare dal laboratorio alla scuola, ma deve trasformarsi da strumento di osservazione e di misurazione dei livelli di sviluppo sensoriale e mantale, in strumento educativo e dunque di trasformazione della personalità infantile.
Il nucleo centrale della psicologia infantile disegnato dalla Montessori nasce nei primi due anni di attività della Casa dei Bambini. All'immagine tradizionale del bambino che è tutto gioco e immaginazione , si va sostituendo sotto i suoi occhi l'idea di un bambino concentrato, disciplinato, calmo, severamente impegnato nel suo lavoro, capace di giungere alla conquista esplosiva della scrittura e della lettura già in età prescolastica. È bastato sottrarre il bambino alle influenze negative dell'adulto, alle inibizioni e repressioni del suo bisogno di attività e, quindi, collocarlo in un ambiente adatto, costruito in ragione delle sue possibilità d'azione, perché si rivelasse l'autentica natura dell'infanzia , quella cioè di un soggetto dotato di una straordinaria energia creativa e di insospettate potenzialità di sviluppo.
È la scoperta del segreto dell'infanzia, la scoperta del bambino psichico, che non richiede la semplice custodia dell'asilo tradizionale, ma invoca spazio per liberare le proprie potenzialità creative nella costruzione della propria personalità. È quanto consente alla Montessori di occupare un posto di primo piano nell apedagogia del Novecento, per l'istanza che pone di una scuola istituzionalmente riservata all'infanzia ed alla sua prima educazione.
Gli elementi che caratterizzano il metodo della Montessori sono : l'ambiente speciale della casa, costruita a misura del bambino, la maestra umile e il materiale scientifico. La teorizzazione psicologica della Montessori è successiva al metodo e quindi volta a giustificare a posteriori le intuizioni originarie. Il diritto del bambino all'educazione in età prescolastica nasce da un profilo psicologico che ne evidenzia chiaramente i momenti evolutivi.
Nella prima fase dello sviluppo da 0 a 3 anni, la mente del bambino si configura come mente assorbente, che assimila inconsciamente, ma in modo selettivo, i dati coi quali viene in rapporto nel suo ambiente. È la fase originaria dello sviluppo, ed è quella più creativa, nel senso che è in questi primi tre anni di vita che l'embrione spirituale giunge alla propria incarnazione, e dunque costruisce le strutture fondamentali della personalità. L'apprendimento, in questo periodo, si identifica col vivere stesso, è una sorta di processo vitale durante il quale il bambino realizza le sue prime forme di adattamento all'ambiente.
La seconda fase occupa i tre anni successivi, quelli che coincidono con l'educazione prescolastica. Alla mente assorbente, che continua a mantenere vive le proprie energia di assimilazione, si accosta la mente cosciente che ubbidisce al bisogno del bambino di mettere ordine nell'enorme cumulo di impressioni assorbite nel periodo precedente. È il momento in cui, per la Montessori , si giustifica e si impone l'introduzione di materiale scientificamente studiato, capace di offrire al bambino l'alfabeto dell'organizzazione logica dei suoi contenuti mentali.
La Montessori introduce a questo punto la nozione di mente matematica , mentre definisce i materiali didattici costruiti sulla base dell'isolamento di singole qualità sensoriali, che adempiono alla funzione di mediare i rapporti conoscitivi del bambino con il suo ambiente. L'educazione prescolastica assume così, le forme di una vera e propria scuola dell'infanzia , con contenuti e metodi suoi propri, fondati su una serie di esercizi sensoriali di sviluppo, condotti per via analitica, ed esercizi di vita pratica, ad andamento per così dire sintetico , di applicazione delle acquisizioni sensoriali nelle situazioni comuni di vita. Il bambino che entra nella scuola dell'infanzia è quasi sempre, per come asserisce la Montessori , un soggetto deviato, cioè un bambino che per effetto delle inibizioni provocate dall'adulto e dal suo potere ha subito un arresto o una deformazione nello sviluppo spontaneo del proprio embrione spirituale, cercando forme di compensazione che ne hanno alterato l'autenticità e la creatività originarie. La Montessori lo definisce un bambino spezzato che per reagire è dovuto scappare rifugiandosi nei capricci o nel mondo dell'immaginazione. La
Montessori classifica come forme di deviazione il gioco, il gusto per le favole, l'immaginazione, le tendenze al possesso e al potere, la pigrizia, la paura, tutte espressioni patologiche del mancato soddisfacimento dei bisogni naturali del soggetto. Queste affermazioni sono supportate, a dire della Montessori, dalla presenza di un ambiente adatto e di un materiale adeguato, dove il bambino perviene immediatamente alla sua "conversione", attraverso la concentrazione sul proprio materiale e, quindi, con un comportamento che esclude gioco e fantasia, e si caratterizza per la ripetizione dell'esercizio, la cura dell'ordine e del lavoro severo.
Sotto questo aspetto la scuola montessoriana si configura come "clinica didattica" piuttosto che come scuola dell'infanzia. Altro punto focale della metodologia della Montessori è l'ambiente che comprende la struttura, il materiale della scuola, il materiale scientifico, l'insieme delle attività di vita pratica della casa, e, infine, l'educatrice. La struttura non è costruita per i bambini ma è dei bambini, e dunque ordinata al fine che i bambini la sentano veramente loro. La Montessori insiste sull'importanza che l'intero arredamento sia proporzionato all'età del bambino. Il materiale di sviluppo altro non è che il prodotto delle scelte operate dai bambini di tutto il mondo sulla base degli interessi che hanno manifestato attraverso i loro processi di concentrazione, di ripetizione degli esercizi, di sviluppo complessivo delle loro personalità (incastri solidi, incastri piani, colori). Il materiale è costruito sul principio dell'isolamento di un'unica qualità (forma, colore, suono, dimensione,ecc.), ed è reso didatticamente funzionale dalla logica della sua costruzione scientifica. Simile principio fa si che il bambino soddisfi il suo bisogno di ordine e di lavoro, e nello stesso tempo possa lavorare in autonomia senza interferenze o aiuti da parte dell'educatrice in quanto i bimbi vivono in un ambiente eterogeneo e coesivo che permette loro di ricevere aiuti o indicazioni dai coetanei.
Infine all'educatrice viene richiesto un atteggiamento di grande umiltà e di rispetto per il progressivo dispiegarsi dello sviluppo infantile.
Ad essa spetta il compito di organizzare l'ambiente e di mostrare ai bambini l'uso corretto del materiale: quindi deve attenderne la normalizzazione (la comparsa della concentrazione su un determinato materiale),per poi dedicarne ogni al'osservazione dei comportamenti individuali. I suoi compiti sono di aiuto finalizzato ad uno sviluppo che deve potersi compiere secondo i ritmi della natura, e nella direzione originale di ciascuna individualità.

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