Dopo aver presentato lo scorso anno alla Mostra del Cinema di Venezia El Conde, Pablo Larraín torna al Festival del Lido con Maria, un biopic su Maria Callas con protagonista Angelina Jolie. Ad accompagnarla, due dei più amati attori Nostrani, Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher, in uno dei film più attesi dell'edizione.
Il regista cileno non è nuovo a questa tipologia di opere e non è un caso se Maria ricordi per lunghi tratti Spencer, film del 2021 presentato guarda caso proprio al Festival di Venezia. Il risultato è un biopic indubbiamente riuscito, ma che non riesce quasi mai a sfondare il muro dell'emozione e della sorpresa. Quasi.
Maria: l'ultima settimana di una Dea
Siamo a Parigi, nel 1977, e Maria Callas si è ritirata dalle scene da ormai quattro anni. Riviviamo i suoi ultimi sette giorni di vita, combattuta tra il desiderio di continuare a cantare e l'inevitabile trapasso del tempo, ma con la fedele compagnia di Ferruccio e Bruna, il maggiordomo e la governante di casa che tutto sono per lei tranne che semplici figure al proprio servizio. Tra immaginazione e nostalgia, ripercorriamo anche la sua storia con Aristotele Onassis, l'unico uomo che ha davvero amato nella sua vita e che mai dimenticherà.
Sono proprio questi i giorni in cui la Callas decide di volersi esibire in un "canto umano", una ricerca impossibile, se non per una Dea che della propria voce ha fatto un miracolo terreno.
Un canto che non esplode fino in fondo
Maria è un film estremamente intimo, che omaggia con grande rispetto la voce e la persona di Maria Callas, a partire dalla scrittura dei personaggi che gli girano attorno. Seppure non ci venga raccontato in modo dettagliato, il rapporto della diva con Ferruccio e Bruna è un esempio di grande sensibilità, nonché uno dei motori portanti di Maria. Proprio per questo motivo, e per gli innesti narrativi utilizzati, sarebbe stato bello capire come queste relazioni si fossero costruite nel corso del tempo e della carriera, completando un po' anche il quadro storico dei rapporti più importanti per la Callas, esplorati solamente con Onassis.
Alcune trovate, almeno inizialmente, potrebbero lasciare lo spettatore perplesso. Qualche primissimo piano di troppo alla Jolie, i diversi modi di raccontare visivamente la storia tra simulazioni di pellicola vari e bianco e nero ed un incipit per dar vita ai flashback non proprio originale. Se a tutto questo ci aggiungiamo le visioni della Callas, capiamo come il primo impatto potrebbe non fare immediatamente brezza nel cuore dello spettatore. Scelte non convincenti fino in fondo, ma che lungo la visione pesano sempre meno, fino ad arrivare ad uno finale emozionante, coinvolgente ed estraneamente teatrale, degno di una figura quasi mitologica come la Callas.
Grande lavoro è stato fatto con il sonoro, che non solo omaggia il soprano dalle origini greche, ma lo valorizza, immergendo lo spettatore in scenari lirici che pensava di non poter comprendere o apprezzare. Maria non ha grandi scossoni, ma è efficace, e questo basta per apprezzare la nuova opera di Pablo Larraín.
la miglior interpretazione di Angelina Jolie?
Maria pone Angelina Jolie e il suo personaggio al centro di tutto e l'attrice risponde con un'ottima interpretazione che con alte probabilità la porterà tra le candidate dei prossimi Oscar.
Nonostante Ferruccio e Bruna non abbiano troppo spazio nella pellicola, Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher svolgono un lavoro di supporto eccezionale, dando vita ad una chimica fondamentale per l'equilibrio e l'emotività della pellicola.
Maria
Maria è un film estremamente intimo, che omaggia con grande rispetto la voce e la persona di Maria Callas. Alcune trovate, almeno inizialmente, potrebbero lasciare lo spettatore perplesso, ma con il passare dei minuti questa sensazione si affievolisce, lasciando spazio ad un finale commovente. Il cast, capeggiato da un'ottima Angelina Jolie, è fondamentale per l'emotività e l'equilibrio di una pellicola che non mozza il fiato, ma lo accudisce.