Nel prossimo emarginato la presenza di Dio
di Ferdinando Russo
Maria Saladino (1920- 2011) correva verso la santità[1], come Pina Suriano di Partinico[2] e i tanti laici della diocesi di Monreale, chiamati a servireDio nel prossimo. Erano appoggiati da pastori illuminati e maestri, come Carpino, Mingo, Cassisa, Vigo, Naro, Salvatore Di Cristina, chehanno trasmesso la fede ed educato all’operosità sociale,
Era stata l’Azione Cattolica la prima scuola che Maria Saladino aveva frequentato da ragazza ed io l’ho conosciuta quando frequentava con i Messina, Anna Terruso, le sorelle Pina e Francesca Li Calsi, Francesca Basile , Orsola Campanella, Agostina e Gemma Aiello, S. Diana, Pina Suriano.
Vicario Generale e delegato per il laicato era mons. Emanuele Romano, poi vescovo di Trapani .
L’Azione Cattolica del primo dopoguerra, fiorentissima nella diocesi di Monreale, pretendeva che da cristiani stessimo nel mondo, nelle associazioni dei lavoratori, nelle cooperative, nei centri di educazione alla fede e di servizi sociali e, poi,nelle istituzioni, per essere lievito apostolico, per la diffusione del Vangelo, per una testimonianza da operatori di giustizia, di pace, di amore verso gli ultimi.
Arrivava nelle nostre Parrocchie un frate, Placido Rivilli, denominato padre Vento, un francescano che aveva fondato a Palermo la “Crociata del Vangelo”, poi “Movimento Presenza del Vangelo”.[3]
Ci insegnava a leggere il Vangelo, a commentarlo nelle case, a viverlo nello studio, nel lavoro, nel mondo delle associazioni ecclesiali e culturali .
Vivere fuori dalle sacrestie era il nostro mandato di laici cattolici responsabili (preghiera, azione, sacrificio, il motto della GIAC), forti dell’Eucaristia.
Un invito che si ripete oggi, in un momento altrettanto difficile per il Paese, da parte del presidente della CEI, Cardinale Bagnasco[4] e ad Ancona, al Seminario nazionale di Retinopera, da parte del Segretario generale CEI, monsignor Mariano Crociata.[5]
La generazione di Maria Saladino è quella delle donne del Vangelo, della Crociata di Padre Rivilli, dellemissionarie laiche del Vangelo, delle molte vocazioni religiose femminili, vocazioni per
il Sacerdozio che affollano il seminario di Monreale, vocazioni laicali come quelle di Lia Cerrito, della Lo Curto, della Petrina, di Giuseppina Russo da Giuliana.[6]
E Maria sceglie da “laica credente” dell’A.C. la chiamata alla vocazione sociale, come occasione santificante per l’apostolato laico.[7]
Ci ha uniti questa scelta: l’inseguimento di una vocazione al servizio del prossimo, nella professione, nel lavoro, nell’associazionismo, nel sindacato, nella politica.
Il Concilio Vaticano IIavrebbe rilanciato il ruolo dei laici nella chiesa. Ed aspettavamo questo evento, collaborando alle riviste Dialogo di Aldo Romano e Franco Armetta, Labor di Cosmo Crifò e Pietro Mazzamuto.
Nelle comunità, prevalentemente agricole del palermitano, erano tornati i reduci delle guerre e qualche partigiano. Si organizzavano i sindacati, con i loro patronati sociali, le ACLI con La Barbera, Parrino, Tomasino, Corrao, Domenico Alessi e Benedetto Del Castillo, i CC.DD, il CIF,
le Camere del Lavoro; i partiti tentavano di costruire una democrazia politica dal basso.
Rinascevano, nel frattempo, organizzazioni criminose di violenza, insofferenti alla democrazia, alla tolleranza, alla libertà. A combatterle, tra i primi, Danilo Dolci, Lorenzo Barbera ed alcuni giovani amministratori.
Giuliano aveva dominato per alcuni anni sulle montagne della Sicilia occidentale ed erano caduti, sotto il piombo omicida, amministratori e sindacalisti, e tra questi a Camporeale, il primo aprile ’48 Calogero Cangelosi[8] e il 25 marzo 1957 Pasquale Almerico, sindaco della prima generazione post bellica, come Salvatore Contorno, Franco Mortillaro, Luciano D’Asaro, Bruno Ridulfo, Bino Li Calsi, Pietro La Commare, Pino Giacopelli, Ignazio Demma, Angelo Marceca, Luciano Messina e tanti altri, provenienti dall’azione cattolica e dalle ACLI.
Almerico era un giovane insegnante, collega di Maria Saladino, e poi dipendente della locale banca e segretario della D.C., divenuto sindaco nel ’55 e poi impiegato esemplare e, dopo il lavoro, era per il partito e la comunità cittadina da servire con totale dedizione.
Quella morte, di cui Maria si trova casualmente a raccogliere gli ultimi respiri, è tra le prime di natura istituzionale e scatena la sua scelta per la legalità, per corrispondere a una vocazione educativa e sociale, da sperimentare nella comunità in cui opera, quasi a continuare l’opera del sindaco stimato. Una chiamata totalizzante, da laica nella modernità della secolarizzazione, come quel “seguimi” della chiamata evangelica.
C’era da rinunciare ai condizionamenti storici familiari, come quelli personali e familiari di Maria, arcaici, legati alla violenza, al potere illegale, tribale, al feudo.[9]
La scuola le permetteva di partire dall’educazione dei figli del popolo, ma ne avvertiva l’insufficienza; il tempo libero dei ragazzi era monopolizzato dalla strada o dall’approccio con il lavoro dei genitori, stretti dal bisogno.
L’emergenza educativa era, allora, presente nei comuni della Sicilia e Maria la viveva accanto ai ragazzi della classe elementare affidatale.
L’analfabetismo di molti genitori, la povertà, il richiamo all’emigrazione, interna ed estera, lasciava dei ragazzi senza padri, con le madri addette a tutti i lavori casalinghi e a quelli delle campagne.
Maria Saladino aveva scelto la scuola, come centro del suo impegno educativo, una scuola con pochi servizi, con poche piccole aule, con tradizioni ancora centralistiche, autoritarie, senza la presenza dei genitori dei ragazzi, ripiegate su programmi non ancora revisionati dalla democrazia della nuova Costituzione repubblicana.
La scuola era stata il primo banco di prova della sua missione professionale, del suo lavoro educativo, ma i ragazzi che doveva lasciare prima della loro adolescenza, dovevano trovare nella comunità locale occasioni di crescita culturale, professionale, civile, momenti formativi per prepararsi al lavoro, per socializzare in oratori capaci di formare al lavoro, alla cittadinanza, di vivere momenti di sana ricreazione.
Si amplificava, così, la sua missione educativa, ove la scuola pubblica non poteva arrivare.
A Palermo tale compito lo svolgevano il salesiano Don Tricomi e don Zingale presso il circolo ACLI “Don Bosco” o presso il centro di formazione per lavoratori, sito nell’oratorio di Santa Chiara e nell’annessa scuola di arte sartoriale e di mestieri.
Il riferimento educativo della Saladino diventa Don Bosco, l’Ispettoria salesiana Sicula, i loro centri di formazione professionale, il circolo ACLI “Don Bosco” di G. Mendola, S. Russo, M. Nuara, S. Migliaccio, G. Ingrassia, G. Catalano, D’Alessandro, D. Ferrante, E. Finocchiaro, e Don Tricomi, il salesiano più conosciuto dai lavoratori del cantiere navale di Palermo, delle ferrovie, dei telefoni, della nascente industria elettronica, ove operavano gli ingegneri Santo Di Rosa, Guido Busacca, e Bruno di Maio.
Manca, però, a Camporeale la possibilità di ospitare i Salesiani con un loro oratorio-scuola. Maria Saladino lo chiede a tutti i vertici della gerarchia religiosa, al cardinale Carpino, finanche al Papa.
Fa parte di quei laici cattolici come La Pira, R. Campanella, Dossetti, che dialogano con i vescovi e con il Papa.
E i religiosi salesiani e le suore Benedettine, un giorno, dopo tante suppliche, ispezioni, lettere, sono arrivati a Camporeale.
In Maria si rende concreto il sogno di programmare e di costruire tutti i luoghi possibili per ospitare i salesiani, per educare la gioventù maschile e femminile, per qualificarla professionalmente, per evitare l’emigrazione senza un’adeguata preparazione.
Nel tempo scarso di prospettive occupazionali, come l’odierno, e la fuga dei disoccupati, questa donna coraggiosa e inventiva, crea nella sua comunità iniziative, propone e realizza opere, a partire dai cantieri di lavoro per il rimboschimento della “Pineta Paradiso”.
Seguono i corsi per permettere, agli operai e ai contadini, dopo il lavoro, lo studio, atto a conseguire il diploma della scuola dell’obbligo per quanti non avevano frequentato i corsi statali, perché richiamati dai familiari, sin da ragazzi, ai lavori agricoli o artigianali.
La maestra Saladino ha utilizzato, nel modo più serio possibile, i cantieri scuola e di lavoro per costruire padiglioni e aule per la formazione professionale, per aprire la prima scuola di ceramica e, dopo, la casa per gli anziani. E, poi, ancora il teatro, come luogo di conoscenza, di socializzazione, di ricreazione sana, alla maniera degli antichi Greci.
Le sue risorse: un piccolo appezzamento di terreno dei genitori, alla periferia del paese e lo stipendio della scuola elementare ove insegnava.
Dopo gli anni giovanili, la incontrai nelle ACLI di Palermo e la incoraggiai nel suo impegno sociale e educativo.
Con le ACLI avevamo iniziato a costruire, con i cantieri di lavoro, proprio a Monreale, un centro di formazione professionale, poi Enaip e infine Achille Grandi ed Erripa.
Ideammo, in uno studio di Via Mariano Stabile, con l’assistenza dell’ing. Vincenzo Leo, della dr.ssa Pina Abbadessa, del geom. Giovanni Martino, del dr. Filippo Russo, il progetto di un Centro educativo, adeguato a rispondere ai sogni di Maria: disporre delle infrastrutture minimali per accogliere i giovani, i senza famiglia, i molti ragazzi di Camporeale e dei comuni viciniori, tra i più deboli e i più abbandonati.
Un architetto giovane, alle sue prime esperienze, il prof. Giacomo Badami, si offrì, sulla base delle indicazioni della Saladino, a elaborare un disegno e un plastico per un progetto di massima per l’opera educativa che si voleva realizzare.
E Maria parte, sola, con la fotocopia di quel progetto, per gli Stati Uniti d’America, a proporlo ai suoi concittadini emigrati nei tempi bui dell’economia agricola del primo dopoguerra.
Le sue avventure a New York e a San Diego, ove si arruola con vari artisti e tra questi Frank Laine, per raccogliere, durante i concerti, un obolo per la sua opera educativa, sono degne di un film di Tornatore, di Olmi, di F. E. Crialese.
Incontra gli emigrati buoni e quelli cattivi, un po’ tutti generosi verso la terra degli antenati.
Al suo rientro a Camporeale i molti sogni si proiettano sul territorio: nascono ”La città dei ragazzi“ con tanti centri di accoglienza e i laboratori artigianali per salvare i giovani dalla mafia.
Il terremoto del ’68 nella valle del Belice trovò la Saladino impegnata in un’opera di vaste proporzioni; assunse un ruolo di trascinamento, di proposta, d’iniziativa verso tutti i diseredati del Belice. Scriverà più tardi “Bimbi senza sorriso”.[10]
Nasce il Centro educativo e assistenziale del Belice, formalmente istituzionalizzato negli anni 80, di cui è ora v. presidente l’avvocato Mario Saladino.
Entra in funzione la ”sala teatro”, mentre si porta a compimento la casa di riposo per anziani, costruita in terreno ereditato dai genitori, la Biblioteca e i laboratori artigianali da lei attivati: ceramica, vimini, falegnameria e tipografia. La cultura salesiana trasfonde la sua esperienza nella fantastica operatività di Maria, ma ormai l’Ispettoria Salesiana è di casa a Camporeale. Il sogno di Maria Saladino si è realizzato, ne prende atto il Comune che ha celebrato solennemente il suo novantesimo anno e che ha mostrato, nelle parole del sindaco, la sua riconoscenza nel giorno dell’addio terreno.[11]
Si aprono i diversi “centri di accoglienza”, tra cui il “Don Bosco” per i ragazzi, la “Casa delle fanciulle” per le ragazze, la “Pineta Paradiso”per la scuola all’aperto, con anfiteatro panoramico e viali con le Stazioni della Via Crucis ove, inizialmente, Maria accompagnò ragazzi della scuola per passeggiate didattiche, per educarli, come affermava, ad amare e rispettare il verde e il creato, in un territorio ove non sono mancati gli incendi dolosi e lei rimboschiva, con i cantieri di lavoro, il terreno privo di alberi.
Ora la storia terrena di quest’umile eroina civile, di questa “religiosa laica”, così l’avrebbe definita Aldo Capitini, tra le più luminose della diocesi di Monreale, sarà raccolta e proseguita dai suoi mille e mille allievi, ai quali ha insegnato ad ascoltare e a parlare con Dio, dai ragazzi e dalle ragazze salvate dai marciapiedi e dalla mala vita.[12] Saranno le loro testimonianze a farne conoscere l’indescrivibile opera di donazione generosa.
I tanti laici credenti, unitamente ai “non laici” di Salvatore Agueci,[13] dal suo esempio hanno appreso come si può rispondere alla “emergenza educativa“, alla quale richiama il Santo Padre i cristiani contemporanei.
Maria Saladino ci ha insegnato quanto bene può fare una maestra”laica” ai ragazzi, all’infanzia abbandonata, ai giovani raccolti dalle carceri, alle ragazze, che hanno subito violenze, agli anziani senza assistenza, ai disoccupati, ai drogati, alla comunità tutta.
Ci ha riproposto che la via della santità si percorre andando incontro al prossimo, per le strade e le contrade del mondo, con la fede che scala le montagne della vita.
Ha rischiato, come pochi, sull’esempio degli eroi civili del suo secolo, dei suoi anni, giovanili e maturi: Almerico, Costa, Chinnici, Livatino, la Torre, Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, Don Pino Puglisi, incurante dei pericoli da apparire passionaria, fantasiosa, risoluta, coraggiosa, pericolosa per le verità che raccontava, senza mai temere, né pensare, come il tempo delle paure e dell’assenza di speranze consiglia ancora, di accumulare ricchezze o riservarsi un posto, in una delle tante opere di assistenza per anziani soli.
Incurante della propria vita, è stata operativa fino alla fine, come quando le chiesi, nei mesi scorsi, di parlarmi delle opere ancora da definire e dei suoi ultimi scritti.[14] C’era ad assisterla, amorevolmente “Loredana”, la badante rumena, fornita di email e di computer, cui destinava parte della sua pensione non ancora impegnata, e questa le stava accanto, con quasi filiale generosità, a confermare che anche l’immigrazione può essere un dono di Dio.
C’erano anche, nel giorno dell’Addio, i sacerdoti dell’Ispettoria Salesiana della Sicilia, mandati a salutarla; unitamente al messaggio dell’arcivescovo di Monreale Mons. Salvatore Cristina, al commosso ricordo del nuovo parroco di S. Antonino, Giuseppe Gradino e all’intervento del sindaco di Camporeale, Vincenzo Cacioppo, al saluto della sig.ra Lucia Saporito e del presidente dell’Ente Belice Avv. Saladino: hanno voluto attestare, con il popolo cristiano dei fedeli, presente alle esequie, quanto la Chiesa Locale, i suoi Parroci Giardelli (deceduto) e Luigi Accardo, in atto parroco di Roccamena, che l’hanno conosciuta e vista operare, a servizio della comunità, siano stati grati di una tale testimonianza, che Dio, tramite Maria Saladino, ha voluto concedere alla sua città, alla Diocesi, alla Chiesa universale[15].
[1] M. Saladino, Sangue e Luce-autobiografia, marzo 1998, Centro educativo ed assistenziale del Belice, Centro educativo ed assistenziale del Belice, seconda edizione.
[2] C. Naro, La lezione di Pina Suriano, Palermo 2004.
[3] F. Russo, Presenza del Vangelo-Quando nacquero i primi cenacoli del Vangelo a Palermo e a Giuliana in CNTN, Anno II-N. 32, Maggio 2002.
[4] F. Russo, Cardinale Bagnasco ridesta i cattoliciin www.vivienna.it dell’11 settembre oppure in www.google.it alle pp. 1-2-3-, alla voce Ferdinando Russo e cardinale Bagnasco.
[5] M. Muolo, Crociata: l’Italia ha bisogno di una visione d’insieme, in Avvenire, giovedì 8 settembre.
[6] F. Russo, Placido Rivilli ed i Cenacoli del Vangelo, Un convegno nel quinto anno dalla dipartita terrena in CNTN, Anno V, N.14,12 dicembre 2004.
F. Russo, Presenza del Vangelo, Attualità e carisma di un Movimento in CNTN, Anno V, N.16-17, 26 dicembre 2004.
[7] S. Agueci, La laicità dei “non laici”, con prefazione di F. Russo, Effatà Editrice, Cantalupa (TO) 2010.
[8] D. Paternostro, Calogero Cangelosi inVie nuove Corleone (vedi in www.google.it).
[9] M. Saladino, Sangue e Luce-autobiografia. o.c.
[10] M. Saladino, Bimbi senza sorriso. 10 storie della Valle del Belìce, a cura del Centro educativo ed Assistenziale del Belice, Febbraio 1991.
[11] G. Di Giorgio, Camporeale, addio a Maria Saladino,la figlia del boss che aiutò i bambini, in Giornale di Sicilia, Mercoledì 31 agosto2011.
[12] M. Saladino, Bimbi senza sorriso. o.c.
[13] S. Agueci, La laicità dei “non laici”, o.c.
[14] M. Saladino, Un angelo accanto ad ogni tomba. Risposte alle domande sulle visioni dei miei scolaretti, a cura del Centro educativo ed Assistenziale del Belice. Camporeale 1998.
[15] Cfr. F. Russo, Il cardinaleFrancesco Carpino, 2011, in corso di stampa.
G.Poto, La mafia, la maestria e l’uomo di San Diego in www.peacelink.it/casablanca/a 24161.html
M.Saladino. Vedi www.google.it alla voce Maria Saladino.