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Marietta la levatrice: le sue mani hanno dato la vita a tanti, me compresa.
Creato il 03 luglio 2013 da Mariassunta @dalmardalSono tre le mie storie in questa pubblicazione. La prima ed è forse la più bella è quella di Marietta ( Maria Salvagni) l'ostetrica che ha fatto nascere tre generazioni di persone. Riguarda un ambito specifico sì, ma è la storia delle nascite di un'epoca.
Marietta la levatrice.
Mi sta aspettando sul pianerottolo ed è molto emozionata.
"Ti ho raccolto il giorno di Santa Maria Goretti" , mi dice facendomi strada verso il salotto. Seguo la sua figura imponente e autoritaria che ottantotto anni di vita non hanno affatto piegato.
Si accomoda e si rilassa l'ostetrica Maria. Ora può iniziare a ricordare. E' incantevole. Una testimonianza di vita incantevole.
Richiama alla mente tutti quelli che lei ha "raccolto" durante la sua attività di levatrice e il registro dell'anagrafe è poca cosa. Sono i momenti della nascita e tutte le circostanze che l'hanno accompagnata. E i momenti della vita vanno di pari passo con quelli della morte: ".. mentre nasceva Concetta, moriva don Carlo". E' la storia di un intero paese: " Raccoglievo dai 2 ai 3 bambini al giorno - dice e non erano solo di Priverno. Durante la guerra infatti c'erano anche gli sfollati di Cassino, Sperlonga, Latina, Terracina e Scauri. Vivevano tutti ammassati dentro il Castello di San Martino e a Caciara e dovevo assistere anche loro."
Mentre parla Marietta cerca di coprire i colpi di tosse che turbano la tranquillità dei ricordi, con le mani. Quelle mani che hanno aiutato le donne a dare la vita non stanno mai ferme. Si posano in grembo, si alzano a descrivere momenti felici o circostanze rischiose: " Io glielo dicevo alla partorienti, voi dovete fare quello che dico io". E narra di nascite podaliche e di primipare che non hanno avuto nessuna lacerazione. La ricetta? Olio di oliva e ...tempo! Tanto tempo. I parti di una volta erano caratterizzati dal tempo: il tempo del nascituro. Ci impiegava tutto il tempo che voleva per venire al mondo. Nessuno aveva fretta. Oggi il parto pilotato programma ferie e vacanze e l'episiotomia, il taglio anticipato per evitare la lacerazione dei tessuti, è diventata un'abitudine. E' cambiato completamente il concetto di "tempo".
Diplomatasi nel 1923 a Roma, Marietta ha iniziato subito a lavorare come ostetrica al Policlinico Umberto I, poi a Terracina, a Sezze, a Bassiano, a Roccasecca e dal 27 marzo 1938 " era la settimana santa" a Priverno fino al 1973.
" Seguivo le donne incinte fin dal primo mese - racconta - e controllavo se c'era l'albumina nelle urine. Via via che passavano i mesi e si avvicinava il momento del parto, il rapporto si faceva sempre più confidenziale. Gli ultimi giorni organizzavo tutto: bisognava preparare i fiaschi direttamente sui carboni e acquistare il pacco ostetrico in farmacia. Cosa conteneva? Tutto il necessario per il grande evento: 500 gr. di alcool, 200 gr. di ovatta, garze e saponetta Mantovani. Il pacco lo passava l'Amministrazione Provinciale. Poi facevo acquistare i giornali, molti giornali. Servivano a proteggere il materasso. E pronta doveva essere anche la "spianatora" ( tavola di legno usata per fare il pane) che andava messa sulla rete. Serviva a non far soffocare il bambino appena metteva fuori la testina. Un periodo venne disposto che non si poteva fare il bagnetto al bambino appena nato. Si puliva allora con l'olio di oliva".
La signora parla con molta dolcezza, solo la tosse la irrigidisce. " Per riscaldarci durante le lunghe attese in campagna bruciavamo i " turzi" ( gambi dei carciofi). E' come se avessi fumato chissà quante sigarette e mi è rimasta la bronchite cronica". E' la sua malattia professionale.
"Non che avessi tanto tempo per pensare quando mi venivano a chiamare", dice.
Chiamavano dal vicolo a voce alta, ricorda, e qualsiasi ora fosse e qualsiasi tempo facesse, lei prendeva la sua indispensabile valigetta da ostetrica con l'occorrente, stetoscopio, fiale antiemorragiche, siringhe, e via...a piedi o in canna di bicicletta raggiungeva la campagna.
Tira fuori dal cassetto l'album delle foto. Eccola mentre riceve dal sindaco di Priverno la medaglia d'oro con l'encomio per il servizio prestato a tutta la comunità; eccola con la sorella mentre si riposa nella sua casa di Maenza ed eccola ancora giovane agli inizi del suo lavoro e della professione. Una professione durata oltre quaranta anni.
E di notte quando non riesce a prendere sonno, Marietta "la levatrice" ricorda nella preghiera le tre generazioni cha ha aiutato a nascere.
La foto postata su Fb è di Antonietta Volpe e la signora alta vestita di nero è la signora Maria Salvagni. Nasce da qui questa storia...
Santa Maria Goretti è fra qualche giorno ed è il mio compleanno. E' questo lo considero davvero un regalo meraviglioso. Grazie per l'idea che avete avuto di riportare in "auge" questo bellissimo racconto, che la famiglia all'epoca inviò anche all'Associazione Italiana di Ostetricia.
Ciao
Mariassunta
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