di Alberto Giusti
Marijuana legale in Uruguay, contro il narcotraffico
Nel 1933 gli Stati Uniti posero fine al proibizionismo. Il motivo era semplice: nonostante le forti motivazioni morali che avevano portato al Volstead Act, il divieto di produzione e vendita di alcolici aveva aperto le porte al più grande business che la criminalità organizzata dell’epoca potesse desiderare: possedere il monopolio di uno dei più diffusi beni di consumo di un grande paese benestante.
80 anni dopo, gli alcolici sono un vizio socialmente accettato, e un altro bene viene ormai consumato su larga scala nei paesi benestanti e non, rimanendo però nelle mani della criminalità organizzata: la cannabis. O marijuana. O, semplicemente, erba. Fumata in tutto il mondo, la sua produzione e consumo sono illegali quasi ovunque (tranne quei pochi casi strettamente regolamentati, come l’Olanda e la California), e i grandi cartelli internazionali della droga ne ricavano profitti altissimi.
La soluzione più semplice, proprio come nel 1933, rimane la stessa, e segue un principio basilare dell’economia: l’unico modo per impedire il monopolio (o l’oligopolio) sul prodotto, è regolarne il mercato, e soprattutto legalizzarlo.
E così un piccolo paese di 3,5 milioni di abitanti (ma con una grande nazionale di calcio), in Sudamerica, prepara una svolta mondiale: basta narcotraffico, marijuana di stato, per tutti, a 1 dollaro al grammo! Sì, in Uruguay sarà così.
telegraph.co.uk
La notizia è di quelle incredibili, ma la legge già approvata dalla Camera uruguagia e in attesa del voto del Senato, a novembre, prevederà un limite di 40 grammi mensili acquistabili in farmacia previa registrazione (ovviamente, nel massimo rispetto della privacy) nonché la possibilità di coltivazione in piccole cooperative di consumo. Ma la novità più grande è che lo stato stesso, attraverso il Ministero dell’Agricoltura, ne controllerà la gran parte della produzione, andando così a togliere il pane da sotto i denti ai trafficanti del vicino Paraguay. Verrà permessa anche la produzione di canapa industriale, anch’essa illegale nella maggior parte dei paesi, che ha moltissimi impieghi, tra cui la produzione di biodiesel. Ovviamente, ci sono le dovute regolamentazioni: non si potrà pubblicizzare la vendita della marijuana, che sarà comunque vietata ai minorenni, e i divieti di fumo validi nei locali pubblici per le normali sigarette saranno validi anche per chi fuma cannabis.
Il meccanismo è tanto semplice da far pensare, pur fuori contesto, al vecchio slogan di Clinton: economy is stupid. Non solo si combatterà così la criminalità organizzata, ma si otterranno anche posti di lavoro regolari e, magari, un introito per le casse statali.
Per un paese di pochi milioni di abitanti, questa non è che una piccola rivoluzione. Per un grande paese europeo, le cifre in gioco sarebbero probabilmente astronomiche. Forse anche per questo, ancora per molti anni, non è lecito aspettarsi svolte del genere, nel nostro continente. Aldilà di tutti i moralismi che, ad oggi, impediscono un dibattito oggettivo sull’argomento.
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