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Marinaio, Profeta, Balena: il Viaggio di Vinicio Capossela

Creato il 18 giugno 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Maria Veronica 18 giugno 2013Marinaio, Profeta, Balena: il Viaggio di Vinicio Capossela

Salire su una barca e lasciarsi condurre dai venti, nel mare, o fermarsi in un bar, sedere al tavolo e abbandonarsi alle parole assieme ad altri viandanti. Entrambi sono modi di viaggiare. Quello con Vinicio Capossela al Piccolo Teatro Studio, il 5 giugno scorso, è stato un viaggio raccontato, cullati dalle sue parole di poeta e accarezzati dalle note della sua musica. Marinaio, profeta, balena. L’ombra di Ulisse da Omero all’inferno, ha trovato casa al Piccolo di Milano: una magnifica cornice, intima e perfetta per questa esecuzione. Entrare in platea voleva dire essere già nella scena. Una barca a vela sul fondo, un pianoforte a coda e uno da saloon con tanto di candele. In primo piano, per terra, la grande e morbida coda di una balena e, ai lati, le sue costole che, come canini, partivano da terra e si allungavano verso l’alto. Nel ventre dell’enorme mammifero dei mari si svolgeva l’azione. Tre tavolini al centro, una per ogni bevitore-musicista. Pareva di trovarsi dentro il quadro di Vincent van Gogh, Ritratto del dottor Gachet. Ad accompagnare Vinicio c’erano Peppe Frana, Vincenzo Vasi e la grecità di Lambis Xylouris. Un percorso digeriti dalla balena «creatura che ispira la meraviglia», racconta Capossela, «e noi tutti siamo amanti del racconto meraviglioso», come quello scritto da Herman Melville in Moby Dick testo che ha ispirato questa messa in scena, assieme all’Odissea di Omero e la Divina Commedia di Dante Alighieri.

Marinaio, Profeta, Balena: il Viaggio di Vinicio Capossela

Capossela è aedo che incanta e racconta come se avesse vissuto i viaggi di Ulisse, come se le sue stesse orecchie fossero state vittime delle sirene e come se anche lui, con Giona, avesse vissuto tre giorni e tre notti nella pancia della balena. D’altra parte, il marinaio è cantastorie il cui compito è quello di narrare quello che i suoi occhi hanno visto. Nel viaggio si devono prendere decisioni che possono cambiarne il tragitto, ma il desiderio di tornare nella terra natìa può essere più forte di qualunque altra cosa. Capossela racconta dell’allettante offerta dell’immortalità che Calipso offre a Ulisse per convincerlo a rimanere con lei, ma lui preferisce tornare a Itaca, allo sforzo e al dolore. Nello spettacolo Vinicio parteggia per Polifemo, «con quel vino mi sarei ubriacato anche io: non sto con Davide, sto con Golia» e, indossando una grande maschera greca con un occhio solo, canta e suona Vinocolo ispirata proprio all’episodio omerico in cui Ulisse, per fuggire dalla caverna del gigante monocolo lo ubriaca con del vino per poi accecarlo con un palo.

Marinaio, Profeta, Balena: il Viaggio di Vinicio Capossela

Nella messinscena Vinicio è musicista versatile che si dileggia con numerosi e differenti strumenti, ma è anche attore che mantiene alta l’attenzione del pubblico. Lascia trapelare le sue emozioni vere, come quando, dopo il primo brano, il pubblico rimane sospeso in un silenzio irreale e poi scoppia in un applauso e Capossela intimidito alza una spalluccia per ringraziare. Esce fuori l’uomo dal cantastorie-profeta e marinaio. Alza le braccia di scatto come a ringraziare i presenti per aver accolto con interesse il suo lavoro e si cinge in un abbraccio come a voler stringere tutti coloro che sono intervenuti. Non tutti i viaggi possono avere un ritorno, «forse non c’è perché siamo piccoli pezzetti», racconta Capossela, siamo isole nel mare, ma il brano «Ovunque proteggi è in qualche modo un ritorno». Un ritorno agli esordi, alle origini, e una preghiera perché qualunque viaggio ha bisogno di protezione.

Fotografie di Elettra Mallaby

Marinaio, Profeta, Balena: il Viaggio di Vinicio Capossela


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