«Ho stima per Vladimir Putin, perché mi piacciono i leader che non permettono ad altre nazioni di imporre loro le decisioni. Come del resto fa anche la Merkel». Dalle pagine di Der Spiegel di questa settimana ecco la Marine Le Pen che non ti aspetti, che lancia petali di fiori verso l’ “odiata” Angela Merkel. Fiori di cactus per la verità, visto che il termine di paragone non può certo piacere alla Cancelliera tedesca, per tutta l’intervista oggetto di duri attacchi da parte della leader del Front National. «Sono state dette tante cose negative a proposito della Russia, perché per anni è stata demonizzata su ordine degli Stati Uniti. Invece, dovrebbe essere una delle principali caratteristiche di un paese europeo formarsi una propria opinione e di non vedere tutto dalla prospettiva degli USA», ha dichiarato la Le Pen. Ad una settimana dal trionfo elettorale alle Europee, la donna che è stata in grado di trasformare un partito di nicchia nello schieramento più votato in Francia parla già come un leader di governo. Ed espone il suo punto di vista sulle questioni di attualità politica. Come sulla crisi in Ucraina, che le offre occasione per cavalcare l’antico revanscismo anti-tedesco, con toni che riecheggiano quelli all’indomani della sconfitta francese nella Guerra franco-prussiana.
«Penso che Putin anteponga gli interessi della Russia e del popolo russo ad ogni altra questione. A tal proposito ho lo stesso rispetto per lui come per la signora Merkel, che difende politiche economiche favorevoli alla Germania , ma dannose per tutti gli altri membri dell’Ue». E su questo tema, la Le Pen ne ha per tutti: da Berlino, che accusa di voler mantenere una moneta forte, ai politici francesi, definiti «complici dei tedeschi e incapaci di rappresentare i nostri interessi, perché un Euro forte rovinerà il nostro Paese». Se la Germania è diventata la potenza economica d’Europa «lo deve alla debolezza dei nostri rappresentanti politici», ma la leader dell’ultradestra avverte: «I nostri vicini non dovrebbero mai dimenticare che la Francia era il “cuore politico” dell’Europa».
L’uscita di Parigi dalla moneta unica – cavallo di battaglia per tutta la campagna elettorale – è ormai il refrain dell’energica Marine: «Ciò rappresenterebbe un’incredibile opportunità per la Francia, ormai sulla strada per il sottosviluppo». Un tema che accomuna il Front National con altre forze nazionaliste europee, anch’esse arrivate a Strasburgo con in poppa il forte vento dell’euro-fobia: basterà questo a far da catalizzatore per partiti molto diversi tra di loro? Gli euroscettici potrebbero dunque diventare un vero e proprio gruppo all’Europarlamento, come i socialisti, i popolari e i liberali?
Per formare un gruppo a Strasburgo, i partiti devono avere almeno 25 deputati eletti in almeno sette Stati membri dell’UE, ma la Le Pen si dice ottimista sul fatto che intorno al suo FN possano coalizzarsi anche altre forze nazionaliste. «Ho recentemente avuto una serie di incontri», ha dichiarato riferendosi a quelli della scorsa settimana con altri quattro partiti euroscettici: il Partito della Libertà olandese del leader xenofobo Geert Wilders, la Lega Nord, i liberaldemocratico austriaci del FPÖ e gli ultranazionalisti fiamminghi del Vlaams Belang.
Alla domanda se vorrebbe lavorare anche con gli indipendentisti britannici dello UKIP, si è detta possibilista: «Fondamentalmente, abbiamo la stessa posizione in Europa». Una risposta diplomatica di chi è consapevole che si tratta di un matrimonio (politico) irrealizzabile, visto che in un’intervista di qualche giorno fa alla BBC, il leader dell’UKIP Nigel Farage aveva subito escluso una qualsiasi collaborazione con il Front National: «Vengono da una diversa famiglia politica, non vogliamo aver niente a che fare con quel partito».
Pochissime anche le possibilità di un’alleanza con gli euroscettici tedeschi di Alternative für Deutschland, e stavolta è la stessa Le Pen ad ammetterlo: «Finora loro non hanno espresso questa volontà. Con AfD condividiamo alcuni punti di vista, ma sono un partito popolare e hanno una struttura completamente diversa dalla nostra».
Non poteva mancare ovviamente una domanda sul panorama politico francese: potrà il Front National arrivare al ballottaggio alle Presidenziali del 2017? «Ipotesi molto credibile, ritengo che arriveremo al potere entro i prossimi 10 anni, forse anche più rapidamente di quanto alcune persone possano immaginare», risponde, consapevole del fatto che il FN può contare su un potenziale serbatoio di voti anche tra coloro che non vanno più a votare da anni. «Il nostro non è un partito xenofobo, non odia nessuno. Ma la Francia, dove il numero dei disoccupati in aprile ha raggiunto punte record, non può più permettersi i flussi d’immigrazione del passato».