Marino Magliani, Soggiorno a Zeewijk, Amos Edizioni, 2014, pp. 175, € 14,00
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di Marco Drago
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Marino Magliani è uno scrittore atipico: non vive in Italia da quasi trent’anni e frequenta poco i social network; non è giovane, non è un hipster e soprattutto non ha idea di che cosa sia un hipster; al tempo dei “cannibali” non scriveva ancora o, almeno, non pubblicava; non si sforza di partecipare alla vita politica del Paese né potrebbe farlo, lontano com’è dal tumultuoso circo mediatico/istituzionale nel quale noi, invece, poveracci, ci rotoliamo come maiali nel fango. Dal 2003 a oggi ha scritto otto romanzi, una guida ciclistica ad Amsterdam, una raccolta di racconti a quattro mani con Vincenzo Pardini e una con Giacomo Sartori. Ha cinquantaquattro anni, vive a Ijmuiden, in Olanda, nell’artificioso quartiere di Zeewijk, ma ha quasi sempre scritto della sua natia costa di Ponente della Liguria.
In quest’ultimo libro, invece, si dedica a Zeewijk e alla sua toponomastica rivolta alle costellazioni (le vie della cittadina sono tutte dedicate a stelle e pianeti). L’autore parla di sé come di uno scutizusu, parola ligure intraducibile, ma che possiamo rendere con il francese “flâneur”. Un perdigiorno d’altri tempi che, invece di vagare tra le strade di una metropoli, compie insensati giri tra le vie anonime del suo quartiere, approfittando dell’abitudine olandese di non nascondere le proprie abitazioni con tendine e persiane. La prima parte del libro descrive Zeewijk e introduce l’amico Piet, un vecchietto curioso delle vite altrui tanto quanto l’autore. Poi incomincia una specie di diario di esplorazione del quartiere (dal settembre al novembre 2013) che trova un corrispettivo nelle illustrazioni a china di Marco D’Aponte riportate in appendice al volume.
Assistiamo alle vite ordinarie degli abitanti di Zeewijk, ci appassioniamo alla breve e inconclusa liaison amorosa tra l’autore e la pescivendola Anneke (i due comunicano con biglietti scritti e mostrati l’uno all’altra attraverso la vetrata dell’abitazione di lei, ma non si parlano praticamente mai), impariamo a conoscere la sana abitudine olandese del bieren (uscire a bersi una birra) e ricorrenze laiche e religiose a noi ignote (il Luilak del sabato notte prima della Pentecoste durante il quale i ragazzini svegliano la gente nel mezzo della notte con schiamazzi e gettano uova contro le vetrate delle abitazioni; la versione neerlandese di Halloween, definitia Elf November, ossia Undici novembre; il Natale alternativo e anticipato di San Nicola, Sinterklaas).
In piccolo, questo Soggiorno a Zeewijk, ricalca tutta l’opera precedente di Magliani, che è sempre un confronto ideale tra le sue due terre d’elezione: il saliscendi ligure, le rocce delle Alpi Marittime, il mare visto dall’alto, le terrazze coltivate a orto e gli uliveti sono sempre presenti anche nella disperata pianura quasi lagunare dei Paesi Bassi, in quel mare freddo visto dal basso e stavolta la sovrapposizione è anche topografica: la piantina del comune di Ijmuiden (dove si trova il quartiere Zeewijk) corrisponde a quella della regione Liguria. Entrambe le piantine disegnano un arco, una specie di semicerchio abbozzato, con i loro rispettivi Ponente e Levante.
Queste sono solo alcune delle incantevoli sorprese che riserva la lettura di questo libro, bellissimo anche dal punto di vista tipografico come è lecito sempre aspettarsi dall’editore mestrino Amos.