Stamattina l'aria condizionata mi è sembrata meno fastidiosa di altre volte, allora mi sono alzato dal letto lasciando che mia moglie dormisse ancora un po' in quel fresco artificiale, ma comunque meglio della naturale soffocante cappa d'afa di questi giorni. Scalzo per non fare troppo rumore, sono andato di là in cucina e mentre caricavo la macchina del caffè espresso si è srotolato improvvisamente davanti ai miei occhi lo schermo delle cose da fare in mattinata. Solo una però ha catturato la mia terrorizzata attenzione: la visita "chirurgica", per verificare se la "punta" d'ernia inguinale riscontrata qualche mese fa sia da operare o meno.
Ora, le visite mediche non piacciono a nessuno e io non faccio eccezione, ma l'idea di dover abbassare le mutande davanti a un estraneo, per di più maschio, e farmi tastare i gioielli di famiglia e zone limitrofe è una cosa che proprio mi crea un ribrezzo primordiale. Immagino che anche il medico non faccia i salti di gioia nel maneggiare genitali, ma quello è il suo lavoro, mentre io tutt'al più rischio di dover subire un intervento.
Ad ogni modo, anche per stemperare l'ansia, dopo la colazione mi sono ritagliato un quarto d'ora di lettura sul balcone all'ombra dell'albero dalle generose fronde, al quale forse farei bene a trovare un nome più corto e immediato per non ridicolizzarlo tutte le volte con questa espressione pseudopoetica e un po' patetica, per cui da oggi che vi piaccia o meno lo chiamerò Mario. I più maligni e meno avvezzi alle antropomorfizzazioni staranno già storcendo il naso reputando quest'ultimo sì un nome ridicolo per un albero. Bene, prima di espriemere giudizi sappiate che il merlo Giuseppe, spesso ospite di Mario, è molto sucettibile e potrebbe offendersi irrimediabilmente.