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Oggi la blogosfera unita festeggia un regista italiano tra i più amati, ovvero il buon Mario Bava. Orgoglio nostrano in più di un senso visto che, nonostante si sia poi insediato a Roma, il regista è nato a Sanremo, in Liguria, nel 1914. Quindi, per ribadire l'innegabile supremazia ligure, ho deciso di guardare Sei donne per l'assassino, diretto da Mario Bava nel 1964.
Trama: un assassino comincia ad uccidere le modelle che lavorano in un atelier di moda. Tra droga, ricatti e misteriosi diari il mistero si fa sempre più fitto...
Pur amando l'horror e, relativamente, il giallo all'italiana, di Mario Bava avevo visto solo La maschera del demonio e I tre volti della paura. Convinta com'ero di non avere altro che questi due film in casa ho inveito contro i blogger che se li sono accaparrati (scherzo, vi lovvo!) quando a un tratto ho rinvenuto in mezzo alla polvere questo Sei donne per l'assassino, che mai avevo visto prima d'oggi. Male, molto male!! Intanto shame on me perché la pellicola di Bava è praticamente la Bibbia a cui si è rifatto ogni altro regista intenzionato a girare gialli, Dario Argento in primis (le inquadrature iniziali di Sei donne per l'assassino mi hanno ricordato un sacco Suspiria), poi perché il film in questione è veramente bello e, per quanto al giorno d'oggi risulti zeppo di cliché che possono fare sorridere, riesce ad intrattenere dall'inizio alla fine. Il canovaccio è piuttosto esile: le sei donne del titolo (le ho contate, sono proprio sei!!) vengono uccise una ad una da un killer letteralmente senza volto. Ovviamente, il divertimento sta innanzitutto nello scoprire l'identità dell'assassino, cosa che sono riuscita a fare poco dopo aver passato la prima metà del film, e nell'assistere ai fantasiosi modi in cui il bruto fa scempio delle povere fotomodelle: niente di troppo gore, per carità, ma l'utilizzo di un triplo uncino e di una stufa fanno il loro effetto anche dopo 40 anni, senza contare il gusto sadico con cui Bava indugia sui volti sofferenti e sfigurati delle belle fanciulle. Neanche a dirlo, le motivazioni finali dell'assassino sono risibili e anche troppo esagerate, equivalgono al bruciare un nido di calabroni scagliando una bomba atomica nel circondario ma così è, il pubblico dell'epoca non aveva bisogno di grandi motivi e cervellotiche spiegazioni ed era molto meno smaliziato di quanto potremmo essere noi. Sei donne per l'assassino quindi potrebbe essere un giallo come tanti... se non fosse che la mano dell'Autore si riconosce eccome.
Sei donne per l'assassino, infatti, è innanzitutto bello visivamente, fin dai quei titoli di testa accompagnati da un'accattivante e sculettosa melodia (Bossa nova? di musica ci acchiappo proprio poco...). Il regista ci conduce per mano all'interno di un'atelier dove il lusso e la decadenza imperano e dove il salotto principale è popolato da inquietanti manichini dai colori accesi (il rosso e il blu la fanno da padroni) sui quali la macchina da presa indugia spesso e volentieri, mostrando alternativamente questi pupazzi privi di vita e le fotomodelle, quasi a voler precorrere il loro destino e a mostrarcele altrettanto frivole e vuote. Il primo omicidio, così come quelli che seguono, è il perfetto manuale dei codici del Giallo all'italiana, con l'assassino che si confonde tra le ombre di tempestosi boschi solitari o compare e scompare come un fantasma all'interno di case abbandonate dalle architetture impossibili mentre la povera vittima si aggira sempre più inquieta e perduta... ed è più la tensione provata nell'attesa del colpo inferto a scuotere lo spettatore rispetto all'assassinio in sé. Altrettanto interessanti sono le carrellate sui possibili colpevoli durante la sfilata, durante la quale lo sguardo di tutti i personaggi (uno più sospetto dell'altro, ovviamente) è attirato da una borsetta nera contenente il diario della prima vittima che a un certo punto sparisce, una bella sequenza girata apposta per trarre in inganno lo spettatore, così come molti altri dettagli inseriti nel corso di alcune scene chiave girate in modo da mettere la pulce nell'orecchio anche ai più scafati... e, alla fine, credetemi, tutto tornerà alla perfezione, come il meccanismo di un orologio svizzero. Si può sicuramente trovare un difetto a Sei donne per l'assassino ed è il livello altalenante della bravura degli interpreti, ma anche così nella pellicola predominano una tale cura, qualità e stile che su questo dettaglio si può benissimo sorvolare.. ed è per questo che Mario Bava merita il nostro e mille altri omaggi!
A tal proposito, i festeggiamenti continuano su questi blog... ENJOY!
Whiterussian
Montecristo
Director's cult
Non c'è paragone
Scrivenny
La fabbrica dei sogni
Obsidian
Recensioni Ribelli
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