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Mario Bertasa - Tiro con l'arco

Da Ellisse

Mario Bertasa - Tiro con l'arco - Lampi di stampa, 2011

mario bertasaUn libro alterno ed eterogeneo, questo di Mario Bertasa, che però mi ha divertito. Alterno (o "liquido, instabile nel suo fluire", dice V. Ronchi) perchè giocato su un doppio pedale, uno con cui Bertasa va a scovare la parola, se ne innamora un pò, la ricerca negli anfratti del ricercato, la puntella con segni ortografici e di interpunzione che fanno disegno ma non suono, che mi sembra non gli appartengano realmente ma che siano piuttosto superfetazioni, o affettazioni, pose...; e un altro pedale con il quale la parola suona un Bertasa che si fa ispirare (anche in senso lirico) e insieme tiene ben presenti una serie di lezioni poetiche vicine e lontane, modernamente, come il respiro lungo, il verso lunghissimo (Pagliarani? Balestrini?)... in entrambi i casi però con poche cose che, se dovessi fare editing, emenderei, soprattutto perchè, quasi sempre, traspare nei testi una certa ironia pensosa per me importante. Come pure importante la sensazione che questi testi, sebbene fissati per sempre nella forma libro, siano suscettibili di essere riscritti, ripensati o all'occorrenza rovesciati come un guanto: una poesia, per quanto possa apparire astratto il termine, "aperta". Non tanto per il lettore, va da sé, quanto per l'autore. Per il resto (se mi si permette un discorso più generale), siamo tutti nella stessa barca, tutti percossi o forati da momenti, eventi, perplessità del quotidiano, snapshots che la poesia (italiana) di oggi registra invariabilmente (e attenzione all'ambiguità di questo avverbio), sullo sfondo di una certa immobilità che è della poesia e della società allo stesso modo. Di qui forse, per molti di noi, una poesia più del "come" fare che del "cosa" dire, oltretutto qui e ora. Tutto qui. Nel caso di Bertasa tuttavia risulta evidente e coerente una certa ricerca (ma anche questa ironica) sui mezzi espressivi e sulle modalità di comunicazione di cui la carta non da conto sufficientemente. Mi riferisco ad esempio al fatto che una intera sezione del libro, qui non riportata, è nata da una improvvisazione poetica via web (con le relative interazioni di altri, commenti ecc.) ed è diventata una performance multimediale per voce, video, azione. Del resto, come ricordava in una sua nota Giuliano Ladolfi citando Emanuele Zinato, sempre più oggi la poesia viene percepita come un oggetto artistico che deve essere contestualizzato per apparire tale, ad esempio - aggiungo - proprio in una performance. Evoluzione dei linguaggi forse, di cui Mario Bertasa sembra tenere ben conto con la consapevolezza dei rischi che essa può comportare, della necessità di stare attenti che il valore poetico sia - alla fin fine,  e come in questo libro - tutto interno al testo.

un’altra volta
.I

) stazione   (qui
fuori dal golfo della nebbia
: solitudine e questa gente
che attende l’orario della corriera
e tu ragazzina col nome scarmigliato
che sbricioli frittelle, tua madre ti parla
alta nel suo collo di pelliccia fuma
una sigaretta - invade e mi nausea
il fumo idrofilo sfllacciato fra i gargarisrni dei motori.
e io nell’asfissia del gelo alito vapori a disprezzo,
Perché partire é tornare - io conosco per false, non so tu,
le luci sfuse di questa sera - e in fondo al viaggio
c’é quel mondo posseduto di prolungata infanzia
che non desidero piu.  se cantassi scalfirei nella ruggine della tua collana
falsetti allucinati per dirti che questa notte sarò ancora piu lontano dalle
mie cose migliori
: III
anche alcuni insetti hanno sbagliato stagione,
si sono svegliati in questo fragore di gennaio
ronzando presto contro i vetri dell’aula.
hanno insistito che mi affacciassi:
allora mi impressionò una polvere di sole che stemperava
il giardino in un bigio pastello
e la memoria di chi ci ha lasciato.
credevo che fosse primavera. Era invece un'altra
la presenza, e io segnato da quei sensi brulicanti
che mi avevano accennato a breve distanza
Non loro, ma compiangerei noi per queste requiemeternam,
   poche
la baia dei barlumi
,
ricordo adesso perfettamente un luogo dove cercavo di sondare
il lento chiarore di questa baia di barlumi che s’inciela ovunque anche qui
sopra i miei passi a caso nel giardino, la strada era in salita leggera
e stavo di traverso, le villette basse tenevano
i loro lumi agli ingressi per l’intera notte accesi e l'asciutto
sopore dell’aria come ora formava il trapasso delle
stagioni più amabili. lo stesso infinito di non mensurabili discanti -
nel tepore dei cisti, allora, e il terriccio che friniva dalle sterpaglie.
sono le stelle che danno vertigine a saperle sconfinate.
é che vorrei avere una cotta nei prossimi giorni, capisco,
ed é come sciacquarsi i denti avere sempre in bocca lo stesso sapore
mastico liquirizia in fretta prima di andarmene a dormire,
: II
) dopo cena   (li
faccio spesso due pasti di
sera, alle otto prima di uscire e al
rientro verso le due: 0 post concerto o post
assemblea e strascichi in giro
- sveglia e colazione, infine, alle sei
mi peso spesso, / ma non ingrasso.
sono due quinari assonanti
Ho cenato con persone importanti, che prima vedevo
spesso in televisione, di spettacolo\politica / ho cenato col televisore
acceso sul telegiornale della notte.
ho sonno spesso, sui mezzi
corriera+treno+metro:tot.4h x 3~4gg./settimana=12~16h=2notti/sett.
ho anche imparato a dire: "no, stasera
ho già un altro impegno", e non é vero, cosi sto a casa
per rivivere dopo cena una serata
inappagante come quelle che un tempo desideravo
evitare
poi, fra pochi giomi, é pasqua
   11 aprile 1992 ~ 25 anni compiuti
un'altra volta #5 (tavole d’espansione)
(. I

ritorno a luogo
in cui sostare _
ultima sosta
parecchi anni prima:
il luogo che allora appariva lontano
improvvisamente si vede a due passi / da casa
geografia della solitudine: sovrimpressione di mappe sformate da desideri
un luogo che allora appariva a due passi / da questa tappa
ora sono ore di marcia forzata: mappa
sparigliata da mutazione biòcrona di corpo meno sensibile venticinque anni fa
e il luogo d’arrivo? come se mai prima d’ora l’avessi visto
"forse avevamo tirato dritto"
e il sentiero invece rammemorato quasi ad ogni ansa
ad ogni dirupo "qui abbiamo tagliato per il ghiaione"
"da qui si vedevano tre in cordata su quella costa del Cinquedita"
   : sovrimpressione di mappe sformate da desideri
di frittella calda che fende il golfo della nebbia con emissioni di olio e zucchero
la stazione di allora mi si sfilaccia e sbriciola sono davanti al centro
commerciale é Natale pare uguale ad allora la solitudine della gente e delle
ragazzine che fumano tra gelo e chioschetto del frittellaio, alito l'immagine, s-
vaporo,
ma oggi non ci si sente soli, infatti
si vuole essere soli
lasciami in pace: le guerre sono talmente spalmate dappertutto
non canto da due settimane, il catarro)
: I, 1
in primavera mi si sputtana il sistema immunitario
poco ossigeno permea fra le sbarre della gabbia toracica
quando le brezze pazzerelle si contaminano
di polveri e pollini sottili
mi alzo, mi sdraio, in preda alla paura di schiattare aggrappato
alla bocchetta del cortisone che mi corrompe lo scheletro
eppure
eppure
puntuale ai primi scorci
di vie soleggiate a gennaio
ai primi tramonti che
riversano nell’aria tersa
tutti i gradienti fra il giallo e il magenta
l’umore che s’addensa nell’addome fugge in prospettiva là
a quanto si potrà fare nel golfo della stagione che si schiude all’estate
Poi rammento la ciclicità del malanno che là mi attende
e tra i due estremi dell’arco, l'oggi agognato e il domani scomodo,
di tanto in tanto mi si sfilaccia l’elastico
   varianti per “golfo”: vallo, catino
il riciclo domestico dell’organico domestico
in giardino é nato da un’idea dell’assessorato
che fa sconto sull’imposta rifiuti a chi se lo
vuole fabbricare
ho io scattato il reportage sul nostro impianto
da consegnzre all’ufficio ecologia per
gli accertamenti -  ai complimenti é seguito
un reale sgravio
ora il processo del "pulvis reverteris"
lo posso monitorare ogni volta che
sollevo il coperchio
e col gusto delle tasse risparmiate mi
turo il naso e resisto all’avvento del
nugolo di Drosofile
che si solleva ad ogni sollevarsi
manifestanti per la temporanea
folata di gelo
ebbene sì  in pieno inverno là sotto
si sta al caldo e anche noi sciameremo
fra i termoreattori dei natalizi commerciali
più divoriamo più ci scaldiamo e intanto
l'inverno passa
   Avvento 2008
[34 tropi]

[8]
il compito è di individuare separatamente
i suoni che compongono il suono
di un oggetto sollecitato (che vi risiedono),
dilatazione rallentata concentrica su un asse
di accadimenti a cronografia invertibile.
non serve di uomo o donna dire "monocorde"
anche il monocordo dal suo caleidoscopio
di armonici e interferenze si scentra.
[10]
l'ho visto perfino sul sopracciglio del
borgo vecchio ammirare frontoni fascisti
e parchi macchine per sabotaggi filoimperiali
lui anarchico cosmopolita assetato di visione
tornare da un fronte che gli ha sguarnito
l'Entusiasmo in una strozza di paranoie
e nello schifo delle ipocrisie successive
il guizzo del cinguettio s'è spiumato
[13]
da dodici anni lo conosco e ho sempre
saputo che avesse un fratello maggiore,
non anche una sorella gemella!
una topografia, un dizionario, una stanza
una diapositiva, una bottiglia, un macchinario
non si esauriscono nel primo sguardo
come nell'ennesimo, ma nella memoria
che cumula scoperte — si dissipa la memoria?
[17]
alcune linee di febbre e la distanza
si annulla nel bisogno di raggiungerti
consulto mappe e orari per cingerti le spalle
e le agende degli amici per ritrovarci prima che
l'avvilupparsi della vacanza scorra
sotto lo zerbino degli appuntamenti con le paghe
e gli studi, sotto l'inginocchiatoio della
liturgia eucaristica per le spossatezze regolari
[33]
a che ora devo andar via domani?
questa conviveva col posticcio
alimenta la combustione dei sorrisi
che s'impersonano su sfondo scorrevole:
vicoli diradati e balconi su balconi,
tu raccatta quanto basta a vivere e implora
che i progetti siano la nostra memoria
mentre spremiamo ciliege fra le labbra

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