Ma che Puglia descrive Giacomelli, che era nato a Senigallia, il 1° agosto 1925 e lì è morto nell'ottobre del 2000? Il paesaggio, il cielo, la terra, il dolore, la sofferenza, la vecchiaia, la speranza, l'amore. Immagini "infinite di un incanto che è insieme metafora e sublimazione delle fatiche umane" dice Angela Vigano, che ha presentato la sua ultima mostra. "Osservare queste immagini di Puglia è come leggere nelle pieghe degli uomini, nelle vene del paese; è sentire la corteccia della pianta, la fatica della terra, i suoni di festa, i giochi davanti alla chiesa, le vecchie mura assolate, la società e l'amicizia, lo svago sereno, la vita cerimoniale e religiosa, gli eventi, il prestigio e la vitalità che si riflettono sulla pelle di una civiltà".
Giacomelli ha fotografato in Puglia una realtà brulicante di soggetti, e le immagini come stratificate - dalla scalinata che fu utilizzata anche per la copertina di Conversazioni in Sicilia di Elio Vittorini, e via via fino al ritratto delle case affastellate una sull'altra- ci mostrano un Sud antico e vitale. Anni di immagini che diventano anni di storia di un paese. Giacomelli era anche un poeta, con un passato di pittore; egli racchiudeva in sé la quintessenza della vita e la generosità nell'esprimerla. Ed ecco tutta la sua opera vibrare di poesia".
Interiorità muta"La fotografia - dice - è una cosa magica, che mi dà la possibilità di esprimermi, di sostituire la parola che sento di non sapere usare. Dà senso della presenza, c'è il soggetto, ci sono io, c'è uno spazio vergine tutto da riempire".
Giacomelli si pone alla ricerca di un'interiorità muta che possa diventare trasparente e mostrare la densità del sentire. Questa non può scaturire dalla teatralità di figure in posa, ma da una scena già innescata, dove lo sguardo "falso" della fotografia può lasciare spazio ad uno sguardo "vero", si potrebbe dire naturale ed organico. Le sue fotografie sono impresse di sofferenza e di angoscia, di amore e di passione:
"Le mie immagini sono la copia delle mie emozioni".
Nell'altra serie sulla realtà meridionale, "Il canto dei nuovi emigranti", i toni sono più scuri, i contrasti più violenti, ed è scomparsa la folla, quella dei bambini soprattutto, che qui sono il segno più vivo e la scoperta più interessante. Come sempre nelle serie di Giacomelli, sono numerosi gli elementi che consigliano di osservare le fotografie in una successione ben definita, o raggruppate per analogie.
Gente del SudIn questa serie, che all'inizio era stata denominata Gente del Sud, compaiono per la prima volta i bianchi slavati tipici della fotografia di Giacomelli. Insieme a Scanno, Puglia prefigura molte delle tecniche che saranno utilizzate nella serie Io non ho mani che mi accarezzano il volto, nei forti contrasti, nelle figure nero cupo che si stagliano sugli sfondi del bianco bruciato: così la strada brulicante di persone, con le anziane sedute da una parte e dall'altra.
La fotografia riferisce gli eventi con un'aderenza superiore ad altri mezzi, ci aiuta a capire gesti e sguardi, la dimensione del tempo che si intreccia con i ricordi, dove il passato diventa presente ma anche luogo di incontro.
Espressionista di matrice teutonica
In questo caso l'angosciante spaesamento vissuto dall'anziano, costretto in una struttura alienante e privato della dignità, proprio nel momento in cui la vecchiaia gli nega le difese più elementari, viene inquietantemente alla luce in queste immagini forti, raccapriccianti e allo stesso tempo struggenti. La rassegnazione, dolorosa fino all'incoscienza, traspare in queste fotografie che più che proiezioni oggettive della realtà sono rivelazioni della sofferenza interiore dei soggetti ripresi, al pari di soggettive cinematografiche quali quelle del Calligari di Wiene, una realtà intima che l'autore coglie empaticamente e trasmette nelle immagini. "Più che quello che avevo davanti agli occhi volevo rendere quello che avevo dentro di me" ha affermato Giacomelli che si rivela nella malinconia, a volte affascinante a volte cupa, della sua opera, come un vero e proprio espressionista di matrice teutonica.
La sua ansia costruttiva"Questi paesaggi sono stati svuotati della loro realtà per mettere qualcosa di mio. "Quelle volte che non sono riuscito a trovare il paesaggio che volevo l' ho creato da me [...] è una realtà uccisa volutamente per punirla e nello stesso tempo per ridarle una vita nuova dove mi sembra per una volta di avere il sopravvento sulla natura".
Le frasi, dello stesso Giacomelli, sono indicative della sua ansia costruttiva
fortemente radicata su concezioni artistiche tradizionali e romantiche, come l'imprescindibilità da una fattura fortemente personale che veicoli l'intimo sentimento.
La poesia dello sguardomanualità virtuosa lo stile che lo distingua dagli altri rappresentando nella maniera più efficace l'espressione interiore che lo anima. E i paesaggi non fanno eccezione: il vero paesaggio è quello interiore, con una chiara influenza della pittura Neoplastica che lo porterà ad affermare a proposito di un suo paesaggio: "Ho pensato nel farlo che lì c'era un quadro di Mondrian." Ma altre volte i riferimenti sono a Burri, come ad esempio in certe foto che ritraggono i muri della Puglia. Delle sue fotografie, in generale, Giacomelli dirà, che si sente come un sacerdote prima di salire sull'altare: " Prima di ogni scatto c'è uno scambio silenzioso e quasi mistico tra oggetto e anima, c'è un accordo perché la realtà non esca come da una fotocopiatrice ma venga bloccata in un tempo senza tempo per sviluppare all'infinito la poesia dello sguardo che è per me forma e segno dell'inconscio ".