Paolo Conti - Corriere della Sera -Mercoledì 16 Novembre 2011
segalato su Gesuitinews.it
Dopo aver letto i miei due post precedenti I Gesuiti che in Italia allevano la classe dirigete compreso Mario Draghi e Mario Monti controllato dai Gesuiti, alcuni di voi, specie se laici, si staranno sicuramente chiedendo il perché così tanti personaggi della nostra classe dirigente siano legati in un modo o nell'altro alla Chiesa Cattolica Romana. La risposta è che purtroppo la democrazia in questo paese non è mai esistita e il diritto agli incarichi pubblici di prestigio pare essere riservato solo alla borghesia Cattolico Romana Gesuita, o a chi le stà simpatico, con poche eccezioni. Siamo sempre stati un paese a sovranità limitata. Quando noi popolino andiamo a votare un candidato, questo è già stato preselezionato per noi dalle gerarchie Vaticane e dai loro tentacoli all'interno delle segreterie di partito. Tanto per fare un esempio, quando andiamo a votare le alternative proposte sono sempre tra il cattolico "ribelle" Prodi, il credente Fassino e L'Uno dal Signore Vaticano Berlusconi. Quindi, per fare un esempio, i contendenti di destra-sinistra non si sognano mai di far pagare l'Ici sullo sterminato patrimonio immobiliare della Chiesa Cattolica per ridurre il deficit pubblico. Ovvero, ci aveva provato lo scorso settembre il deputato finiano Enzo Raisi, introducendo un odg sulla "revisione delle esenzioni fiscali di cui beneficia la Chiesa" ottenendo alla Camera 254 voti a favore, 185 contrari e 137 astenuti, con allegato un provvedimento per introdurre il pagamento dell'ici solo sui beni della Chiesa cattolica destinati ad attività economiche; l'odg chiedeva anche l’attivazione di un’attività diplomatica per convincere lo Ior (Istituto di Opere Religiose) ad aderire pienamente alla norme europee relative ad evasione ed elusione fiscale, frode e riciclaggio. Per carità! Questo ha scatenato le ire del Vaticano. Adesso il nuovo governo tecnico del Vaticano Monti promette la reintroduzione dell'Ici sulla prima casa, ma si guarda bene dall'applicarla ai beni della Chiesa, figuriamoci! Non sorprende che anche il governo Monti abbia il pieno sostegno di molti ambienti ecclesiastici. Non parliamo poi dell'otto per mille! Al di la del formale rito democratico delle elezioni, constatiamo un dominio Cattolico Romano per tutto il periodo della cosiddetta Repubblica Italiana. E' strano che ne Paolo Barnard ne Giulietto Chiesa ne Claudio Messora rilevino ciò nelle loro attuali arringhe. A Barnard, che adesso afferma che vi è stato un golpe, vorremmo obiettare il fatto che il golpe in Italia c'è da quando è nata la Repubblica e le sue elezioni farsa. Inoltre, ciò che è accaduto ora con il governo tecnico non eletto del Cattolico Monti istruito dai Gesuiti è successo anche in passato; come riferito da LA STAMPA, è successo anche con il governo "quasi" tecnico del Cattolico Ciampi studente dai gesuiti del «San Francesco Saverio» di Livorno (il suo governo "quasi tecnico" 1993-94 aveva 8 ministri e 20 sottosegretari DC); è successo con il governo "quasi" tecnico del "neolaicista tenero" Giuliano Amato, un uomo che, come riferiva nel 2006 il giornale "complottista" La Repubblica, è molto amato dai Gesuiti (il suo governo "quasi tecnico" 1992-93 aveva 12 ministri e 18 sottosegretari DC); ed infine è successo con il governo totalmente tecnico di Lamberto Dini nella XII legislatura, un governo che aveva, secondo il "complottista" corriere della sera, una lunga lista di esperti con l' ascendente cattolico; ora come allora i Poteri Forti della Chiesa si liberano degli orpelli elettorali e mandano i loro "tecnici" senza nemmeno il rito farsesco delle elezioni. In altre parole, quando il gioco si fa duro il Nazi-Vaticano continua a giocare come ha sempre fatto.
Però, come vediamo sul programma di propaganda televisivo Matrix di Canale 5, è meglio sbeffeggiare i fantomatici complotti della Spectre, o parlare dei cavalieri dell'apocalisse, piuttosto che denunciare la reale piovra Vaticana, attualmente estesa a tutto il mondo.
Piovra Vaticana che, ad esempio, secondo i giornali "complottisti" La Repubblica e il Guardian, chiede insistentemente un Nuovo Ordine Mondiale; un'Autorità Mondiale con un Rinforzo delle Nazioni Unite e una banca centrale mondiale come soluzione alla crisi da lei stessa creata; la democrazia dal basso e il potere dei popoli per la piovra Vaticana sono sempre stati degli inutili orpelli, da duemila anni; ci vuole quindi un'Autorità Mondiale, un Sacro Romano Impero Mondiale. Ma naturalmente anche questi sono giornali complottisti, complottisti del Sistema; e noi naturalmente ci abbeveriamo dalle fonti del "sistema" che vorremmo combattere. Quindi il Vaticano non ha mai chiesto un Nuovo Ordine Mondiale, ce lo siamo inventato noi leggendolo su Repubblica Economia & Finanza! Questi giornali però si limitano a riportare una notizia che proviene dal Vaticano stesso, probabilmente teorico del complotto egli stesso:
Per finire due citazioni. Forse chi di voi ha studiato nelle scuole pubbliche non l'avrà mai appreso, ma leggete ad esempio cosa sta scritto in un libro "complottista ante litteram" dato alle stampe nel 1857 dal titolo Secret Instructions of The Jesuit:
"Essi fecero per secoli esattamente ciò che stanno ora cercando di fare negli Stati Uniti. Essi hanno influito immensamente nell'insegnamento. Tutti gli altri non sapevano nulla. Andarono in incognito nei regni e negli stati protestanti. Crearono scuole; o guadagnavano cattedre universitarie e poltrone professionali. Conquistarono i giovani alla loro causa...Le loro fatiche si estendevano ad ogni papato e ad ogni Regno e Stato protestante in Europa e in Sud America, dove furono la principale causa di tutte queste convulsioni nazionali e spargimenti di sangue, al fine di ostacolare e far cadere tutto il repubblicanesimo [Protestante, non comunista]. Essi sono anche i più attivi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, dove, più che in tutte le altre nazioni, sono i più ansiosi di vincere, arruolandole al papismo..."Adesso vi lascio all'articolo "Mario e i suoi fratelli (cattolici)" del "complottista vaticano" Andrea Tornielli di Vatican Insider:
Sezione III. "Fate in modo che re e principi si attengano al seguente principio: che la fede cattolica, come questione attuale, non può sussistere senza il potere civile, che però dovrà essere gestito con la massima discrezione. In questo modo i nostri membri opereranno in favore di persone nella più alta carica di governo e di conseguenza saranno ammessi nei loro Consigli più segreti."
Ecco la pattuglia dei ministri dell'esecutivo Monti che godono di un alto gradimento da parte dei vescovi italiani e del Vaticano
Andrea Tornielli
CITTA' DEL VATICANO
Alla vigilia del «conclave» di Todi, Dino Boffo, direttore di Tv2000, l’emittente della Cei, intervistato sull’impegno in politica di personalità del mondo cattolico, aveva lanciato tre nomi in grado di dare un contributo alla società italiana. Due di questi, Lorenzo Ornaghi e Andrea Riccardi, sono entrati ieri nel governo guidato da Mario Monti.
Della pattuglia cattolica nel nuovo esecutivo, Ornaghi è certamente il ministro più organico a Santa Romana Chiesa. Politologo, allievo del padre nobile della Lega Gianfranco Miglio, presidente dell’Authority sul volontariato per volere dell’allora ministro del welfare Roberto Maroni nel 2001, Ornaghi – nato a Villasanta, nel monzese, classe 1948 – è alla guida dell’Università Cattolica dal 2002. Vicino al cardinale Camillo Ruini e impegnato nel Progetto culturale della Chiesa italiana, ha segnato il cambiamento degli equilibri nell’ateneo fondato da padre Gemelli riportandone le redini nelle mani dei vertici dell’episcopato. Il nuovo ministro dei Beni culturali è un uomo riservato e accorto, che non si è mai sovraesposto, nonostante il ruolo di rettore. Un tipico rappresentante «dell’Italia sanamente moderata», lo definisce un amico di lungo corso. Oltre che su un filo diretto con il cardinale Angelo Bagnasco è ben introdotto Oltretevere. Prima di accettare, ha chiesto un consiglio anche ai collaboratori più vicini a Benedetto XVI. La sua destinazione iniziale doveva essere quella alla Pubblica istruzione, ma sembra che un veto sia venuto da ambienti universitari.
Il ruolo di ministro dei Beni culturali lo fa uscire in anticipo dal rettorato, dove non sarebbe comunque potuto più essere rieletto, essendo già al terzo mandato. Ornaghi, che ieri mattina si era accomiatato dai suoi studenti preannunciando l’incarico, notizia subito rilanciata via Twitter, ha affiancato negli ultimi mesi il cardinale Dionigi Tettamanzi nella resistenza al tentativo messo in atto dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone di cambiare i vertici dell’Istituto Toniolo, la «cassaforte» della Cattolica.
In Vaticano, come pure ai vertici della Conferenza episcopale italiana si guarda con «attenzione e benevolenza» all’impegno di Monti. «Una bella squadra alla quale auguro buon lavoro», ha commentato il cardinal Bertone.
Nella nuova compagine governativa ci sono tre ministri che sono stati protagonisti a Todi: Ornaghi, Riccardi e Corrado Passera. Sono cattolici anche Francesco Profumo (Pubblica istruzione), Paola Severino (Giustizia), Piero Gnudi (Turismo e sport). E nell’esecutivo è rappresentata in modo significativo anche l’anima cattolico-democratica, con il nuovo ministro della Sanità, Renato Balduzzi, in cattedra alla Cattolica da un anno, che si vede assegnato un dicastero certamente più importante di quello attribuito al suo rettore.
Balduzzi, già presidente del Meic (un tempo «Laureati cattolici») è stato consigliere del ministro Bindi nonché estensore del disegno di legge sui Dico, per il riconoscimento delle coppie di fatto e omosessuali. Nel delicato «risiko» cattolico, la presenza di Balduzzi è stata letta in qualche ambiente della Cei come una risposta per controbilanciare la presenza dei protagonisti di Todi.
A mezza voce qualche alto ecclesiastico fa notare pure che il governo è molto «nordista» e molto «bancario». Ma è stata indubbiamente apprezzata, negli ambienti ecclesiali al di qua e al di là del Tevere, la scelta di non inserire nella lista personalità che si sono pubblicamente attestate sulle posizioni più distanti da quelle del mondo cattolico in materia di bioetica, come ad esempio Umberto Veronesi.