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Mario Orfeo, la resurrezione del Tg1 (Prima Comunicazione)

Creato il 29 gennaio 2014 da Nicoladki @NicolaRaiano
Mario Orfeo, la resurrezione del Tg1 (Prima Comunicazione)Se sono state, e sono ancora di gran lunga la principale fonte di informazione degli italiani, le news televisive stanno lentamente perdendo terreno. Il 2013 è stato un altro anno negativo: quasi tutti i tg, chi più chi meno, hanno perso quote di ascolto nel 2013, in totale mancano quasi tre punti di share nelle edizioni serali rispetto all'anno precedente. Non ne è uscito indenne neppure il Tg La7 di Enrico Mentana che, avendo fatto un telegiornale tutto centrato sul racconto della politica nostrana, ha risentito subito del calo di effervescenza della vita pubblica. Ma il vero pericolo è che internet e social media stanno sempre di più occupando il menu informativo degli italiani. A perdere colpi è soprattutto l'appuntamento canonico delle 20, quello che vedeva tutti gli italiani davanti alla televisione, perché quando scatta l'ora fatidica molti utenti hanno già trovato la loro razione di notizie su altri mezzi.
Con questi problemi si misura anche il Tg1 che, in assoluta controtendenza, è risultato essere l'unico telegiornale con un bilancio in attivo nel 2013. Il Tg1 è anche la poltrona più ambita del giornalismo italiano, su cui si è insediato giusto un anno fa Mario Orfeo. Al Tg1, primo telegiornale della Rai e per statuto naturale il più filogovernativo e dipendente dalla politica, Orfeo si muove felpato finora, molto attento al tandem Letta-Napolitano, e a chi gli chiede previsioni sul futuro taglia corto dicendo che "chiuso il capitolo del Tg1 di sicuro non farò più il direttore, perché non si può fare il direttore a vita".
Una presa di distanze anche rispetto alle beghe interne al mondo dell'informazione di Viale Mazzini, che si sono rianimate di fronte alla decisione dell'azienda di depotenziare la presenza sul web dei vari tg per fare di un'unica testata, la neonata Rainews.it, il portabandiera dell'informazione Rai su Internet. A dirigerla è stata messa Monica Maggioni, già direttore di Rai News24, dove ha anche assorbito Televideo, che è automaticamente entrata in rotta di collisione con gli altri direttori dei tg - Orfeo, Marcello Masi e Bianca Berlinguer - che hanno dovuto cedere spazi e persone facendo scattare nelle redazioni l'allarme che Rai News24 possa fagocitare anche qualche telegiornale..
Resta il fatto che il Tg1 di Orfeo, canonicamente istituzionale ma meno formale del passato, può vantarsi di aver guadagnato 138mila spettatori (+0,5%) alle 20 e 133mila spettatori (+0,7%) nell'altra edizione di punta delle 13,30. Con questi numeri Orfeo tiene a debita distanza l'eterno rivale, il Tg5 di Clemente Mimun (oltre 4 punti di distacco) e sta dando fastidio anche al tg di Mentana.
Nell'intervista con il direttore del Tg1 partiamo da questi dati, non sensazionali, ma positivi. "Il dato rilevante è di avere invertito un lungo trend negativo. Il Tg1 delle 20 ha cominciato a perdere ascolti dal 2008 e l'anno successivo è iniziato il calo anche dell'edizione delle 13,30" dice Orfeo. "Dopo sei anni finalmente i numeri sono di nuovo col segno più. E non le nascondo di essere molto soddisfatto".
A cosa si deve questo miracolo?Il nostro lavoro è stato indubbiamente facilitato dai grandi avvenimenti che hanno caratterizzato il 2013, ma che hanno riguardato allo stesso modo tutti i telegiornali. La crescita del Tg1 è il segno che è tornata a vederci la gente che ci aveva abbandonato.
Altro che abbandono, una fuga: in sei anni il Tg1 ha perso circa un milione e mezzo di spettatori nell'edizione delle 20. Un dato drammatico.Con l'arrivo della tivù commerciale, i telegiornali della Rai avevano dovuto fare i conti con i competitor privati e se l'erano cavata bene. Poi sono arrivati Sky, il digitale terrestre, le all news. Forse in quel momento il Tg1 doveva offrire un prodotto che non ha offerto. Anzi ha probabilmente scelto la strada opposta a quella che avrebbe dovuto percorrere per rispondere alla nuova concorrenza.
Una bocciatura secca dell'era minzoliniana e della gestione dell'informazione della dirigenza Rai di allora, prona alla politica. Ma c'era anche da fare i conti con uno scenario in grande trasformazione, con il proliferare del digitale terrestre e la nascita di decine di nuovi canali.Non condivido la tesi che i telegiornali perdevano ascolto solo a causa dello svilupparsi della nuova offerta sul digitale terrestre. E la dimostrazione che si tratta di una giustificazione fasulla è proprio il recupero fatto dal Tg1 in questi mesi. Il 2013 è l'anno in cui il digitale ha espresso la sua piena potenzialità. Eppure noi siamo cresciuti perché il nostro pubblico è tornato quando si è accorto che l'offerta era cambiata. Del resto il gran successo della prima fase del Tg La7 di Mentana aveva già dimostrato che c'era voglia di nuovi prodotti informativi.
Adesso dovete fare i conti con Internet e con i social network dove sempre più gente cerca le notizie. Non pensa che il fenomeno colpisca al cuore le news televisive?Penso che il consumo informativo su Internet incida in modo molto marcato sulla carta stampata. Per la televisione il discorso è diverso. E' chiaro che l'aumento dei canali e dei mezzi di distribuzione genera una frammentazione degli ascolti, ma la fuga degli spettatori dipende in larga parte dalla disaffezione nei confronti dell'offerta e dalla non ancora riuscita interazione della televisione con l'on line.
Ma il fatto che tutti i tg perdano ascolti non è un campanello d'allarme?Sono ottimista. Si deve lavorare con scrupolo, con un aggiornamento professionale continuo, sia tecnologico sia di linguaggi, scavare dentro i fatti con passione civile, che è il sale dell'informazione. Se si riesce a fare del buon giornalismo il nostro futuro sarà più roseo di quanto appaia adesso.
E allora ci racconti qual è il lavoro che avete fatto per rivivificare il Tg1.Ci siamo ispirati al modello classico, il tg di "garanzia" che parla a tutti gli italiani, pur nella attualizzazione dei linguaggi e degli argomenti. Direi che ha funzionato il mix tra tradizione e innovazione. Siamo tornati a essere un telegiornale non fazioso: diamo tutte le notizie e in più le arricchiamo con commenti e inchieste speciali che sono al passo con i problemi e le curiosità della gente.
Ha subito ridato una forte centralità alla politica togliendo così spazio a Mentana che col suo tg, tutto politico e marcatamente antiberlusconiano, aveva fatto il pieno d'ascolti quando il Tg1, molto filoberlusconiano e del centrodestra, occultava le notizie e privilegiava il chiacchiericcio.Non mi piace parlare dei concorrenti e di chi mi ha preceduto. Posso confermare che abbiamo deciso di ridare dignità e centralità alla politica, a volte arrivando a coprire fino a metà del giornale. Non facciamo più il pastone tradizionale ma raccontiamo i fatti, li sviluppiamo, li commentiamo con l'ospite di turno. Questo ha ridato credibilità al Tg1. Poi certo abbiamo i mezzi per seguire in maniera più ricca e completa la cronaca italiana e gli eventi internazionali. Da tutte le classifiche del 2013 risulta che siamo il tg che dà più spazio agli esteri. Ma il nostro impegno è anche sui temi su cui dibatte il Paese. Abbiamo fatto, prima di tutti, una lunga inchiesta a puntate sul femminicidio con storie, testimonianze e appelli. E poi, alla ripresa dalle ferie estive, un'altra sul lavoro raccontando le fabbriche da Nord a Sud. Ci siamo occupati di trasporto locale, autobus e metropolitane, e di pendolarismo, che è un argomento poco trattato, ma molto avvertito dalle tante persone che la mattina usano treni che arrivano quasi sempre in ritardo, sono antiquati e in condizioni igieniche molto precarie. Ma abbiamo anche ripristinato l'antica tradizione del Tg1 di chiudere con servizi di cultura e spettacolo che sono poco trattati dagli altri tg.
Certi esperti di marketing televisivo consigliano di privilegiare in chiusura il gossip e le notizie leggere che portano più ascolto.Io sono convinto che gli argomenti di cultura, di cinema, arte, musica e teatro trattati in modo intelligente diano completezza all'offerta del Tg1. Dei personaggi noti raccontiamo le cose che non si sanno e scopriamo volti e tendenze, specie nel filone della musica giovanile. Ma soprattutto cerchiamo di leggere i film e gli eventi di spettacolo nella loro incidenza su costume e società.
E portate in studio grossi protagonisti: Robert De Niro e Sylvester Stallone hanno presentato il loro nuovo film, e avete ospitato anche Benigni che è una tradizionale mascotte del Tg1.Adesso aspettiamo a braccia aperte Paolo Sorrentino e Toni Servillo: "La Grande Bellezza" non è solo un grande film ma è il film che il regista ha voluto dedicare a Peppe D'Avanzo un grandissimo giornalista e un amico che mi manca tanto.
Nel duello col Tg5, il Tg1 è fortunato per avere un traino molto forte con "L'eredità".Il programma di Conti è una garanzia, e i rapporti con Raiuno sono ottimi. Ma anche Bonolis su Canale 5 va forte e tra i due c'è stata una bella gara l'anno scorso. L'unica differenza a nostro vantaggio è che d'estate il Tg5 non ha avuto il supporto del game, mentre noi avevamo "Reazione a catena".
Quest'anno vi aspetta la trasformazione del ciclo di produzione del telegiornale da analogico a digitale. Una sfida molto impegnativa per la macchina complessa, burocratizzata e un po' anzianotta del Tg1.E' una grandissima opportunità per il futuro: si immagini cosa significa lavorare ancora con macchine obsolete e cassette vetuste. Poter rinnovare tutto, studio, grafica, macchinari e la qualità di trasmissione, non potrà che esaltare il nostro lavoro. Ma, come ripeto ogni giorno alla mia redazione, al cambiamento tecnologico deve corrispondere anche un modo più moderno di fare giornalismo. Il digitale dovrà essere lo stimolo a cambiare i linguaggi, non soltanto le parole, ma anche la scelta delle immagini, il montaggio dei servizi. Ci vogliono idee e fantasia, e voglia di sperimentare. C'è un buon gioco di squadra con la redazione. Tenga conto che il Tg1 l'anno scorso ha perso venti giornalisti, che si sono spostati in altre testate o sono andati in pensione. E poi abbiamo avuto tagli al budget.
Quanto vi è stato tagliato?Abbastanza. Non tutte le altre testate, però, hanno avuto meno giornalisti e subito riduzioni di budget. Tuttavia noi ci siamo portati a casa un risultato che era tutt'altro che scontato.
Quando debutterà la prima edizione in digitale?A giugno. Ci trasferiremo in una nuova palazzina a Saxa Rubra, dove si sta allestendo anche lo studio. Prima di Natale sono partiti i corsi di aggiornamento per alcuni giornalisti che faranno poi da tutor ai colleghi delle rispettive redazioni. Siamo già a buon punto.
Il suo tg come tutti gli altri deve guardarsi anche dalla concorrenza delle reti all news. Voi ne avete una in casa, Rai News24, che l'azienda sta potenziando.Il telegiornale e le all news corrono su due binari distinti, sono due prodotti diversi e una forte all news in futuro può solo aiutare il telegiornale e non fargli concorrenza.
C'è stata molta maretta nei tg della Rai per la decisione aziendale di accorpare tutte le redazioni Internet sotto la testata di Rainews.it di Monica Maggioni. Come premio di consolazione a Tg1, Tg2 e Tg3 è stato lasciato un sito "identitario".Sono convinto che avere un unico sito valorizzerà la presenza informativa della Rai sul web. Siamo, però, molto in ritardo: avevo già proposto all'azienda di farlo nel 2009 quando dirigevo il Tg2. Adesso è importante che sia nato e spero che abbia presto un successo di numeri.
E voi cosa fate con Tg1.rai.it?Oltre a rilanciare i filmati di tutte le edizioni quotidiane e degli "Speciali Tv7", ci concentriamo sulle videochat - seguitissime - con personaggi dell'economia, della società e dello spettacolo.
Uno dei temi che si dibattono sull'informazione Rai è se abbia ancora senso che ci siano tre telegiornali, con tante edizioni quotidiane, come trent'anni fa. Lei che ne pensa?Finché la politica non decide come va ridefinita la missione del servizio pubblico, che cosa debba essere questa azienda - se resta pubblica o va privatizzata - e che tipo di governance deve avere, non si possono fare grandi cambiamenti organizzativi e strategici. Poi, cero, ci sono sprechi da tagliare e bisogna trovare risorse da investire. Ma questo l'azienda lo sa.
Parliamo, dunque, della politica che è la vera padrona della Rai, come rivendicano in modo sempre più acceso i membri della commissione di Vigilanza. Come se la cava dal ponte di comando del Tg1?Non ci crederà, ma non ho avuto pressioni di nessun tipo neanche durante la campagna elettorale che è stata particolarmente accesa. Siamo riusciti a comportarci con equilibrio ed è una riprova che non abbiamo subito né multe né richiami di Agcom per violazioni alla par condicio, una legge che non mi piace ma che abbiamo rispettato.
C'è da non crederci! Ma ci dica del feeling che il Tg1 sembra avere col governo Letta.Conosco da molti anni il presidente del Consiglio e l'ho intervistato al suo ritorno dal viaggio negli Usa e dall'incontro con Obama. E' l'unica intervista che ho fatto in prima persona, come avevo fatto l'intervista al presidente della Repubblica Napolitano quando dirigevo il Tg2. Ma per rispondere alla sua domanda, seguiamo il governo Letta con l'attenzione che merita.
Come sono i suoi rapporti con Matteo Renzi?Con Renzi ci siamo sentiti dopo la sua elezione a segretario del Partito democratico. Ci eravamo conosciuti a Firenze in occasione della partita tra Fiorentina e Milan, di cui sono un tifoso. Anche nel caso del Pd e del suo nuovo segretario il Tg1 fa il suo lavoro raccontando quello che c'è da sapere. Renzi è molto bravo a gestire i rapporti con l'informazione e la sua immagine.
Mentre Grillo l'accusa di essere un "manipolatore" dell'informazione.In campagna elettorale siamo stati i primi a intervistarlo. Lui si è prestato volentieri, ma le risposte erano molto lunghe per cui abbiamo mandato tre minuti d'intervista nel telegiornale e il resto lo abbiamo messo sul sito, una collocazione che dovrebbe essergli piaciuta, vista la sua tifoseria per la Rete...Sono convinto che il Tg1 segua il MoVimento 5 Stelle in maniera corretta e non capisco quindi le proteste del suo leader, soprattutto quando si trasformano in offese e insulti personali. Ma vedo che sono in buona compagnia con tanti altri bravi giornalisti.
Intervista di Anna Rotiliper "Prima Comunicazione"

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