Ora, per quanto si tratta dei protagonisti molto spesso la scelta è facile ma per quanto riguarda gli altri?
Eppure se ci fermiamo a riflettere la riuscita di una qualsiasi pellicola dipende da un nutrito numero di fattori ed elementi, non ultima la scelta degli attori di contorno.
E spesso e volentieri ci sono volti che ricorrono sempre più spesso di altri.
Sopratutto all'interno degli medesimi ruoli.
Oggi parleremo di uno di questi volti.
Vi dice niente il nome di Mario Petri?
Probabilmente no, ma se siete appassionati del Cinema di genere italiano il suo è uno dei volti che avete incontrato più volte, sopratutto all'interno dei film realizzati nel corso degli anni '60S. L'attore, nel corso del decennio apparve infatti in numerosi lungometraggi in cui grazie al suo fisico da palestrato veniva spesso scelto per comparire in film in costume e, per via della sua recitazione misurata ma quasi ironica nella maggior parte dei casi i ruoli che gli venivano assegnati erano quelli dell'antagonista, del personaggio malvagio.
Ma quelli di Mario Petri (1922-1985) - in realtà il suo vero nome era Mario Pezzetta - erano cattivi con stile, figure signorili, eleganti e garbate per cui si finiva quasi per simpatizzare.
Principalmente l'uomo interpretò tanto Cinema peplum, molte avventure in costume sopratutto di genere piratesco, perfino un paio di parodie a fianco del grande Totò e sopratutto un paio di pellicole a cavallo tra i generi: il peplum Ercole alla conquista di Atlantide (1961) realizzato dal grande Vittorio Cottafavi che contiene venature horror e il bizzarro Sansone ed il Tesoro degli Incas .
Girato nel 1964 Sansone ed il Tesoro degli Incas è uno dei prodotti che ha subito più cambi di sceneggiatura nella storia della cinematografia di serie B del nostro paese.
E la cosa si vede tutta.
Inizialmente era stato pensato come un peplum, uno di quei film a sfondo mitologico campioni di incassi nei cinema per buona parte di quel decennio.
Sotto questa veste era stata scritto il canovaccio della storia, sotto questa veste erano stati scelti gli attori: il culturista romano Sergio Ciani (meglio conosciuto con l'americanizzante pseudonimo Alan Steel) uno degli abituè di quel genere era stato assunto per riprendere il ruolo di Sansone da lui già interpretato in molte precedenti pellicole mentre come Petri era stato chiamato per assumere le vesti a lui consuete: quelle dell'antagonista, del villain Jerry Darmon. Un villain raffinato, sornione ma implacabile.
Locandina di Sansone e il Tesoro degli Incas con Mario Petri nel ruolo dell'antagonista.
Sennonchè durante le riprese era accaduto qualcosa si imprevisto: un regista già attivo da tempo ma fino a quel momento poco conosciuto aveva realizzato un imprevisto successo al botteghino con un film che, al contempo aveva reinventato un genere.
Il regista poco conosciuto rispondeva al nome di Sergio Leone, il piccolo film campione di incassi per la stagione fu il celebrato Per un Pugno di Dollari ed il genere (re)inventato altro non era che lo spaghetti- western.
Talmente dirompente fu il successo di Per un Pugno di Dollari, talmente chiaro era ormai a tutti che il peplum stesse diventando un genere agonizzante che i produttori tedeschi, francesi ed italiani di Sansone ed il Tesoro degli Incas assieme al regista incaricato Piero Pierotti decisero di cambiare le carte in tavola in corso d'opera trasformando la pellicola da mitologica a western.
Una scena da Sansone e il Tesoro degli Incas
protagonista Alan Steel. Il film è un ibrido tra westermn.e peplum
Sansone e il Tesoro degli Incas diventò quindi un singolare esempio di film "ibrido", di crossover tra i generi, uno di quegli incidenti di percorso che finiscono per fare la gioia degli appassionati.
Certo non un film imperdibile ma un qualcosa che tutte le estati continua ad essere replicato sulle reti generaliste e che, a modo suo e nel suo minuscolo, ha contribuito alla Storia del Cinema.
Quello fu anche uno degli ultimi film per Mario Petri, l'uomo interpretò ancora un altro paio di film e poi tornò a dedicarsi alla sua occupazione iniziale.
Già perché Mario Petri non fu per niente un attore professionista (anzi al cinema era arrivato quasi per caso e per lui fu una sorta di "secondo lavoro" ), quanto piuttosto un cantante lirico.Un baritono ed un basso per la precisione, uno dei migliori del suo tempo.
Il vero sogno di Mario Pezzetta \Petri infatti venne rappresentato dal canto, sin da quando il talento di un giovanissimo figlio di una famiglia di commercianti di carbone di Perugia venne confermato da un maestro di musica ed incoraggiato a continuare. A partire dagli anni '40s l'artista debuttò nei più importanti teatri italiani ed europei, lavorò con talenti come Maria Callas ed Herbert von Karajan e venne spesso impiegato anche dalla nascente televisione italiana che registrò e conserva tutt'ora molte delle sue incisioni, comprese quelle delle opere rossiniane che Petri prediligeva.
Tuttavia noi oggi lo ricordiamo principalmente per le sue interpretazioni nei film del bis italiano.
Penso che il primo a trovare divertente la cosa sarebbe stato proprio lui.
E magari anche ad esserne segretamente orgoglioso.