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Marion kitchen. Pomodori verdi fritti alla fermata della u-bahn

Creato il 13 novembre 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Marion kitchen. Pomodori verdi fritti alla fermata della u-bahn

Amburgo si insinua tra Dresda, Brema e Lubecca, nella mia geografia mentale delle città tedesche da visitare, per evadere dalla polis di Berlino che, a quanto si dice, “non è la vera Germania”.

Nell’immaginario finora si stagliava solo la Baviera come alternativa esistente: l’ispettore Derrick, i boccali di birra tra le tette, le foto delle casette sulle alpi nelle copertine della Lonely Planet (ma forse erano scattate a Maccarese).

Scopro che è possibile andare comodamente in bus, evitando il carissimo treno tedesco come un uomo di buona volontà potrebbe evitare un mutuo trentennale. Inoltre Ulrike, la ragazza con cui faccio i tandem italo-tedeschi, mi ha confermato che c’è la toilette su questi autobus. Beh, come può l’autista valutare quale può essere la giusta pausa per tutti? E poi ci manca solo l’abbandono alla “Pane e tulipani” in una piazzola di sosta tra camionisti polacchi.

Domenico di Teramo ha trovato un lavoro part time per un sito di viaggi, lui dice che fa l’opinionista e io lo assecondo come il dottore ha suggerito.

Questo mese deve recensire cucine internazionali sparse per la Germania e ha scelto di andare ad Amburgo “incuriosito” (parole testuali) anche dal famoso quartiere a luci rosse. Evidentemente quello di Amsterdam, noioso fino alla morte, non gli è bastato.

Domenico ha insistito affinché io lo accompagnassi così da poterlo aiutare nella scelta dei ristoranti e visto che non si dice mai di no ad un invito tra leccornie ho accettato: almeno proviamo a vedere se c’è e dov’è la vera Germania, come mi ero promessa.

Il panorama dall’ostello incredibilmente si affaccia sulla parte del porto nella zona di  Landungsbrücken: è il primo vero impatto con Amburgo. Il ponte si affaccia su un prato sterminato di acqua e banchine, c’è una torre con l’orologio e il rumore delle navi. Chi cresce con i piedi nell’acqua sente nostalgia di tutto questo, pur detestando il pesce con le spine e soffrendo il mal di mare.

La prima tappa culinaria dovrebbe essere una sana friggitoria di calamari e altre bestioline marine, almeno in Portogallo era così. Negli anfratti marci di Porto, di Lisbona, nelle piccole stazioni dei treni dell’Algarve, ho mangiato il miglior calamaro fritto nel cartoccio con poche lire.

- Marion, mi hanno detto che qui dietro c’è un quartiere di ristoranti portoghesi e spagnoli!- si eccita Domenico ma ancora non sa che il suddetto quartiere è elegantissimo (come la maggior parte del centro di Amburgo) e tutti sono un po’ spocchiosi.

Penso ai film di Fatih Akin girati un po’ ad Amburgo: Ahh se potessimo andare a mangiare ora al Soul Kitchen.  Invece lasciamo il quartiere e ci dirigiamo al St. Pauli. Avevo letto questo nome sulla felpa di un italiano sull’autobus che ci ha portato qui, lì per lì ho subito pensato che si trattava dei soliti mignottari repressi in vacanza nel ponte dei morti. Infatti avevo ragione: St. Pauli è il quartiere a ridosso della Reeperbahn: uno stradone a quattro corsie circondato da sexy shops e locali senza equivoci.

I tossici stanno in piedi di fronte la metro per prostituirsi. A differenza di quanto si potrebbe pensare è un quartiere sicurissimo, potrei andarci da sola di notte invece che con Domenico alle otto di sera.

- Marion non ti senti a disagio?

- A Domenico… mi mettono più disagio le famiglie baresi in vacanza qui che una locandina con una roscia avvinghiata al pitone.

- Si, ma io sono un ragazzo ha un senso, tu che ci potresti fare qui?

- Intanto te che ne sai che non mi eccita un bel peep show con una topolona dell’est, primo, e secondo posso sempre lasciare dei cv.

Ci addentriamo nel St. Pauli, abbastanza buio con dei locali graziosi qua e là. Da lontano vedo una porta con un oblò, tipo peschereccio.

- Dai Domenico, è il tuo momento!

In una piccola stanza arredata in legno bianco vintage si servono dei deliziosi piatti della cucina russa ed ucraina.

Come si fa a resistere ai Pel’meni? Un delizioso raviolo sferico ripieno di carne mista e servito con panna acida, senza dimenticare i varenyki: pasta ripiena di patate e formaggio molle fresco.

Chi ha scritto Dio c’è sull’autostrada ha pranzato con queste ricette.

Domenico si lecca i baffi e prende appunti, tempestando la cameriera di domande.

Io prendo anche i blini: delle crespelle lievitate e ripiene di salmone, panna acida, spinaci e formaggio, accompagnate con del burro su fette di pane nero.

E dulcis in fundo: tortino di crema con una pallina di gelato ai frutti di bosco accanto.

- E adesso un bel peep show! Ahha scherzo Domenico, stai tranquillo.

Una zona di Amburgo molto più interessante del luogo del peccato (uhh che brivido) è la Speicherstadt: un complesso di magazzini (ora in disuso) in laterizio rosso con le fondamenta nell’acqua tipo Venezia, costruiti a fine Ottocento e usati per lo stoccaggio delle merci come caffè, spezie, tappeti orientali. Altro che Lola labbra di tuono.

Peccato che la Speicherstadt sfoci in un’area ipermoderna con gli uffici delle compagnie di export/import e i bar con il the a 4 Euro.

Al terzo giorno Domenico, invece di resuscitare si è spento dalla stanchezza. Dopo due giorni di camminate, sushi bar, chiese gotiche e shopping sfrenato, non ha retto. Io gli ho detto che se vuole fare il repoter d’assalto, in viaggio per il mondo, deve abituarsi a dormire cinque ore a notte, se gli dice bene. Lui mi ha risposto che gli manca Teramo.

Eh vabbè. Continuiamo così, facciamoci del male.

- Basta poltrire Domenico, oggi ti porto alla Kunsthalle, c’è una mostra su Liebermann, e a mangiare africano!

La cassiera della Kunsthalle, spazio grande quanto la pinacoteca di Brera ma più affascinante, è simpatica quanto un’afta sulla gengiva. Non ti guarda nemmeno e quello che dice dopo il tuo turno è un gracchiante “Bitteschön…” che nelle intenzioni e tono di voce potrebbe equivalere al nostro simpatico “dicaaaaaa” delle fornaie mestruate.

Ho trascinato Domenico tra alto e basso medioevo, tra l’arte fiamminga e gli sgorbi di Picasso. Per fortuna c’è sempre Munch a rallegrare il mio spirito e lo dico senza ironia. La sua Madonna è una delle più belle in assoluto. Alla ventesima sala e cunicolo una inserviente mi rimprovera perché non ho lasciato la mia bottiglia d’acqua nel guardaroba. Verboten!

Io gli spiego che nessuno me lo ha detto e poi è chiusa e imbustata. Nein, Verboten!

Scusi eh, ma non posso tornare indietro per questo, dovendo ripartire tra poco, eh su..

Ma la necessità di rispettare il protocollo vince anche sulle vene varicose, per cui l’inserviente si fa carico di recarsi personalmente presso il guardaroba e mollare la mia acqua. Tra andata e ritorno non ci impiegherà meno di 15 minuti. Buon viaggio bellezza!

Non conoscevo l’impressionismo tedesco (infatti non è che ci siano chissà quanti esponenti e opere) eppure alcuni quadri di Liebermann lo riprendono a pieno dando quel tocco di distacco nordico.

Faccio notare a Domenico di Teramo quanto sia emotivo il dipinto della donna che stende i panni e tutti i colori e le forme sono sfumati e anche lei è sfumata e sembra davvero che ci sia un vento fortissimo che si porta via i panni e lei con tutta la sua vita.

- Marion, ho fame e poi devo lavorare, devo scrivere, lo capisci?

- Si Domenico, scusa tanto se ti porto davanti ai mostri dell’arte. Adesso andiamo, dovessi frenare il tuo genio-

- Mi porti a mangiare il coccodrillo, eh Marion?

- Si, e spero tanto che esca dal piatto e ti morda il glande.

La Kunsthalle è a due passi dalla stazione centrale, grigia e brulicante come tutte le stazioni.

Avevo letto su una guida che lì vicino c’è un ristorante africano economico e buono e poiché Domenico di Teramo non ha mai mangiato lo zighinì, l’occasione è buona.

- Assaggia Domenico questa delizia eritrea: un morbido spezzatino di carne in un sugo piccante e speziato adagiato su una soffice injera, il loro tipico pane poroso e umido.

So che ai tedeschi fa strano che si parla del cibo a tavola. E sti cazzi. Non vedo il problema, è come quando fai sesso e parli e dici cose indicibili e poi se ci ripensi ridi perché davvero potresti essere meno becero e più fantasioso.

Seguono banane fritte e fagioli cotti in latte di cocco e morbide crepes farcite di verdure e una bisteccona di struzzo.

- Marion non avevo mai mangiato lo struzzo! Ma qual è la vera Germania, eh Marion?

- Non lo so Domè. Perché questa secondo te è la vera Africa?

- Penso di no…

- Mangiamo adesso Domè, che la borsa cade sempre, l’anno prossimo arriva la fine del mondo e bisogna essere in forze.

Natasha “Eva Kent” Ceci

Marion kitchen. Pomodori verdi fritti alla fermata della u-bahn
Scritto da il nov 13 2011. Registrato sotto REALITY BITES, RUBRICHE, TAXI DRIVERS CONSIGLIA. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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