Colto da improvviso deja-vu, mi aggancio al sex symbol della scorsa settimana, in un grottesco continuum carcerario che mi porta a celebrare l'effimera bellezza di:
Mark Frechette
Rivoluzionario made in USA, si ritrova per caso protagonista di "Zabriskie Point", in una sorta di riflesso cinematografico di quella che era la sua esistenza, e cioè l'utopia dei seventies, la vita in una comune di Boston, alla quale destina le svariate migliaia di dollari guadagnate con il film di Antonioni.
L'improvvisa notorietà lo porta a bissare l'esperienza cinematografica in un altro film schierato dell'epoca; "Uomini Contro" di Francesco Rosi, a fianco di Gian Maria Volontè, ma proprio mentre sembrava in procinto di divenire un feticcio del cinema Italiano meno allineato, Mark saluta tutti e torna nella comune a Boston, dove pochi anni dopo (1973), insieme a due compagni, progetta una rapina in una banca nel New England.
Il tentativo criminale, però, va male, e uno dei complici muore nello scontro a fuoco con la polizia, mentre lui, l'ex ragazzo copertina di "Rolling Stone", si becca 15 anni.
E qui scatta il link con la settimana scorsa, perchè è nel carcere di Norfolk, due anni dopo il suo arresto, che Mark muore, ufficialmente per un incidente occorsogli in palestra, dove sembra che una barra per sollevamento pesi da 70kg gli sia scivolata sul collo, uccidendolo per soffocamento.
La verità, analogamente a quanto accaduto pochi mesi fa da queste parti, probabilmente rimarrà nel buio della galera, zittita dal tabù che protegge la cronaca dalle carceri.
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