Tracklist:1.The Gravedigger’s Song2.Bleeding Muddy Water3.Gray Goes Black4.St. Louis Elegy5.Riot in My House6.Ode to Sad Disco7.Phantasmagoria Blues8.Quiver Syndrome9.Harborview Hospital10.Leviathan11.Deep Black Vanishing Train12.Tiny Grain of Truth55:284AD - 2012voto: 9Mark Lanegan - voceAlain Johannes - chitarra, basso, tastiere, percussioniJack Irons - batteriaTra gli innumerevoli ospiti anche gli immancabili Greg Dulli e Joshua Homme.Il blues è morto...Viva il blues!
Dopo otto anni e numerosissime collaborazioni, sempre di eccellente livello (Isobel Campbell, Queen of the Stone Age, Soulsavers, Gutter Twins) Mark Lanegan ritorna con un disco solista. Bisogna subito dire, a scanso di equivoci, che l’attesa non è stata vana: il disco suona bene, elegante e raffinato come la copertina che lo contiene, la voce di Lanegan è sempre lo stesso prezioso scrigno di emozionanti meraviglie. Blues Funeral mantiene le promesse contenute nel titolo, ovvero il funerale del blues, anche se la “musica del diavolo” è comunque presente, nera, ricoperta di muschio e avvolta nella nebbia, oscura e profonda, ma non solo: il disco è attraversato in lungo e in largo da autostrade di suoni moderni e inaspettati fiumi di elettronica. Il vecchio blues notturno e la voce inconfondibile di Lanegan non sono mai stati così attuali, anche se, di tanto in tanto, pare di avvertire la presenza degli Screaming Trees, ma è solo un’impressione ben celata in qualche giro di chitarra e in alcune melodie. Il funerale del blues viene celebrato subito, all’inizio del disco. Il becchino ha la sua canzone: The Gravedigger’s Song, uno dei gioielli dell’album e, forse, il manifesto del nuovo corso di Lanegan; un brano intenso, una cavalcata dal ritmo sostenuto tra le ombre della notte, sospinta da un vento elettronico e da chitarre rugginose. Segue il blues, nero e seducente, della bellissima, lenta ed emozionante, Bleeding Muddy Water. La terza traccia mantiene quello che promette sin dal titolo: Gray Goes Black, il grigio diventa nero, ed è un’altra perla oscura e ammaliante. La dolce ballata notturna Phantasmagoria Blues vale da sola l'acquisto dell'album. Non mancano le sorprese come i sinuosi ritmi dance di Ode to Sad Disco, o i suoni quasi post-punk della bellissima e sognante Harborview Hospital, anch’essa adagiata morbidamente su un prezioso tappeto di tastiere e ricami elettronici. Come, del resto, anche la conclusiva, e piuttosto sperimentale,Tiny Grain of Truth.In conclusione il solito, imperdibile, capolavoro del signor Lanegan.Gli alberi urlano ancora...
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