Superman
particolare di una tavola tratta dalla miniserie Birthright
di Mark Waid (testi) e Leinil Francis Yu (disegni)
La più recente incarnazione cinematografica di Superman (per chi fosse stato su Marte negli ultimi tempi, Man of Steele adesso in tutte le sale cinematografiche) non si è limitata a scatenare le solite discussioni tra appassionati riguardo qualità della pellicola o il grado di fedeltà al personaggio, alle sue origini, alle sue (molteplici) origini fumettistiche o alla sua psicologia, ma ha anche aperto una molto ampia discussione riguardo il trattamento degli autori che nel corso degli anni hanno lavorato alla costruzione del mito dell'uomo d'acciaio. Molti lettori sul web hanno tirato in ballo Mark Waid, lo sceneggiatore che, con la bella miniserie Superman Birthright ha aggiornato le origini del personaggio fornendo lo spunto alla base del soggetto del recente film (soggetto e sceneggiatura curati da David S. Goyer e Christopher Nolan), curiosi di sapere cosa ne pensasse l'autore dello sfruttamento delle proprie idee.
La risposta di Mark Waid non si è fatta attendere, ed è arrivata attraverso un lungo (e, inutile sottolinearlo, interessantissimo) post sul sito della sua casa editrice digitale (thrillbent.com), un articolo intitolato Come funzionano i contratti della DC.
Attenzione Soiler: alcuni passaggi di questo articolo rivelano particolari inerenti il film Man of Steel.
Nota: Questo post spiega come sono generalmente ricompensati i professionisti per il loro lavoro su personaggi di proprietà delle case editrici, non spiega come invece funzionano i contratti per fumetti i cui diritti di proprietà appartengono ai creatori - questo sarà il contenuto di un altro articolo che vi proporrò prossimamente. Più in là...
Un gran numero di appassionati mi ha chiesto se sono stato ricompensato, o se lo sarò, per le idee che sono state prese da Superman: Birtright per essere utilizzate in Man of Steel. Ho risposto loro di no, ma anche che non avevo alcun motivo per aspettarmi un compenso, e questo ha suscitato una enorme discussione - basandosi su basi informative troppo spesso poco corrette - su internet, una discussione inerente ciò che la DC Comics avrebbe dovuto fare, cosa non ha fatto, qual è il fine dei contratti, e così via dicendo. Così, dal momento che seppure inavvertitamente, sono stato io a dare il via a questa discussione, sento di aver bisogno più di 140 caratteri per spiegare quali sono le regole alle base del lavoro su commessa, sui contratti, ecc. Anche se siete "solo" nell'industria dello spettacolo e non siete dei super appassionati di fumetti, credo che faccia bene sapere queste cose.
Sin dagli albori del fumetto americano, alla metà degli anni '30, fino ai primi anni '80, gli scrittori e i disegnato di fumetti erano quello che oggi definiremmo "lavoratori a commessa" - essi erano pagati dagli editori con una tariffa a pagina e niente altro, ed essi non erano assolutamente partecipi ai diritti di proprietà sul lavoro che avevano realizzato. C'erano delle eccezioni: anche se Siegel e Shuster furono indiscutibilmente pagati troppo poco per Superman, almeno ebbero la possibilità di partecipare ampiamente alla divisione dei proventi per la striscia quotidiana che fu molto remunerativa. Con la minaccia di appoggiare Siegel e Shuster nella causa intentata nei confronti della DC per stabilire chi fosse il proprietario dei diritti di Superman, verso la fine degli anni '60 Bob Kane chiese e ottenne di rinegoziare il suo contratto per Batman (che contribuì a creare nei tardi anni '40) strappando un contratto eccezionale che gli consentiva di percepire una significativa percentuale su qualsiasi cosa avesse a che fare con Batman, un contratto che gli fece guadagnare diversi milioni di dollari. A Simon e Kirby fu garantita una quota su Capitan America e, quando sospettarono di essere stati truffati passarono alla DC per una grossa cifra. Ci sono alcuni altri autori che hanno avuto la fortuna di essere stati abbastanza potenti o che hanno avuto sufficientemente buon senso per riuscire a strappare dei contratti inusuali e vantaggiosi, ma il 95% o più dei loro colleghi sono stati pagati a tassi forfettari, e in un certo modo, è così che funziona anche oggi, quando lavori per un editore vieni retribuito con un compenso pattuito per ogni singola pagina di materiale che produci.
Verso la fine degli anni '80, le alte sfere di Marvel e DC (all'epoca gli unici attori del mercato) aggiornarono il loro sistema e aggiunsero al mix anche delle royalties. A meno che tu non stessi lavorando su personaggi di primissimo piano, come Spider-Man o i Teen Titans, le soglie stabilite per far scattare i compensi misti non erano semplici da raggiungere - inizialmente alla DC, per una serie distribuita nelle edicole, affinché scattassero le royalties era necessario vendere 100 mila copie, 40 mila per serie vendute esclusivamente nelle fumetterie, e non erano in molti a farcela (ma almeno potevi sognarlo"); alla Marvel, le vendite erano più alte, ma le royalties erano divise in maniera differente tra scrittori e disegnatori. Da entrambe le parti c'erano dei vantaggi e degli svantaggi, ma almeno un aggiornamento era stato compiuto. Entrambe le case editrici modificarono i loro contratti di "lavoro su commissione" garantendo il pagamento di compensi (in percentuale) su ristampe, raccolte in volume e ridistribuzioni. Inoltre, alla DC Comics (sotto la guida della Publisher Jenette Kahn e del suo direttore esecutivo Paul Levitz) fu redatto un contratto, the equity deal, che tenesse conto del talento degli autori, prevedendo un piccola ma significativa percentuale su tutto ciò che riguardasse l'utilizzo dei nuovi personaggi creati da scrittori e artisti. Successivamente la Marvel seguì questo esempio sviluppando qualcosa di simile, e sebbene le vendite (e le percentuali delle royalties) siano oscillate nel corso degli anni, è questo il modo in cui funziona il sistema da allora.
Mark Waid
Tanto per fare un esempio, prendiamo Impulse, il personaggio che ho co-creato con Mike Wieringo. Mike e io sottoscrivemmo un contratto che ci garantiva una piccola percentuale su tutte le entrate che la DC avrebbe registrato dallo sviluppo di Action Figures, merchandise, partecipazioni come ospite del cast su Young Justice o Smallville, e così via. E' difficile che io mi possa comprare una barca con quei soldi; alla fine, al netto, avrò guadagnato un paio di centinaia di dollari dalle action figures (per via dell'equity deal) e qualche centesimo per ogni raccolta in volume o copia digitale (come conseguenza dell'accordo sulle royalties), ma va aggiungere qualcosa ai compensi ricevuti e io me ne accorgo ricevendo abbastanza per un buon pranzo extra ogni tanto. E si tratta del contratto che accettai all'epoca, e va bene. Ma questo è il limite del lecito, obbligo contrattuale che la DC ha con noi.
La confusione riguardo i compensi per l'utilizzo extra-fumettistico è stata generata da Paul Levitz, durante il suo periodo come Publisher della DC, che adottò la politica di versare dei rispettabilissimi bonus agli autori, a prescindere dagli obblighi contrattuali, se elementi da qualsiasi delle loro storie (anche quelle realizzate per il lavoro su commessa) facevano una apparizione in altri media come il cinema e la TV. In Batman begins vi è piaciuta la scena in cui il giovane Bruce Wayne scala una montagna dell'Himalaya con un fiore blu? Christopher Priest è stato ricompensato per quella scena. O la scena in cui Bruce Wayne sceglie la potenziale batmobile tra le sue proprietà? E' stata presa da un fumetto di Chuck Dixon, e Paul ha spedito a Chuck un assegno perché era a conoscenza di questo fatto. Lo stesso è accaduto con dozzine di episodi simili all'interno di cartoon, dvd e così via. Paul non era dovuto a farlo per legge, era una sua scelta compiuta a sua totale discrezione e solo Paul era a conoscenza del criterio che egli adottava per determinare cosa sentiva fosse giusto fare, si trattava di un gesto di buona volontà realizzato in sintonia con la comunità dei fumettisti.
E quello che è maggiormente criticabile è che non si trattava di una clausola scritta o di una garanzia. Era una cortesia.
Una volta che Paul ha lasciato il suo incarico, quella cortesia non è stata più giudicata necessaria dalla nuova dirigenza e quella politica è stata ribaltata, come era prerogativa assoluta della DC. Allo stato attuale, la DC paga dei bonus solo su materiale che rappresenta un adattamento esplicito e molto fedele di materiale già esistente; per esempio, Frank Miller ha (giustamente) di recente ottenuto un compenso per il film di animazione Dark Knight Returns, ma se il prossimo film dovesse prendere la sua trama da, diciamo, Batgirl: Year One ma venisse intitolato Batman: Batgirl Begins e non aggiungesse nulla alla storia, Chuck Dixon e Marcos Martin non riceverebbero nulla. La DC si è tirata fuori dall'affare complicato di come valutare quanto dovessero essere valutati alcuni elementi adattati in un altro media semplificando il sistema da pagare o non pagare, decidendo di default di non pagare. Mentirei se dicessi di non essere stato molto seccato nell'aver appreso, ad esempio, che non avrei ricevuto alcun compenso per il film d'animazione Justice League: Doom, sebbene la DC lo abbia pubblicizzato come ispirato JLA: Tower of Babel, ciclo di episodi che ho realizzato con Howard Porter. Ma non avrei avuto alcuna giustificazione per la mia arrabbiatura o per il mio risentimento. La DC Comics, e i suoi proprietari, non avevano alcun obbligo legale per ricompensarmi dell'utilizzo di dialoghi o trame perché non c'era alcun contratto che stabiliva che lo avrebbero dovuto fare (e a meno che le cose non siano cambiate di recente, un contratto del genere non è mai stato preso in considerazione). Inoltre, non hanno alcuna ragione per elargire dei bonus; pagare bonus di cortesia non crea alcun beneficio ai loro azionisti, in nessun modo e non fa crescere i loro profitti né aiuta a vendere più fumetti.
Sarebbe bello se la clausola fosse stata differente? Di sicuro, ma "bello" è un comportamento umano, e lo dico senza alcun sarcasmo o cinismo, semplice come questo fatto: le corporazioni non sono state progettate per agire basandosi sulle aspettative della società di etica e moralità. Sono state progettate per generare profitto, e una società quotata in borsa avrà come priorità assoluta quella di generare profitti. "Sì, ma..." No. Le corporazioni non sono persone, amici miei. Non è sbagliato aspettarsi che le aspettarsi che le persone agiscano nei limiti di una varietà di fattori - è più o meno la definizione stessa di società - ma una corporazione non è stata costruita per essere giusta, non più di come potrebbe essere giusto il mio tavolino. Questo vi potrà anche non piacere, magari vi potreste augurare che le cose funzionino in maniera differente, ma questa è la realtà dei fatti in questo luogo e adesso. Questa non è una denuncia, è più che altro una constatazione almeno quanto lo è affermare che la luce si muove a una velocità costante. Solo questo.
Una volta ogni tanto, ci saranno persone che (come Levitz), all'interno delle corporazioni, porteranno il loro personale senso di etica e lo metteranno sul tavolo della discussione sostenendo che dei contenuti no-profit producono alla lunga dei benefici finanziari. Quello che abbiamo bisogno di capire è che quando ciò accade, si tratta di un colpo di fortuna. Alcune compagnie, su questo terreno di sfida, permettono un po' più di flessibilità, altre meno. Ma senza voler passare per uno che vuole giustificare i grandi affari - ma solo per voler essere equo - devo dire che quando le cortesie vanno al di là del sistema dei parametri stabiliti dalle corporazioni, essere arrabbiati perché questo non accada più spesso mo sembra un inutile spreco di energia, dato che in base alle regole sulla base delle quali sono state progettate le corporazioni non è una cosa che accade di frequente.
O, ponendola sotto un altro punto di vista, se avete un contratto legalmente vincolante, avete ogni diritto a pretendere tutto quello che promette. Qualsiasi altra cosa che vi potrà essere corrisposta al di fuori dei termini del contratto rappresenterebbe un qualcosa di fantastico - ottimo per voi - ma aspettarsi che arrivino extra non contrattualizzati e arrabbiarsi quando poi ciò non avviene non fa altro che accorciarvi la vita.
Quindi, no, non ho percepito alcun compenso per Man of Steel, così come non ha percepito alcun che Grant Morrison, le cui parole in All Star Superman sono state utilizzate per dar voce a Russell Crowe, né John Byrne (forse qualcosa per aver creato il robot Kelex, che è un personaggio non un'idea come la "stanza piena di embrioni Kryptoniani"), così come non hanno percepito nulla tutti gli altri scrittori e artisti (oltre ai creatori Siegel e Shuster) il cui contributo al mito di Superman è stato utilizzato per realizzare il film. E va bene così. Non è ottimale, ma quando siamo entrati nel sistema eravamo a conoscenza delle regole. Avreste dovuto vedere il sorriso scolpito sulla mia faccia quando, guardando per la prima volta il trailer di Man of Steel, ho appreso che avrebbero utilizzato alcune delle idee che avevo avuto per Birtright - era la conferma che sul personaggio avevo compiuto un lavoro destinato a durare nel tempo e questa consapevolezza mi ha dato davvero molto, questo vale per me più di qualsiasi somma di denaro.
Perdonatemi se ripeto questo concetto, ma internet è un luogo dove è troppo semplice tirare le somme e liquidare tutto con poche parole, ma io non vedo l'ora di finire di leggere titoli come "Mark Waid scaglia la sua invettiva contro la DC". Quel che è giusto è giusto. Ho solo pensato che per qualcuno sarebbe stato illuminante portare alla luce del sole questioni come i compensi o gli obblighi contrattuali. Senza alcuna malizia. Ho svolto molto lavoro su commissione perché mi sta bene il compenso (attuale) e il lavoro in se, ma sono anche un grande sostenitore del lavoro creator owned. Credo fermamente che se le persone dotate di maggior creatività investissero maggiormente nel loro lavoro, ne trarrebbero beneficio tutti i media. Thrillbent, il sito che potrete visitare cliccando QUI, è stato costruito su questa convinzione e tutte le storie che ospita sono di proprietà dei loro creatori. (E' il mio modo per dirvi che apprezzerei davvero se dedicate qualche minuto a esplorare questo sito pieno di fumetti da leggere gratuitamente, e mi piacerebbe che lo faceste soprattutto se voi foste tra coloro che sentono di essere dei difensori dei diritti degli autori). Andare fuori dall'ombrello protettivo dei tradizionali editori rappresenta un rischio per gli autori, ma è un buon modo per assicurarsi di poter fare ciò che si desidera con i processi creativi e per diventare capitani del proprio destino.
Grazie per avermi letto.
Mark Waid
Una vignetta tratta da
Superman Birthright