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Marlene Kuntz, Ho Ucciso Paranoia

Creato il 27 aprile 2012 da Scribacchina

Che parlo a fare, soliti lettori? Già lo sapete: le canzoni conservano tra le note tutto il profumo dei ricordi. Basta inserire il ciddì nel lettore per venir travolti da una un’ondata di sensazioni… ma no, Scribacchina, non far la solita riduttiva: trattasi di tsunami, vortici inarrestabili d’immagini, colori, battiti di cuore.
Poi risenti il ciddì, a distanza di tempo, e t’accorgi che lo tsunami prende altre sfumature, pur conservando l’originaria violenza.
M’incanto di fronte a tutto ciò.

Ho Ucciso Paranoia, gentilmente inviatomi dall’ufficio stampa dei Marlene Kuntz per la recensione epoche fa (parliam di fine millennio, soliti lettori), m’osservava da giorni dalla pila ciddì.
Chiedeva ascolto.
Dubbiosa, l’osservavo.
Nella mente, solo qualche sfocato flash del concerto dei Marlene che vidi proprio a fine millennio,
location il sempresolito Motion di Madone.

E invece.
Invece, nella piccola custodia era custodito lo tsunami di cui sopra.
Una straordinaria Infinità, che finché dura «non mi fa dormire e non mi fa vegliare: ora è per sempre ora».
Mi par d’uopo, oggi, condividerne con voi l’ascolto. Oltre alla recensione che ne feci ai tempi. Anche se, lo confesso, oggi la farei un poco diversa.
Ma tant’è: il tempo passa, signori miei.
Il tempo ci cambia.

Mi rileggo e m’accorgo d’esser particolarmente criptica stamane.
Che debbo dirvi, cari giovini? Come già feci notare in passato, «talvolta l’esser criptici è l’unico mezzo per svelarsi».

***

Marlene Kuntz - Ho Ucciso Paranoia

Marzo 1999

Paranoia: un modo abusato per dire osses­sione? Il vocabolario parla chia­ro: «paranoia: forma di psicosi che si manifesta con un’idea delirante, quali la mania di persecuzione, di grandezza e simili, lasciando integra ogni altra funzione psichica»; «ossessione: turbamen­to mentale per il quale il malato è afflitto da un’idea fissa che prova timori e angosce».
Se dunque «paranoia» è un termine di cui si è abusato negli ultimi tempi, i Marlene Kuntz si propongono come distruttori di luoghi comuni e tendenze.

In Ho Ucciso Paranoia, ultima fatica di studio della band piemontese, l’arma usata è una musica grezza, delicato-­violenta come poche (forse nessuna) sa essere; inquieta e buia, si arricchisce e si amplifica attraverso le parole di Cristiano Godano, vocalist della band piemontese.
Apro una parentesi proprio per i testi, vere e proprie pietre preziose; quasi un caleidoscopio dalle tonalità ombrose, basta un minimo movimento per scoprire nuove sfumature, nuovi significati nelle parole. La profondità di Infinità, un brano onirico al massimo grado, è sconcertante, e prepara a quella penetrante poe­sia che è Una Canzone Arresa:

«Gemma che effondi ardore,
anche se non lo sai,
io potrei darti amore…».

Se tra i brani dei Marlene si nota subito l’influen­za dei Cccp (oggi Csi), altrettanto immediata è la sensazione di unicità di certe soluzioni stilistiche: la voce di Cristiano Godano tra il pigro e il rabbioso, il basso di Dan Solo che ricorre spesso al registro acuto, la batteria di Luca Bergia che si fa sostegno per l’intera costruzione e la chitarra di Riccardo Tesio, persa tra l’ostico e l’ammaliante. Amore‑odio, pace‑guerra, rabbia‑serenità: i Marlene Kuntz non sono la via di mezzo, sono esattamente l’incontro tra gli estre­mi. Una travolgente mescolanza di opposti che – in modo del tutto inaspettato – riescono ad incastrarsi tra loro.

Il gruppo, originario di Cuneo, è nato cinque anni fa; autore di due album (Catartica e Il Vile), un mini album (Come Di Sdegno) e un filmato sul tour del 96‑97 (Petali Di Candore), sta percorrendo un’affasci­nante strada artistica. Chilometro dopo chilome­tro, i Marlene aggiungono al loro bagaglio espe­rienze e ricordi dalla profondità quasi commoven­te, restando sempre fedeli al proprio cuore. Ho Ucciso Paranoia rappresenta un’ulteriore tappa di questo straordinario cammino.


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