Marlowe - The Usual Suspects

Da Sogniebisogni


Marlowe. Mi chiamo Philip Marlowe, investigatore privato. È quello che c’è scritto sulla porta a vetri dell’ufficio, affacciato su un corridoio talmente lercio che le ombre della sera non vanno via neppure col Viakal. Il telefono mi rimbombò nella testa mentre schiacciavo un pisolino. Ultimamente gli affari vanno male. Avete sentito dire che c’è la crisi? Beh, quella là.
«Pronto Marlowe? Sono Bersani, ci servirebbe il tuo aiuto…»
Bersani? Avevo paura che mi chiamassero ad Avetrana, odio la cucina pugliese. E poi col rischio di incontrare Vespa...
«Senti, Bersani, sono due anni che non rinnovo la tessera, ho chiuso con tutte queste menate politiche…»
In realtà volevo solo farmi pregare e non tardai ad ottenere l’effetto voluto.
«Cinquecento al giorno più le spese, Bersani» tagliai corto «E non fate vaccate con le ricevute, almeno voi del PD». «Non scherzare, Marlowe, lo sai che questa linea è intercettata dal ’24…»
Mentre le luci della città bruciavano nel buio come cicche di sigaretta, guidavo lungo Mulholland Drive alla volta del Loft del partitone. Il caso era tosto.
«Abbiamo perso cinque, sei punti…» sudava freddo Migliavacca, porgendomi gli scartafacci dei sondaggi. «Forse anche sette, otto…» ammise Bersani, sempre più sudato. Non toccai le scartoffie neppure con un dito.
«Avete perso anche un mucchio di capelli, ma a quello non c’è rimedio… Avete controllato i soliti sospetti?» Si guardarono in faccia. «Alla Segreteria Nazionale dormivano tutti, come sempre…non possono essere stati loro…» Incoraggiante. E Rosy Bindi? Era a messa con Letta. Gianni o Enrico? Ok, ok scherzavo…Sicuri che anche Enrico non si è mai mosso durante la messa? La celebrava lui, ok. Certo che una volta era più facile fare questo mestiere, eh?
Uscii dalla sede del partitone ben deciso ad andare a fondo alla faccenda. Le elezioni potevano arrivare da un momento all’altro e quei fottuti punti dovevano saltare fuori. Lo so, lo so, avevo giurato di starne fuori, ma alla fine sono un dannato romantico.
Fermai la Studebaker di fronte a una lussuosa villa. Avevo l’impressione che fosse circondata da un sentore di incenso. Mi venne quasi la nausea mentre bussavo alla porta, ma la ricacciai indietro pensando alle cosce di Lorna, la mia segretaria. La porta si aprì e un energumeno mi fissò poco amichevole. «Vorrei parlare con Rutelli, sono un investigatore privato…».
(CONTINUA -)


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